IL DECRETO CANAGLIA E I COMICI

Il paese precipita verticalmente e noi siamo  in mano ai comici. Lo scontro indiretto tra Sgarbi e Di Maio è marginale ma strepitoso. Il v.presidente del consiglio, non sapendo più che pesci prendere dopo aver approvato un decreto canaglia, corre in tv per sostenere la tesi curiosa che il testo sia stato manomesso. Staremo a vedere. Ma il v.presidente del consiglio la fa grossa e, forse preso da panico, annuncia che andrà a fare denuncia in Procura. Che cosa c’entri la magistratura in una questione tutta politica nessuno lo sa. Così il bambino-Di Maio mentre litiga con papà-Salvini grida: «Mi rivolgo al macellaio». Ride tutto il paese.

Ma c’è da piangere: passino i congiuntivi creativi, ma che un politico di tale rango non conosca la distinzione che risale al 1200 tra gubernaculum e iurisdictio è inverosimile. Per non parlare che il principio del più celebre Montesquieu dal 1748 a oggi ha avuto tutto il tempo per entrare nella  capoccia anche dei più testoni.  

Facciamo una proposta: il paese in queste ore ha dato il meglio di sé raccogliendo una colletta per pagare a Lodi i tre euro che mancavano a quei furbetti di bambini migranti, che, pur avendo ville, latifondi, piscine al loro paese, approfittavano della assistenza pubblica. Continuiamo in questa beneficenza e facciamo un’altra colletta per assumere uno studente al primo anno di università che non molli neppure un secondo il v. Presidente del consiglio e gli eviti le scemenze infantili che dice.  

A questo punto interviene Sgarbi che alla Camera grida cose ovvie su Di Maio, ma fa uno scivolone finale inaspettato per un comico consumato come lui: «(Di Maio) si trovi un vero lavoro che non ha mai avuto». Tema troppo scottante per Sgarbi che un lavoro ce l’aveva, ma che nel 1996, con sentenza della Pretura di Venezia, è stato condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi e assenteismo nel periodo 1989-1990, mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali.

Abbiamo sia il toro cornuto sia l’asino. Risate in platea.

Un commento su “IL DECRETO CANAGLIA E I COMICI”

  1. In effetti da chi bacia la teca col sangue di s.gennaro non c’è molto da attendersi.Per Sgarbi una infelice conferma.
    Grazie Enzo

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