Archivi tag: fascismo

NOSTALGIA CANAGLIA

Dai giornali: “Treno Roma-Lecce fermo per 3 ore, malori a bordo: «Non si respirava più». Intervengono le ambulanze”. “Treno guasto in stazione: odissea sull’Alta Velocità, corse deviate e ritardi fino a 60 minuti”.

AH! Macché quello della Meloni!!! Non c’è più il fascismo d’una volta…

la lepre marzolina – mercoledì 28 giugno

Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni…

di annalisa savino, preside del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze

Cari studenti, in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. 

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. Continua la lettura di Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni…

Le due Italie: la civiltà di Segre e il senato (con tanto di pregiudicato ineleggibile) presieduto da un fascista dichiarato

Discorso del presidente provvisorio del Senato, Liliana Segre, pronunciato nell’Aula di Palazzo Madama in apertura della prima seduta della XIX legislatura: “Colleghe Senatrici, Colleghi Senatori, rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco.

Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il Presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita”. 

Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi. Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali.
Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore… una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.

Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva.
In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.

Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!

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DUE TITOLI

‘Macron ha fatto una campagna piena d’errori. A sinistra più lo vedono, meno vanno a votarlo. Le Pen ha costruito una credibilità empatica’.

Cosi si conclude la campagna elettorale del “Fattoquotidiano” a favore dell’estrema destra fascista francese. (Meno male che Furio Colombo ancora resiste contro il rossobrunismo).

È partita la marcia della pace: 10mila in corteo. Padre Zanotelli. “Noi filo-Putin? Un’oscenità. Diciamo: fermatevi, non giochiamo con la vita”.

Sì, è una vera oscenità essere filo Putin e coprirlo con l’ipocrisia. Ma le parole poi sfuggono dalla bocca, come quel “fermatevi” rivolto ugualmente (sia sia = né né) a entrambi i protagonisti del conflitto. Come se gli ucraini continuerebbero a combattere (ma contro chi?) se i russi la finissero di invadere e di aggredire…

Il guerriero fascio-putiniano

Il “guerriero” Orsini ha comunicato ai telespettatori tutti: «Mio nonno durante il fascismo ha avuto un’infanzia felice». Beato lui: mio nonno invece aveva un terribile mal di denti, il nonno di un mio amico fu ucciso mentre stava “spezzando le reni” alla Grecia e un altro nonno si fece dieci anni di carcere e di confino. Ma nessuno di loro ha sofferto l’infelicità di avere un nipote cazzaro. E per di più rosso-nero. Appassionato di tutti i totalitarismi, e più cruenti sono meglio è, il guerriero fascio-putiniano coccolato dalla Tv pubblica e privata svolge un compito davvero esemplare: è il testimonial del livello di fatuità e di imbecillità dell’informazione televisiva e cartacea, nonché di come si sia ridotta la Luiss e più in generale l’accademia italiana. Non potrà non avere onori e successo.

la lepre marzolina – 21 aprile 2022

MELONI FINALMENTE STUDIA

(nella foto, Meloni con il suo candidato Michetti)

Domenica scorsa, la Presidente di Fratelli di Italia, dopo l’assalto di Forza Nuova alla sede della Cgil, ha fatto questa asserzione: «Non so quale fosse la matrice di questa manifestazione ieri, sarà fascista, non sarà fascista… non è questo il punto». In seguito Meloni ha trascorso il weekend a studiare:  ha raccolto i bignami di scuola media, ha tentato di rifletterci su, ha consultato gli intellettuali di estrema destra, si sarà incontrata con Veneziani,  Storace e il Comitato scientifico della Fondazione Tatarella, e finalmente è pervenuta al «punto». E così dopo tre giorni di affaticamento della mente è riuscita a dichiarare: «L’attacco a Roma era di Forza Nuova, quindi di matrice fascista». Come non apprezzare quel «quindi»? Vuol dire che tre giorni prima aveva dei dubbi che i rivoltosi fossero di Forza Nuova? 

Lo sforzo di apprendimento compiuto da Meloni deve essere stato molto intenso, tale da avere conseguenze gravi sulla sua mente. Infatti la Presidente, rispondendo alla Camera all’intervento (in verità assai indecente) della ministra Lamorgese, è inciampata in una gaffe terribile: ha accusato il governo di perseguire una “strategia delle tensione”. Rimprovero assai grave che riporta la memoria a un tempo di attentati e di morti. Adesso le toccherà passare il prossimo weekend a studiare che cosa fu la “strategia delle tensione”. E così scoprirà improvvisamente che quella maturò nell’ambiente di estrema destra, la quale –assieme a torbidi settori dello stato – fornì al terrorismo nero manovalanza, complicità, armi. Proprio il terrorismo allevato dal partito di quella Fiamma Tricolore che campeggia ancora nel simbolo dei suoi Fratelli di Italia. Scoprirà che Pino Rauti fu anche segretario del MSI. E tante altre cose. Aspettiamo la prossima settimana per una correzione della cantonata presa.  

PS.: E Meloni la smetta di dichiararsi “liberale”, altrimenti le toccano alcuni decenni di studi. E solo allora capirà finalmente la differenza tra Benedetto Croce e Ignazio La Russa

IL FASCISMO RIALZA LA TESTA

di patrizia viviani, Presidente di Alleanza Giellista

Alleanza Giellista condanna con fermezza l’attacco squadristico di cui è stata vittima la Confederazione Generale Italiana del Lavoro cui esprime la piena solidarietà. Da troppo tempo il fascismo organizzato ha rialzato la testa e la Repubblica nata dalla Resistenza e sancita dalla Costituzione deve rispondere con fermezza e senza esitazione. La salvaguardia della libertà repubblicana costituisce un motivo fondante della nostra democrazia resa più fragile dalla mancanza di partiti politici veramente tali, i quali della democrazia costituiscono gli strumenti imprescindibili. Occorre che tutti i democratici italiani di qualunque segno e tendenza essi siano si uniscano non solo per rispondere seriamente alle provocazioni organizzate dal nuovo fascismo maturando la convinzione di come occorre una profonda riflessione sui motivi della crisi italiana e sui processi necessari al rafforzamento degli organi dello Stato democratico. Tale impegno deve riguardare tutti basandosi sui valori dell’antifascismo sui quali è nata la nostra libertà e la nostra democrazia.

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PANCE E LINGUE

Uno dei più mediocri ministri di tutte le repubbliche italiane, tale Teresa Bellanova, ora viceministra alle Infrastrutture, ha chiesto le dimissioni di Tommaso Montanari da rettore dell’Università per Stranieri di Siena perché non sa «tenere la lingua a freno», o per maggiore precisione perché ha osato criticare la distopia della destra italiana, più o meno estremista e mafiosa, il famigerato “Ponte sullo stretto”. Evidentemente  la viceministra saudita o renziana (non sappiamo quale qualifica preferisca) non tollera appunti e non sa nulla del diritto di critica di un docente universitario o di un semplice cittadino, e dei doveri istituzionali di chi siede in un governo democratico. È lei che non sa «tenere la lingua a freno». Il presidente del consiglio dovrebbe acculturarla.

Nello stesso arco di tempo un suo collega di governo, il fascioleghista Durigon  non ha saputo «tenere la lingua a freno» e nemmeno “la pancia” e così se ne è uscito con una vera scurrilità politica. Sono i risultati dello sdoganamento iniziato da Berlusconi e della fascistizzazione della Lega di Salvini. Ma questa volta Durigon ha davvero esagerato. Ringraziando il cielo abbiamo avuto delle forti reazioni e sarà assolutamente necessario ottenere le dimissioni di un tale che a due eroi nazionali antepone un fascista supercorrotto e causa indiretta dell’assassinio di Matteotti, come Arnaldo Mussolini.

Draghi deve stare molto attento, ormai non gli resta molto tempo per ristabilire all’interno del suo governo un invalicabile fossato tra la lealtà democratica e costituzionale e tutto questo ciarpame di rigurgiti fascisti, anche nelle più stravaganti versioni rinascimental-saudite. Dopo i dilettantismi di Cartabia, l’ignoranza di Bellanova e la sfacciata arroganza di un fascistello è assolutamente necessario che il Governo  torni alla Costituzione. E dichiararlo chiaro e forte.

25 APRILE: FASCISMO E ANTIFASCISMO

di norberto bobbio ( Centro studi Piero Gobetti) 

 

Da qualche tempo si va diffondendo una tesi revisionistica, che era già affiorata subito dopo la liberazione ma allora non aveva fatto tanta strada, secondo cui è ora di finirla con la contrapposizione troppo netta tra fascismo e antifascismo e bisogna finalmente “andare al di là di fascismo e antifascismo”. Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.
 
Sia chiaro: non abbiamo alcuna indulgenza di fronte alla crisi attuale delle nostre istituzioni democratiche e per il modo con cui ci si è arrivati. Ma l’antitesi radicale tra dittatura e democrazia rimane. Guai a dimenticarlo, soprattutto di fronte ai giovani che non sanno e non sempre vengono aiutati a saperlo. Guai a dimenticare che il fascismo alleato con il nazismo aveva disonorato il nostro paese agli occhi delle nazioni più civili e che è toccato ai partigiani uniti nella Resistenza, agli antifascisti alleati in uno sforzo comune nel Comitato di liberazione, restituirgli l’onore e la libertà.
 
La scelta tra dittatura e democrazia, tra civiltà e barbarie, tra gli ideali di libertà, di giustizia e di pace contro i cupi comandamenti del “credere, obbedire, combattere”, non ci sembra oggi meno necessaria, meno giusta. Tanto necessaria e tanto giusta che non mi risulta ci siano stati fra noi dei dissociati o peggio dei pentiti. Ogni qual volta ci riuniamo per ricordare il nostro passato, nessuno mai ci avrà sentito dire: “abbiamo sbagliato”. Sbagliano, invece, pericolosamente, minacciosamente, e dobbiamo bene stare in guardia, coloro che vorrebbero mettere una bella pietra sul passato e rompere la continuità tra le battaglie di ieri che furono battaglie per la libertà, e la giustizia e la pace, e le battaglie di oggi che sono di nuovo battaglie per la libertà, la giustizia e la pace.
 
La Resistenza ha segnato la grande frattura tra l’Italia di ieri e l’Italia di oggi. È stata la fonte di legittimità della nuova Italia la cui espressione istituzionale è stata la costituzione democratica e repubblicana, quest’Italia di oggi che deve essere, e sarà, se resterà fedele a quegli ideali, anche l’Italia di domani. Dobbiamo ripeterlo ancora una volta?

PER IL GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE – SUPERIORITÀ NORDICA

Il post – poi rimosso – di Francesco Lasaponara, consigliere comunale leghista

 

FORLì – “Se anziani partigiani (più anziani sono e meglio è) e altri esponenti Anpi vogliono radunarsi per celebrare nonostante il virus perché fermarli? Anzi, andrebbero incoraggiati a farlo”, “ovviamente se poi dovessero ammalarsi dispiacerebbe molto a tutti ma è un rischio che va corso per qualcosa di più importante. E’ un rischio che dobbiamo assolutamente correre. Ne va del bene della nostra gente”. A scriverlo su Facebook (in un post che non risulta più visibile, ma che Repubblica ha potuto leggere) è Francesco Lasaponara, barese di nascita e forlivese di adozione, consigliere comunale leghista a Forlì.

Lo scrive a ridosso delle celebrazioni del 25 aprile, condendo il suo testo con hashtag ingiuriosi nei confronti dei partigiani: “#liberacidalmale #tradimentoelibertà” e altri irriferibili. Gli anziani partigiani  andrebbero incoraggiati a scendere in strada, dice, “magari in qualche città con un sindaco dal cuore partigiANO” (le maiuscole offensive sono opera di Lasaponara, ndr) tipo ad esempio Milano. Ed è giusto che celebrino spalla a spalla con i propri compagni. Ovviamente poi se dovessero ammalarsi…” eccetera. E aggiunge: “Come cani che abbaiano vittoriosi sui cadaveri dei Leoni… ma i cani restano cani e i Leoni restano leoni”.

 
 

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