SE IO FOSSI SENATORE…

[nella foto: Jamal Khashoggi, editorialista del “Washington Post”, assassinato e fatto a pezzi (letteralmente) dal regime di bin Salmān, uno dei fiori più raffinati del “nuovo rinascimento” saudita]

Se io fossi Senatore, di un qualsiasi Gruppo politico, e tenessi alla dignità personale e dell’Istituzione in cui opero, e fossi assegnato alla Commissione Difesa, alla prima riunione presente Matteo Renzi, mi alzerei e me ne andrei. Motivazione: “io non discuto di questioni di difesa nazionale, che possono essere anche delicatissime, di fronte a uno che prende soldi da un paese totalitario”.

Ovviamente, la stesso ragionamento avrebbe dovuto essere fatto dopo il coinvolgimento di Salvini nella vicenda Savoini, in cui il leghista avrebbe concordato un affare sulla vendita di gasolio, poi non andato in porto, con venditori putiniani che avrebbe prodotto una plusvalenza di 60 milioni di euro destinata al finanziamento della “Lega per Salvini presidente”. Savoini è indagato per corruzione internazionale e Salvini siede nella Commissioni Esteri del Senato.  

+EUROPA, OVVERO IL  PARTITINO DEGLI IRRESPONSABILI

Il trasformismo dei Responsabili e il trasformismo del partitino degli Irresponsabili dominano la scena. L’oscar della faccia tosta è conquistato meritatamente dai radicali di +Europa, che supera ogni limite. Però siamo ben lontani dall’affermare che le dichiarazioni rilasciate alla fine della Consultazione al Quirinale dalla senatrice Emma Bonino costituiscano il massimo dell’improntitudine che si possa raggiungere. La stessa Emma sicuramente sarà in grado di superarsi.

La più trasformista della tradizione radicale ha dichiarato la sua ferma opposizione a Conte, e questa già si sapeva; ovviamente non ha offerto alcuna decente alternativa, e anche questo lo sospettavamo, ma poi ha esagerato davvero entrando sguaiatamente di diritto nell’opera buffa che si sta recitando oggi nella politica italiana. Cosa ha aggiunto Bonino?:  la sua opposizione a Conte si è accresciuta «a maggior ragione dopo il tentativo di dare vita a suo sostegno in modo piuttosto contraddittorio e disordinato di un gruppo parlamentare senza alcuna coerenza politica, che utilizza come mero schermo il richiamo all’europeismo». E il ritratto “sputato” di + Europa. Ma no, Bonino non parla di sé stessa, né del suo partitino: lei davvero non sopporta proprio l’incoerenza politica: «Ci sono responsabili la mattina che il pomeriggio poi cambiano idea» Oibò.

Ci sono invece irresponsabili che viaggiano da decenni su tutto l’arco costituzionale cogliendo fior da fiore. Per esempio, c’è chi come lei che, dopo molte legislature da deputata radicale, si fa eleggere più volte con Forza Italia  e addirittura entra nel gruppo parlamentare berlusconiano. Evidentemente si trova bene a sedere accanto a Matacena, Previti e Dell’Utri ecc. Come ricompensa per il suo sacrificio si fa nominare dal Presidente Berlusconi Commissaria europea dal 1995 al 1999. Quando l’èra berlusconiana accenna a declinare, Bonino, per attestare la sua «coerenza politica», si scopre di sinistra e con la “Rosa nel pugno” conquista ancora il seggio parlamentare con il socialista di Boselli, poi la sua lista a Roma appoggia Veltroni. Così comincia la sua carriera nel centro sinistra, fino diventare ministro nei governi Prodi, poi Letta…

Adesso, in questa situazione davvero tragica ed emergenziale, si affianca ai sovranisti e agli euroscettici filo Orbàn per votare contro il governo che ha la politica più efficace e apprezzata dall’Europa degli ultimi decenni. Poi sostiene la “formula Ursula: che vuol dire soltanto l’allargamento dell’attuale maggioranza, contro cui ha sempre votato, con il pregiudicato Berlusconi, il quale – peccato – si rifiuta di rompere con gli “Zero Europa”. Un tipo così, evidentemente, costituirebbe il “valore aggiunto”. Si torna ai vecchi amori.

Adesso, odiando i gruppi parlamentari «senza coerenza politica» è la bandiera di + Europa, fondata con Della Vedova, che con l’alleanza con Calenda ha aggiunto l’ottava bandierina al suo curriculum di trasformista professionista.

Mancandole soltanto l’esperienza diretta di Rifondazione comunista, Bonino cerca di rimediare a questa lacuna scrivendo, assieme a Bertinotti e altri radicali, sul “Riformista”, quotidiano berlusconian-exrifondarolo.

Ripeto sempre la domanda angosciosa di Paolo Sylos Labini: «Ma questa gente, quando si guarda allo specchio, non prova neppure un briciolo di vergogna?» Aggiungo io: «Quale sortilegio ha completamente cancellato dalla loro memoria il ricordo di Ernesto ed Ada Rossi, di Galante Garrone e delle migliaia di persone perbene che per decenni hanno lottato disinteressatamente per la civiltà liberale e per un’Europa federata?» Ma conosco la risposta: l’amore sfrenato per il potere.

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La destra coesa: gli sciamani italiani

L’Italia non ha proprio memoria. Noi ci permettiamo di riportare gli italiani a un minimo di decenza. I giornali di destra e di estrema destra in  Italia costituiscono nella quasi totalità un fattore tra i più determinanti del degrado informativo e culturale in cui siamo precipitati. Ognuno può avere ed esprimere tutte le idee che vuole, ma un minimo di contatto con i fatti, la realtà e alcuni limiti linguistici e della creanza deve pur sempre persistere.  Per non parlare di un minimo di coerenza. Altrimenti non è giornalismo. A rileggere come quei giornali celebrarono l’elezione di Trump quattro anni fa viene da ridere. Le prime pagine di quel giorno sono davvero esemplificative. Ci dispiace per Belpietro  e per il “Tempo” di Storace-Bechis che ce la mettono tutta, ma la palma del peggiore resta sempre a “Libero”, che quando è stato eletto Biden si è dimenticato di mettere la foto di Trump con il titolo molto fine che dedicò a Hillary Clinton: “Cornuta e mazziata”. Al maschile, ovviamente. Invece a Fausto Carioti sarebbe bastato un semplice copia-incolla per il suo articolo “Dio mio quanti fessi ancora devono capire che il vento è girato”. Sarebbe stato perfetto. E anche Filippo Facci, che su tre colonne fu categorico: “Ha vinto Berlusconi”.  Adesso avrebbe dovuto scrivere : “Berlusconi ha perduto”. Semplice. Ma Facci era evidentemente in vacanza.

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L’ITALIA TAGLIATA IN DUE

di enzo marzo

1. LA FAGLIA BEANTE. Non ci preoccupano i numeri, i voti, i transfughi, le parole pronunciate nel più miserabile dibattito parlamentare degli ultimi decenni. Non ci preoccupa il presente, perché si andrà avanti nella lotta alla pandemia, si proseguirà a vaccinare gli italiani, in qualche modo arriveranno ristori (anche per gli evasori e per il malaffare), il governo troverà la maniera per continuare la sua opera in un paese dove il berlusconismo ha distrutto alle radici ogni etica pubblica e privata. Dove non è stato solo sdoganato il neofascismo, ma è stato cancellato ogni pudore politico. L’altra sera abbiamo sentito un direttore di giornale adombrare la probabilità che il suo Padrone truffatore e corruttore possa essere eletto Presidente della Repubblica. Ci preoccupa anche solo che si possa concepire ed esprimere tale idea in Tv senza morire di vergogna. Ci preoccupa che in un’aula parlamentare si possa evocare la morte degli avversari politici. Ci preoccupa la fine dello scandalizzarsi e dell’indignazione. Ci preoccupa l’Italia tagliata in due.

Dal ‘48 ad oggi il paese non è stato mai così diviso. Ma non tra partiti di destra e di sinistra (da decenni anche troppo ansiosi di inciuciare), tra terrorismo nero e cittadini (il secondo Stato non ha rappresentato che una minoranza estrema con tendenze golpiste che ha intimorito lo Stato ma non lo ha fatto crollare), tra terrorismo rosso e cittadini (i proclami fanatici di pochissimi sono stati sempre incomprensibili ai più). Questi squarci sono stati gravissimi, ma hanno solo sfiorato il tessuto connettivo del paese. Per questo sono stati ricomposti.

Ci preoccupa invece, e molto, la faglia beante che sta spaccando la società italiana. È una frattura complessa, con molte motivazioni.

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LA STAGIONE DELLE SCELTE – APPELLO DEI REPUBBLICANI EUROPEI

[Pubblicheremo qui tutte gli appelli individuali e collettivi provenienti dalla sinistra laica e democratica consapevoli della drammaticità di questa fase politica e del pericolo che sta attraversando il paese]

di niccolò rinaldi

Non so con quanta trepidazione, o sorpresa, o noia, gli italiani seguano gli sviluppi della crisi. Ma so che io non avrei alcuna voglia di alzarmi domattina sapendo che a giugno torniamo a votare, o che all’ennesimo governo tecnico è dato il compito di salvare il paese. Leggo molte analisi condivisibili e da punti di vista anche opposti. Ma questa non è più la stagione delle analisi, dei distinguo, ma quella delle scelte, che si fanno sulla base del possibile. Per questo all’invito rivolto dal Partito Democratico agli “europeisti” e ai “liberali”, con Luciana Sbarbati e a nome dei repubblicani di centrosinistra, abbiano risposto con questa nostra dichiarazione.

APPELLO DEI REPUBBLICANI EUROPEI

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LELLO CIAMPOLILLO: IL PUNTO PIÙ BASSO

di elio truzzolillo

Il senatore Ciampolillo, con cui condivido con grande imbarazzo la parte finale del cognome, ha votato la fiducia al governo.

Come molti sapranno dai primi articoli usciti ieri sera è stato espulso in passato dal M5S per mancati versamenti (perché con chi volete che sia stato eletto uno così?), è vegano, fautore della legalizzazione della cannabis (e fin qui tutto legittimo) e negazionista di Xylella. Ora aspira per sua esplicita ammissione addirittura al ministero delle politiche agricole come contropartita al suo voto (quale posto migliore per un negazionista di Xylella? Credo che neanche il demonio avrebbe pensato a questa combinazione).

Non credo che succederà per carità, perché anche chi governa Fantasilandia si renderà conto che il nostro paese diventerebbe lo zimbello dell’intero sistema solare.

Quello che gli articoli scritti in tutta fretta ieri non hanno evidenziato è però molto peggio. Lello Ciampolillo è anche un complottista, un negazionista del CoViD e un novax. Insomma è uno di quei personaggi che in una società minimamente accettabile e meritocratica dovrebbero stare in un bar di periferia a parlare allegramente di oscuri disegni e bla bla bla vari. Invece a Fantasilandia è un parlamentare che è diventato di vitale importanza per il governo e che presumibilmente potrà anche rivendicare qualche ruolo di responsabilità.

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ATTENZIONE! ARRIVA IL PATRIOTA

[17-01-2021 h.19.30] [e.ma.] Finalmente un po’ di chiarezza in questa non-crisi lunare. Renzi, dopo aver detto tutto e il contrario di tutto e dopo aver accusato Conte  per il “vulnus alle regole del gioco” (ovviamente da lui e dalla sue ministre votato passo passo), oggi si dichiara “Patriota”. Con l’acqua alla gola e con un discredito planetario, non è che tenta un ultimo passo:  marciare verso la “Sciamana”?

immunità di gregge

[17/01/2021 14.50] [riccardo mastrorillo]

La regione liguria ha stanziato sette milioni di euro per le aziende in difficoltà a causa del COVID, allegato al decreto viene pubblicato un elenco di potenziali beneficiari, stilato, si dice, dalla Camera di Commercio, dentro all’elenco figurano aziende chiuse da anni, in liquidazione, fallite esercizi cui è stata revocata la licenza…. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/13/liguria-il-pasticcio-della-giunta-toti-sui-ristori-nellelenco-di-beneficiari-un-centinaio-di-attivita-fallite-doppie-o-chiuse-da-anni/6063136/ , abbiamo già raccontato di aziende che a fronte di un fatturato di 30.000 euro hanno provato a chiedere alle banche prestiti, garantiti dallo stato, per 100.000 euro, magari giustificandosi col dire che il fatturato vero, compreso il “nero” era molto più alto…. il problema è che in questo paese i “furbi” non si assumono mai le loro responsabilità, la giustizia non riesce a perseguirli, quando commettono illeciti. Ieri, ultimo giorno di apertura prima che la regione Lazio entrasse in “zona arancione”, i ristoranti sono stati presi d’assalto da un nugolo di avventori dell’ultimo giorno, come se le chiusure fossero scollegate dall’irresponsabilità dei cittadini nel non tenere conto della necessità di essere prudenti. Questa è l’immunità di gregge all’italiana, appunto l’immunità dall’assumersi responsabilità, e la colpa è addossata al Governo di turno, reo di limitare la libertà (o l’immunità?) degli irresponsabili, al netto, certo, delle incapacità strutturali di qualsiasi governo in carica, anch’esso, immune da qualsiasi responsabilità….

DIMESSE, SILENTI E SOTTOMESSE AL “CAPO”

di Nicoletta Agostino

Dimesse, sì. Nel senso di silenti, subalterne e sottomesse al capo. Zittite, con gli occhi bassi per quasi tutta la conferenza stampa a prendere appunti, per poi tacere. Renzi racconta del loro curriculum, di quello che hanno fatto in precedenza e durante il governo, di chi sono e di chi a breve non saranno più. Poi comunica le loro dimissioni. Lo fa lui al posto loro, spiegando bene cosa intendeva dire con quel “ritiro le mie ministre”.
La cosa che lascia sbigottiti è che una delle due donne dentro quel quadro fosse casualmente anche la ministra per le Pari Opportunità. Cioè quel ministero che tra le altre cose lavora per l’empowerment femminile, per l’autodeterminazione e l’accrescimento del valore individuale di persone e di donne, per l’autoefficacia. Possibile non abbia chiarito al suo capo che quello non era un reality e lui un conduttore televisivo lì per presentare due concorrenti e decretare la fine della loro partecipazione ai giochi? Possibile che non gli abbia spiegato che la comunicazione delle sue, delle loro dimissioni avrebbero dovuto farla loro, già che avevano una telecamera e un microfono accesi davanti alla bocca? Dovuto, sì. Perché non si sarebbe trattato di galanteria o concessione, da parte di Renzi, mettersi di lato, ma di rispetto per due rappresentanti delle istituzioni e in quel momento, ancora, del governo. E invece l’immagine plastica della conferenza stampa ha raccontato bene, stasera, qualora ce ne fosse ancora bisogno, chi c’era al centro della scena e per chi era stato allestito quel teatrino.

Dimesse, sì. Nel senso più degradante, per una donna. In politica e non solo.

[OLnews 13-1-2021]

I genitori di una vittima di un prete pedofilo non scordano e denunciano l’abuso – una lettera del cardinale scola

Speciale per Senza Bavaglio e per Critica Liberale

di emanuela provera

Qualche giorno prima di Natale del 2011 don Mauro Galli, responsabile della pastorale giovanile nelle quattro parrocchie di Rozzano, invita a dormire a casa sua il giovane Alessandro quindicenne, che da tempo si affidava alla sua cura spirituale e riponeva nel sacerdote la massima fiducia; durante la notte il minore – secondo l’accusa – viene abusato sessualmente.

Da quel momento scatta una situazione paradossale in cui la presunta vittima è considerata dal clero milanese una seccatura, mentre il giovane prete è trattato come fosse vittima di una situazione che sarà gestita con l’insabbiamento (mediante cioè l’allontanamento da Rozzano, prima a Legnano, poi a Milano e infine a Roma).

Il cambio di incarico e di parrocchia viene deciso proprio da Mons. Delpini allora Vicario Episcopale di zona quando monsignor Angelo Scola era vescovo di Milano. La decisione viene però avvallata e formalizzata da Mons. Enrico Redaelli allora Vicario Generale. Nessuno di loro decide di approfondire la vicenda e avviare l’indagine preliminare, come previsto dal diritto canonico.

Mons. Delpini nonostante fosse informato dal parroco don Carlo Mantegazza che i fatti accaduti quella notte fossero presumibilmente abusi sessuali, non cercherà mai Alessandro, il quale non riceverà mai una mail, una telefonata o un sostegno, ma si attiverà per prendere contatto con don Galli al quale durante una telefonata (intercettata) confiderà: “…il problema non è quello che hai combinato tu, ma quello che hanno combinato gli altri…dobbiamo stare molto attenti” e gli suggerisce di affidarsi alla consulenza dell’avvocato Mario Zanchetti. Il giovane Alessandro denuncia i fatti alla Procura della Repubblica ed entra in un calvario esistenziale che compromette la sua stabilità emotiva, gli studi e la vita (tenterà di suicidarsi più di una volta).

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RASSEGNA STAMPA ESTERA: “il suo nome è ormai quasi sinonimo di slealtà”

🇫🇷 Le Figaro: “Rifiuta di assumersi la responsabilità della crisi”.
🇺🇸 New York Times: “Aveva il potere di distruggere e non ha resistito”.
🇩🇪 Der Spiegel: “Mette a rischio la storica opportunità di riformare il Paese” […] “Disperato, il più impopolare lotta contro il premier più popolare” […] “Più il suo partito affonda, più lui lotta per avere attenzione” […] “Perché il fan di Machiavelli rompe la coalizione rischiando di andare all’opposizione e portare al potere il populista di destra Matteo Salvini?“.
🇬🇧 Financial Times: “nessuno capisce le motivazioni dell’ex premier, che Renzi abbia messo sottosopra Roma nel tentativo di rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale” […] “la crisi italiana “minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles”.
🇬🇧 The Guardian: “La manovra largamente impopolare di Renzi arriva nel momento peggiore possibile per l’Italia e lascia gli osservatori perplessi riguardo alle motivazioni”.
🇬🇧 Reuters: “Renzi completa la trasformazione da riformatore a distruttore e il suo nome è ormai quasi sinonimo di slealtà e spietate manovre politiche”.
🇪🇸 El Pais: “L’Italia deve ora trovare la formula per un probabile terzo governo di questa legislatura nel mezzo di una pandemia, proprio quando si decide il destino di quasi 230 miliardi di euro che arriveranno dall’Unione Europea per uscire dalla crisi e il Paese deve presiedere il G-20“. 

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