PANICO ALLA CASA BIANCA

Meloni in Senato recita il suo discorso scritto: «Non mi ricordo di aver detto che bisognava uscire dall’euro». Giornata memorabile. Forse la più abietta di tutta la sua carriera. Può un Presidente del consiglio andare al Senato della Repubblica e in diretta televisiva, consapevolmente, a freddo, ingannare i senatori e tutti i cittadini italiani con una menzogna sesquipedale su una questione di politica internazionale di massima rilevanza? E tentare di camuffarla con un penoso «non ricordo»?. Da vera statista della Garbatella.

Se non ricordava le posizioni ufficiali del suo partito e il suo stesso pensiero sbandierato per decenni in comizi, in discorsi congressuali, in documenti ufficiali, bastava rivolgersi un attimo prima a qualunque commesso del Senato che senz’altro le avrebbe rammentato la verità.

Ovviamente sulla Rete la reazione è stata immediata e la Giorgia è stata seppellita dai video e da tutte le sue citazioni del passato. Ce n’è una addirittura patetica, spazientita: «Sull’Euro abbiamo detto cento volte che siamo per uscire. Pietà»…. Non mancano le ingiurie: c’è chi la definisce «cazzara nera» solo perché per una volta ha voluto superare in sfacciataggine il suo vicepresidente, il «cazzaro verde», che alternava la maglietta amorosa per Putin con quella NO Euro. Insomma un disastro che potrebbe essere alleviato con delle scuse pubbliche. Ma queste non verranno mai. E la loro mancanza ci lascerà ancora più inquieti e dubbiosi per il futuro. Non è possibile, infatti, che Meloni non sia una sfacciata bugiarda ma davvero non memorizzi i fondamentali della politica italiana? Saremmo in presenza di una drammatica “demenza giovanile” davvero preoccupante per il paese. Figuratevi la scena in cui il Presidente del consiglio, alla Casa Bianca, sta a colloquio con Biden e all’improvviso non ricorda se l’Italia sta nella NATO o no…

la lepre marzolina – venerdì 24 novembre 2023

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e anche su www.ilfattoquotidiano.it – il problema non è il premierato quanto cosa c’è dietro: una democrazia senza democratici

Sommario
04. stati generali del liberalismo 2023
risorgimento liberale
05. marco cianca, una democrazia senza democratici
05. postilla di e.ma., rifare l’italia
la biscondola
07. paolo bagnoli, l’outing di grillo
heri dicebamus
08. giuseppe mazzini, amate, rispettate la donna
09. bêtise planetaria
09. bêtise
astrolabio
10. angelo perrone, indi, la bambina di tutti
res publica
12. antonio caputo, il pasticcio albanese
la vita buona
13. valerio pocar, al servizio del mercato!
15. comitato di direzione
15. hanno collaborato
in vetrina
18. francesca palazzi arduini, rivolte in scatola

Vogliono archiviare il parlamento

di antonio caputo

Il premierato elettivo implica necessariamente l’archiviazione della forma parlamentare di governo frutto della costituzione del 1948 [art.1 da correlare agli artt.70 e ss. della Costituzione, per cui il popolo, titolare della sovranità la esprime tramite i suoi rappresentanti in Parlamento eletti a suffragio universale e diretto, a cui compete esprimere un governo rappresentativo dopo una elezione fondata sul principio “ad ogni testa un voto”). Ergo, il premierato elettivo proposto peraltro dal premier in corso , modifica radicalmente un principio fondamentale della costituzione come tale immodificabile con lo strumento dell’art.138 Costituzione attendando alla stessa forma repubblicana della democrazia parlamentare, non assoggettabile a procedura di revisione, come previsto dall’art. 139 a costituzione vigente. In astratto potrebbe farlo solo una assemblea costituente eletta dal popolo sovrano

DONNE CATTIVE E PATRIARCATO

di giovanni perazzoli

La vicenda della ragazza uccisa dal suo ex fidanzato ha dato la stura alla solita sarabanda di generalizzazioni e strumentalizzazioni. Per l’intellettuale di destra è l’occasione per recuperare, ancora una volta, il ritornello sulla perdita dei Valori Veri nella società occidentale, decadente e tristemente individualista. Fino al grottesco: “c’è troppa cattiveria nelle donne, al giorno d’oggi”. L’intellettuale di sinistra è meno torvo; per lui è l’occasione per passare a un nuovo linguaggio roboante fatto, adesso, di patriarcato, violenza di genere, maschilità tossica (magari senza capire neanche di che cosa si parla), e cercare così di accreditarsi con un movimento che sembra che tiri. Naturalmente, il privato è politico e non si parli di disagio psicologico: servono la rivoluzione e la vera democrazia.

Bisognerà parlare un giorno della disinvoltura con la quale ci si appropria di un sistema di concetti e parole (e.g., il patriarcato) o di narrative (e.g., la crisi dei valori) che ci danno l’impressione di spiegare di colpo il mondo. Era ieri quando spiegavano tutto l’inconscio, la repressione del super-io, l’alienazione ecc. Il metodo di prendere un fatto di cronaca e inquadrarlo dentro una cornice già pronta non ha niente di scientifico. Da dove verrà? Certo non da Karl Popper. Mi fa pensare a quelle prediche di parrocchia che utilizzano un’ondata di emotività per inverare il catechismo. Il “discorso pubblico” è cinico, lo sapevamo. La generalizzazione, del resto, è la macchina della politica. Ci manca solo che si dibatta su “se i neri hanno la musica nel sangue”. Ma ci arriveremo.

In questo contesto di autoreferenzialità, ad ognuno interessa solo il discorso terra terra che ripete da decenni: la sua critica alla destra, la sua critica alla sinistra. A nessuno dei tanti che, senza alcuna competenza, pontifica sulle vere ragioni del femminicidio, interessa ovviamente un bel niente dei femminicidi. Peraltro, trovo anche insopportabile che si rivolgano alla ragazza assassinata chiamandola per nome, come fosse una persona di famiglia.

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revisione del Trattato di Lisbona

Rapporto AFCO sulla revisione del Trattato di Lisbona: analisi del voto a cura del Movimento europeo

Nel quadro di una sessione carica di discussioni e di decisioni che hanno suscitato forti divisioni fra le forze politiche, il Parlamento europeo ha adottato il 22 novembre il rapporto elaborato da 5 relatori della Commissione AFCO in un anno di elaborazione senza trasparenza e senza dibattito pubblico, ignorando anche la necessità di coinvolgere in questo lavoro società civile e cittadini che avevano partecipato alla Conferenza sul futuro dell’Europa.

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e anche su www.ilfattoquotidiano.it – alla timida giorgia faccio qualche domanda: sicura che il suo cerchio magico le sia utile?

Sommario
03. stati generali del liberalismo 2023
editoriale
05. angelo perrone, il vicolo cieco dell’antisemitismo
la biscondola
08. paolo bagnoli, senza progetti, senza politica
corsivo
09. enzo marzo, pronto, c’è giorgia?
verso il regime
10. riccardo mastrorillo, dalla magna charta alla meloni
11. antonio caputo, premier eletto direttamente e democrazia parlamentare: un ossimoro
la vita buona
14. valerio pocar, la nave affonda, i topi scappano
l’osservatore laico
16. francesca palazzi arduini, sinodo 2023: quattro quinti di spirito santo e… .
gli stati uniti d’europa
19. raffaello morelli, perché lo stop all’allargamento ue
lo spaccio delle idee
24. alessandro galante garrone, un affare di coscienza: la scuola pubblica – con postilla di enzo marzo
26. pietro polito, elogio dell’altra via
28. gianfranco viesti, contro la secessione dei ricchi
32. comitato di direzione
32. hanno collaborato
07. bêtise d’oro
08-13-18. bêtise

PRONTO, C’E’ GIORGIA?

In quest’anno Giorgia ha dimostrato davvero di essere una persona molto intelligente e furba. Nessuno può avere dubbi su queste sue qualità. È anche una urlatrice mica male, e come attrice, in politica, non è seconda a nessuno. Così giustamente va “fiera”, molto fiera, di tutto quello che fa e le accade attorno. Su questo non ci piove. Dopotutto ne sono sicuri anche Violante e Cassese, visto che non perdono occasione per gratificarla con fiori e lodi. Sallusti e Feltri stando dilapidando tutta la loro riserva di saliva.

Però rimangono alcune domande purtroppo senza risposta.

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