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Essere trasformista è un po’ morire

Così scrisse  un neo-politico neofascista di Fratelli d’Italia, Vittorio Feltri: “Agli extracomunitari ricordo un vecchio detto italiano: partire è un po’ morire”. Pur di fare scandalo e fare parlare di sé Vittorio Feltri arriverà  ad attraversare nudo piazza del Duomo. Senza vergognarsi un attimo, come sempre. Da vero catto-socialista craxiano, poi leghista, poi berlusconiano, poi sospeso dall’Ordine dei giornalisti per aver pubblicato il Falso del Secolo,  e infine meloniano… Pronto a ogni cambio di stagione. Che pena!!!
 
la lepre marzolina –  giovedì 2 marzo 2023

 

NORMALI, PECORONI MASOCHISTI, INFELTRITI

Questa volta, con un video, il sindaco Sala si è mostrato davvero irritato. Sui giornali compaiono foto che mostrano i Navigli di Milano affollati, alla faccia di ogni prescrizione, da imbecilli sfaccendati in vena di suicidarsi e di spargere comunque il Coronavirus in una regione cosi malgovernata da essere la più contagiata d’Italia. La Lombardia non si sta riprendendo, ha ancora una montagna di morti giornalieri e molti milanesi vanno a prendersi l’aperitivo senza mascherina, uno sull’altro.

Purtroppo i lombardi si dividono in tre gruppi.

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“QUANDO SI E’ DI UNA RAZZA SUPERIORE, CHE MALE C’E’ A DIRLO?”

«Io non credo ai complessi di inferiorità, io credo che i meridionali in molti casi siano inferiori».

Vittorio Feltri,

Rete 4, Fuori dal coro-21-4-2020

[nella foto, 1. Esemplare dirigente di una razza superiore; 2. Figlio del fondatore della Lega Ladrona, già tipico rappresentante dei lombardi nel Consiglio regionale ; 3. Unico cittadino italiano che non sa mettersi neppure la mascherina].

[e.ma.] Vittorio Feltri, direttore di “Libero – il picco di stupidità”, dichiara di non credere ai complessi di inferiorità. Non stentiamo a crederlo, godendo egli di un complesso di superiorità più che motivato, dato che ha raggiunto  un ragguardevole record, quello di dirigere il quotidiano più indecente che esca in Europa… Feltri forse ha il sospetto che i settentrionali siano uguali a tutti gli italiani, ma è fuorviato dall’ambiente che frequenta e sponsorizza. Da consumato antropologo razzista non può rimanere insensibile alla superiorità dell’homo sapiens leghista, tipico del settentrione d’Italia.

PROVE TECNICHE DI TURPITUDINE

Più veloce del Coronavirus si sparge lo sciacallaggio: fraudolenti venditori a domicilio di tamponi, commercianti che moltiplicano i prezzi, pseudo operatori sanitari che s’inventano truffe d’ogni genere, fasulli giornalisti, come quelli di “Libero”, che sono passati immediatamente dalla consueta scurrilità allo spargimento di panico.  Alcuni loro titoli gridati: il governo agevola la diffusione – PROVE TECNICHE DI STRAGE  –  ACCOGLIAMO TUTTI ANCHE IL VIRUS – l’infezione si propaga in tutto il paese – LA VIE DEL VIRUS SONO INFINITE.

Anche le vie del turpe sciacallaggio politico lo sono.

la lepre marzolina – martedì 25 febbraio 2020

IL PIRLA

Giornate pessime ed esaltanti per Vittorio Feltri. Deve pagare 25 mila euro per aver perduto una causa per diffamazione (ne siamo molto lieti), ma subito dopo ha un’intuizione geniale. Mi immagino quale brivido di gioia lo abbia percorso.

Prima l’antefatto. Da anni Feltri è in competizione con Sgarbi per chi è il più scurrile del nostro paese. E spesso si strappano la maglia rosa l’un l’altro. Una gara, la loro, che non si concluderà mai. Pur di stare sul palcoscenico sono disposti a dire qualunque cosa. E certi giornalisti illustri, non migliori di loro, per aumentare di qualche zero virgola l’audience delle proprie trasmissioni, li invitano a patto che prima o poi alzino la voce e si producano in qualche turpe sceneggiata. Purtroppo per loro recitano malissimo entrambi e chi assiste si rende facilmente conto di come sia tutto finto e organizzato a tavolino. Sgarbi, pensate, perfino riesce ad aggredire verbalmente una pornostar mille volte più civile di lui. Feltri inventa titoli a 9 colonne di una volgarità da collezione, ma non riesce a frenare l’inarrestabile declino del suo giornale-trash. I due sono in gara anche per chi è il più trasformista. O per chi è il più devoto al padrone di turno. L’uno è per l’altro sicuramente un incubo notturno.

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FELTRI, UN POVERACCIO

Non scherziamo affatto, davvero. L’ultima sortita di Vittorio Feltri contro gli ebrei e contro Berlusconi non ci ha indignati. Vedere Feltri costretto a imitare Crozza che imita Feltri ci ha fatto molta compassione. Dà vera tristezza vedere il direttore di “Libero” costretto ogni volta a superare il turpiloquio del Feltri del giorno prima pur di strappare un’intervista in qualche trasmissione di pessima qualità se, per alzare l’audience di qualche decimale, è a sua volta costretta a invitare o Feltri o Sgarbi, i clown dell’informazione italiana. E Feltri è persino più patetico di Sgarbi. Deve sentire un gran vuoto dentro di sé se ogni volta lo deve riempire ripetendo insulti ripescati in qualche osteria della Padania dove gli ubriachi coniugano razzismo e antisemitismo. Pensa di scandalizzare, ma rivela solo d’essere ormai ridotto a un rottame penoso. Quindi basta ridere di lui.

Però, a noi antiberlusconiani di ferro, ha dato fastidio quando ha vomitato: «Berlusconi  dice che gli italiani sono fuori di testa perché non lo votano. Qualcuno invece dice che gli italiani erano rincoglioniti quando votavano Berlusconi. È tutto da discutere. Sto dicendo che erano più rincoglioniti quando votavano lui. Berlusconi alla fine con tutti gli anni di governo non ha fatto un cazzo, poveraccio». Feltri è stato sempre un servo, per decenni ha servito Berlusconi, ne ha diretto il giornale, ha strisciato ai suoi piedi, gli ha pulito le scarpe con la lingua, lo ha coperto in tutti i suoi misfatti. Ovviamente mungendolo copiosamente. Adesso che ha trovato un nuovo padrone più cialtrone, e il vecchio ha un ginocchio a terra, gli sputa addosso con un cinismo veramente schifoso. Poveraccio.

la lepre marzolina – 16 febbraio  2019

LIBERO SUDICIUME

Oggi il quotidiano italiano “Libero (si fa per dire)” è uscito con un titolo di prima pagina in perfetta coerenza con la sua consolidata tradizione di scurrilità, ora rinvigorita dall’alleanza politica con la Lega Razzista:

C’È POCO DA STARE ALLEGRI

CALANO FATTURATO E PIL

MA AUMENTANO I GAY

Per giustificare la sua spazzatura, Feltri è solito giustificarsi : «Ma è fattuale, noi non insultiamo nessuno, noi registriamo la realtà». Ma alle elementari insegnano che è un errore sommare mele e pere. Sarebbe stato ben più appropriato e “fattuale” questo titolo:

C’È POCO DA STARE ALLEGRI

CALANO FATTURATO E PIL

MA AUMENTANO I GIORNALISTI SERVI

Oppure, ancor meglio, questo:

C’È POCO DA STARE ALLEGRI

NOI DI LIBERO SIAMO  COSI’ SCHIAPPE CHE IN 5 ANNI

SIAMO RIUSCITI A FAR CROLLARE LA DIFFUSIONE

DA 74.225 A 29.781 COPIE

la lepre marzolina – 23 gennaio 2109

NO, NON “E’ GIORNALISMO”: DIO MIO COME SIAMO CADUTI IN BASSO…

Riportiamo dal Fatto.it questa straordinaria notizia:

«È il giornalista Mattia Feltri il vincitore della 22esima edizione del premio ” È Giornalismo”, fondato da Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e dall’imprenditore Giancarlo Aneri. Lo ha deciso la giuria, ora composta dallo stesso Aneri, come presidente, e da Giulio Anselmi, Mario Calabresi, Massimo Gramellini, Paolo Mieli, Gianni Riotta e Gian Antonio Stella. Mattia Feltri, bergamasco, 49 anni, è figlio d’arte: suo padre Vittorio è una delle firme più conosciute del giornalismo italiano. E a questo ha fatto riferimento Giancarlo Aneri nell’esprimere la sua soddisfazione per la scelta della Giuria “perché con questo meritatissimo premio a Mattia, in fondo si dà anche un riconoscimento alla storia giornalistica familiare”. Feltri ha iniziato la sua carriera giovanissimo al Giornale di Bergamo, per poi passare al Foglio e quindi, dopo una breve parentesi a Libero, fondato dal padre, nel 2005 alla Stampa, di cui oggi è capo della redazione romana».

Avete letto bene? Adesso decifriamo la notizia:

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CERVELLO CON PATATE

Pensavamo di non doverlo più fare. Ormai da decenni polemizziamo con quei “professori della cattedra” liberali che quando venne il furbastro Padrone offrirono i loro servigi e le loro penne alla “rivoluzione liberale” di Berlusconi, Previti, Dell’Utri. Tra i politici Pannella e Giorgio La Malfa svendettero all’ingrosso i loro partiti, la sinistra e la tradizione liberaldemocratica per una minestra (scarsa) di lenticchie. E’ stata la tragedia italiana. Noi li definimmo “liberaloidi”.

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UNA GIORNATA PARTICOLARE, OVVERO L’IPOCRISIA ITALIANA SULLA LIBERTÀ DI STAMPA

di enzo marzo

«Una giornata contro i poteri che non amano l’informazione»: come si può non aderire a una iniziativa contro “il potere”, anzi, i poteri che stringono in una morsa la libertà d’informazione?. «Eppure, eppure», direbbe il poeta giapponese Issa.

La manifestazione organizzata da quella che chiamiamo dall’inizio della direzione Calabresi “la repubblica 2.0” è fuorviante, forse ingannevole, sicuramente  controproducente per l’informazione nel nostro paese, perché non affronta davvero il problema. Ci fa tornare in mente quegli impostori che un paio di migliaia di anni fa sporcavano il loro mantello col sangue dei martiri per acquisire meriti non propri.

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“LIBERO” SOLO DI CENSURARE

di Fatto quotidiano – 20 luglio 2018

[Postilla. e.m. : Ripubblichiamo qui un articolo su come la stampa italiana ha riportato la notizia delle  motivazioni della sentenza del processo in Corte di assise di Palermo sulle commistioni tra parte delle istituzioni e la mafia. Ne esce coinvolto Berlusconi e condannato ulteriormente il già noto colluso con la criminalità organizzata siciliana Dell’Utri. Cose risapute, e certamente non sarà neppure questa sentenza ad aprire gli occhi dei milioni di italiani che, ciechi come talpe, per due decenni hanno votato il partito fondato da Berlusconi, Previti, Dell’Utri. Ovvero, caso unico nella storia delle democrazie occidentali, da tre pregiudicati per reati gravissimi. Troppi italiani saranno anche ciechi, ma il loro offuscamento è stato anche indotto dalla stampa nazionale, da sempre conformista e cortigiano verso il potere. Ancora una volta assistiamo al cerchiobottismo inventato dal Corriere e la prudente sordina messa da quasi tutti gli organi d’informazione. Unica eccezione è “Libero” che, la notizia delle 5252 pagine delle motivazioni, non la mette proprio, neppure per criticarle, anche pesantemente. No, Feltri questa volta si risparmia persino le sue solite scurrilità e ostenta  il silenzio. Quel silenzio che si addice ai servi obbedienti e ben prezzolati].

Trattativa, su molti giornali il ruolo di Berlusconi scompare dai titoli

Quello del Patto Stato-mafia con i quotidiano italiani, insomma, si conferma un rapporto difficile. Per carità: si tratta pure sempre di un provvedimento di primo grado, su una vicenda complicata e contestatissima. Le motivazioni della corte d’Assise non sono vangelo: sono criticabili, contestabili e confutabili. Ma per criticare una notizia bisogna darla.

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