Giorgio Meloni

di enzo marzo

Non è un trasformista di giornata, Corrado Ocone. E’ da un po’ di tempo che dal liberalismo crociano ha traslocato nel comitato scientifico di una fondazione missina e, saltando a pie’ pari perfino Gentile, è approdato al melonismo più ridicolo e servile. Certo, arriveranno a frotte altri voltagabbana, più freschi ma non più disinvolti di questo Paolo Orano in sedicesimo.

Ocone oggi ci ha fatto prendere un colpo, dandoci una orrenda notizia: «Così Meloni ha distrutto l’egemonia culturale della sinistra». Oddio, ma quando è successo? Dove sono finite le rovine?: tutto il pensiero liberale, democratico e socialista «distrutto» in un giorno, con pochi «fendenti», e «argomenti inoppugnabili» assicura l’Ocone. «In un attimo» «i piedi d’argilla su cui quel colosso si reggeva si sgretolano».

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NAZIONE E PAESE

Non entriamo nella diatriba consunta sulla parola “nazione” lungo più di tre secoli. Che ha una sua storia e, avendo partorito un figlio feroce e genocida come Nazionalismo (causa nel Novecento di qualche centinaia di milioni di morti), ha una pessima reputazione. Persino i “sovranisti”, da nazionalisti furbi, la scansano per non infettarsi. Ma chi ci potrà togliere il sottile piacere di osservare e sottolineare ogni giorno il conformismo opportunistico, adulatorio e servile di politici e giornalisti che giorno dopo giorno, prima timidamente e poi con sempre più sfacciataggine, porterà nel dibattito pubblico l’uso meloniano e neofascista di “Nazione”… Povero paese… Aspettiamo.

enzo marzo – domenica 23 ottobre 2022

berlusconi, il “liberale” putiniano. Una lettera aperta di Valerio Zanone. Con una postilla di e.ma.

[e.ma.] LA GRANDE TRUFFA. Uno dei non minori mali che affliggono la politica italiana è nella più che trentennale truffa che l’ignoranza e la malafede hanno perpetrato nel linguaggio politico e nella battaglia delle idee. Così “scientificamente” si è voluto regalare la bandiera liberale a un demagogo millantatore che fino ad allora aveva  fatto affari  di bassa lega con il partito socialista.  L’etichetta di “liberale” a Berlusconi è servita e serve ancora a dare uno straccio di dignità politica a chi ne è totalmente sprovvisto. I complici sono molti: si va da Bertinotti alla stampa padronale, persino al Pd sempre incline all’inciucio e al compromesso di potere. Il tutto si inserisce in un equivoco costruito ad arte, che fa confondere e identifica il liberalismo col liberismo, e neppure con quello classico della scuola italiana, ma con  la versione “selvaggia” di quello austriaco e americano. Fino ad arrivare a sfondare ogni diga persino del buon senso e del ridicolo: cosi si scambia il missino Tatarella con Croce, Dell’Utri  con Einaudi; diventa liberale, anzi liberale doc, un putiniano-razzista-clericale come Fontana. Come ci  si possa, la mattina, guardarsi allo specchio senza ridere o vergognarsi, non si sa proprio. Ci si strofina su Meloni come  nel 1922 i fascioliberali su Mussolini.

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Sommario
appuntamenti
3. “ricordando il pensiero di guido calogero”
la marcia sul parlamento
4. filippo senatore, 100 anni fa: comincia il ventennio di un dittatore criminale
6. e. ma., la bilancia indecente di sgarbi
7. paolo bagnoli, nero pesto sulla repubblica
8. riccardo mastrorillo, i presidenti della discordia
10. paolo sylos labini, cari ds, manca ancora il rospo
11. massimo d’alema, berlusconi e la bicamerale
13. paolo sylos labini, noi, berlusconi, l’opposizione
cosmopolis
15. michele marchesiello, la danza propiziatoria dei cosiddetti pacifisti
la vita buona
17. valerio pocar, “dio, patria e famiglia” a gran vox
astrolabio
19. angelo perrone, una scuola per gerardo
21. comitato di direzione
21. hanno collaborato
in vetrina
23. fascismo, a cura di gianfranco pasquino
5. bêtise d’oro
5-14-16-20. bêtise
 

Le due Italie: la civiltà di Segre e il senato (con tanto di pregiudicato ineleggibile) presieduto da un fascista dichiarato

Discorso del presidente provvisorio del Senato, Liliana Segre, pronunciato nell’Aula di Palazzo Madama in apertura della prima seduta della XIX legislatura: “Colleghe Senatrici, Colleghi Senatori, rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco.

Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il Presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita”. 

Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi. Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali.
Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore… una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.

Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva.
In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.

Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!

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Non c’è vera pace senza verità. Non c’è verità senza libertà.

Come cittadini e associazioni chiediamo di mobilitarci su questa piattaforma:

  • Cessate il fuoco e ritiro immediato delle truppe russe dal territorio ucraino
  • Fermiamo escalation nucleare e riprendiamo il percorso del disarmo dalle armi atomiche
  • Riconoscere la piena indipendenza ed autonomia dello Stato Ucraino dalla Federazione Russa nei confini riconosciuti dalla comunità internazionale prima del 2014;
  • Riconoscere la libertà di parola e di obiezione di coscienza ai giovani russi.
  • Sostenere ed accogliere i cittadini russi che protestano contro l’aggressione e sfuggono alla coscrizione
  • Agevolare l’insediamento di una Commissione internazionale di Verità e Riconciliazione sull’accertamento dei fatti avvenuti nel Donbass, in Crimea, in Ossezia del Sud, in Transnistria ed in Abkazia
  • Cooperare al disarmo delle zone interessate dal conflitto odierno ed agevolare l’intervento dei Corpi Civili di Pace
  • Cooperare per il funzionamento di negoziati che garantiscano una pace giusta e duratura

Perché l’Europa, insieme ad altri, sia in prima linea nel costruire un nuovo quadro di pace e sicurezza per tutte e tutti, basato sul miglioramento delle democrazie, rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni paese

Non possiamo fermare la guerra con le nostre mani, ma insieme possiamo chiedere di far avanzare la pace!

Siamo tutti Ucraini, Siamo tutti Europei

Costruire mobilitazioni in ogni città – a partire giovedi 13 ottobre a Roma, davanti all’ambasciata russa a Castro Pretorio.

 Primi firmatari:

Marco Bentivogli, Marianella Sclavi, Angelo Moretti, Riccardo Bonacina, Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Costantino De Blasi, , Leonardo Becchetti, Luca Diotallevi, Angelo Rughetti, Michele Boldrin, Mauro Magatti, Luca Jahier, Ernesto Preziosi, Flavio Felice, Roberto Rossini, Emanuela Girardi, Victor Magiar, Stefano Arduini, Mario Giro, Matteo Hallissey, Francesco Intraguglielmo, Piercamillo Falasca

Associazioni aderenti: Mean, Base Italia, LiberiOltre, Comitato Giovani per l’Ucraina, Rete dei Piccoli Comuni Welcome, Sale della terra, RLS, Casa del Giovane

“In quanto donne”: il Pd e le femminucce

Le dirigenti del Pd, piene di invidia, osservano Giorgia Meloni salire sul più alto podio senza che abbia mai pronunciato una sola parola a favore delle donne (anzi rispecchia una visione avversa ai loro diritti). E piagnucolano. Si sentono trattate malissimo dal loro partito e pretendono posti di potere “in quanto donne”. Nel Pd purtroppo non circola un granché di cultura moderna, di nessun tipo. Ma è intollerabile assistere da anni a questo piagnisteo che non tiene in alcun conto di cose vecchie e assodate fin dalla rivoluzione francese, quando si è dato inizio a un concetto di Égalité che si fonda sull’Uguaglianza senza distinzione di ceto, di genere, di colore dei capelli, di statura ecc. L’Egalité è parità di diritti e di opportunità. Ma le burocrate del Pd, e purtroppo anche molte pseudo femministe fuori dal Pd, si dedicano solo a battaglie “corporative”, hanno ottenuto le “quote rosa” di potere “in quanto donne”, dimenticando che non conta assolutamente il posto ricoperto, e che anzi un ruolo non conquistato col merito o con l’abilità, bensì assegnato “in quanto donna”, è già di per sé subalterno, paga una diminutio fin dalla nascita. In politica conta davvero solo la “forza politica”, e quella o ce l’hai o non ce l’hai. Quanti politici omosessuali hanno successo in politica? Ma certamente non per le loro opzioni di genere. La battaglia “in quanto donna” per l’elezione del Presidente della repubblica è stata avvilente e preistorica: meglio la Casellati o il Mattarella? Alle burocrate l’ardua sentenza.

Meloni andrà a Palazzo Chigi, Serracchiani potrà cambiare (come ha fatto) quante correnti vuole ma rimarrà sempre Serracchiani, con l’unico merito d’essere una “donna”. Quando le piddine si sentiranno di essere davvero “uguali”, abbandoneranno la ricerca del “protezionismo” e raggiungeranno le posizioni che meritano. Come d’altronde in altri paesi, dove le donne che militano in politica affrontano il conflitto politico e raggiungono posizioni di assoluto rilevo non “in quanto donne”, ma in quanto persone.

Sembra che il Pd, per assoluta mancanza di cultura liberale, per rimediare allo scarso potere delle “sue” donne, voglia rimediare nominandone due qualunque a Capogruppo in Parlamento: “In quanto donne”. La forma “politicamente corretta” sarà salva, intanto poi le decisioni le prenderanno altri.

8 ottobre 1922: nasce il pli fascioliberale

di enzo marzo

«Questa opprimente schiavitù che incombe, insieme dall’alto e dal basso, risuscita e ancora di più risusciterà nell’avvenire, tutta la forza dell’opposizione liberale. Il liberalismo, è stato giustamente detto, se rinascerà come partito, non potrà essere che un partito di opposizione. Ma anche fuori di questa ipotetica contingenza politica, c’è materia di lavoro per gl’individui, anche isolati, che hanno della libertà una coscienza viva. Si tratta di educarsi e di educare con una critica vigile e attiva, di riprendere, sotto quella luce, contatto cogli avvenimenti, di mostrare tutto il valore rivoluzionario di questa magica parola “libertà”, quando non è soltanto una parola, ma vita, articolazione di pensiero, novità di spirito nel considerare gli avvenimenti umani. Sento che il mio appello sarà raccolto; da pochi ma dai migliori. Non si tratta di formulare e pietrificare programmi; si tratta di vivere e far vivere lo spirito liberale, non con astratte proclamazioni, ma stretto, aderente alle cose, le più comuni, dell’esperienza più banale. Si tratta di spiegare che vi sono problemi, laddove non si vedrebbero che soluzioni belle e fatte, da accettare passivamente. Si tratta di purificare un poco questa volgare politica, salendo un po’ al di sopra del comune patriottismo, istituzionalismo, ministerialismo e i loro contrari; dimenticando anche i partiti, magari per tornarci con una più approfondita coscienza. Si tratta in una parola di farci un’educazione politica libera e spregiudicata».

Vorrei davvero averle scritte io queste frasi, sarebbero un vero bel programma per affrontare oggi da “forti” la crisi epocale della sinistra e l’avvento dell’estrema destra di ascendenza fascista o, per essere più attuali e precisi, trumpiana, orbaniana e putiniana. Ovvero di quel côté che è direttamente totalitario o fa riferimento a quella democrazia illiberale che si dimostra il peggior nemico delle politiche liberali.

Ma non sono parole mie, sono di Guido de Ruggiero,

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e anche su  www.ilfattoquotidiano.it – Ecco un bel programma politico che avrei voluto scrivere (e invece risale a 100 anni fa)

Sommario
allarmi son fascisti!
3. riccardo mastrorillo, stiamo attenti ai veri numeri
5. paolo bagnoli, comincia la vera seconda repubblica
8. michele marchesiello, collegi uninominali salamandre
9. angelo perrone, che fare in questa nuova stagione populista?
12. valerio pocar, per favore, non mantenete le promesse
13. raffaello morelli, occorre vigilare
notizie dallo sprofondo
15. niccolò rinaldi, un decalogo per cambiare il partito
17. attilio tempestini, i sette peccati del pd
19. alessandro pilotti, caro enrico o meglio caro segretario
in fondo
20. enzo marzo, il liberalismo e i fascioliberali
21. comitato di direzione
21. hanno collaborato
7. bêtise d’oro
7-11-14-16-18. bêtise