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C’è poco da festeggiare – ORMAI È VIETATO VIVERE (“LIBERO”)

C’è poco da festeggiare
ORMAI È VIETATO VIVERE
Con la scusa di preservare la salute, il governo ci seppellisce in casa e ci tratta da malati. Regole insensate e aggirabili, figlie di una visione comunista dello Stato, ci rovinano l’esistenza senza produrre reali benefici
“Libero”, 21 dicembre 2020 pag 1 su art. di Renato Farina (più propriamente Betulla) segue ➔ a pagina 3

DOPO 23.208 MORTI DA COVID IN LOMBARDIA. I CONSIGLI DEL PRESIDENTE REGIONALE E DI UN GIORNALE CIALTRONE

 

«HA RAGIONE IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA – IMPORTANTE È DISOBBEDIRE»

Così “Libero” di oggi 9 dicembre. Titolo a tutta pagina in “prima”. Articolo firmato “Filippo Facci”. Così il giornale più negazionista e salviniano d’Italia continua la sua campagna scellerata, circondato da montagne di morti. Che Attilio Fontana sostenga questa tesi è quasi ovvio. Disobbedire alle leggi per lui è cosa abitudinaria. (Vedi le vicende giudiziarie di Attilio Fontana riportate qui sotto da Wikipedia), per lui è normale tenersi milioni in Svizzera, dando così un bell’esempio sia ai Lombardi sia agli evasori di tutto il nostro Bel Paese. Ugualmente, per questa ineffabile caricatura di politico è normale che la Regione che presiede dia appalti a sua moglie e a suo cognato. Ovviamente la colpa è dei Lombardi che lo hanno votato e dei partiti che lo sostengono ancora nonostante la sua palese indegnità. Non è bastata loro la lezione di aver eletto precedentemente persino uno come Formigoni. Ma ora si esagera. Il caro Attilio non può continuare a fare danni in un momento di acuta crisi come l’attuale.

Fontana, da tempo, avrebbe dovuto dimettersi  in silenzio e cospargersi il capo di cenere per le sue responsabilità nella gestione del COVID che, con la collaborazione dell’Assessore alla Sanità, Gallera, è stata la più catastrofica del paese. E invece ancora ha coraggio di parlare e incitare i cittadini a “disobbedire” a norme di prudenza. Con la complicità di un giornalista, Filippo Facci, che non dovrebbe più radersi la mattina per non correre il rischio di vedere allo specchio il viso di un cialtrone che in piena prima pandemia (12 aprile 2020, ripeto 12 aprile, il giorno in cui scriveva c’erano stati 273 morti solo in Lombardia), raggiunse il massimo del cinismo incosciente e mascalzone scrivendo sempre sul suo giornale spazzatura «Adesso basta, spezzo le catene, domani me ne vado al mare. Uscirò liberamente e sfacciatamente per le strade del mio Paese, e lo farò in spregio a un governo indegno e cialtrone che si illude di poter giocare a tempo indeterminato con le mie libertà individuali». Uno che scrive su “Libero” ne ha ben altre di catene.

P.S.: In margine, noto che davvero la politica è finita nella regione Lombardia. Ma è mai possibile che cialtronate del genere, così rovinose e demagogiche, non spingano a Milano dieci persone (o anche una) ad andare davanti a “Libero” o davanti al Pirellone per protestare civilmente con dei cartelli contro titoli di giornale o prediche presidenziali così pericolose? La reazione potrebbe essere organizzata dal Pd o dal M5s. Ma è utopico aspettarselo: sono solo due scheletri che giacciono inerti sulle poltrone del potere.

NOTA GIUDIZIARIA

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IO SONO UN NO-SEM (con una postilla)

«Ma perché dovrebbe esserci una seconda ondata di contagi?  ‘Sta roba che stanno dicendo, ‘attenzione!, attenzione!, e a ottobre, e a novembre’: è inutile continuare a terrorizzare le persone!». Matteo Salvini, virologo profeta padano, “aria pulita”, 25 giugno 2020

“IO HO DECISO, NON MI FERMO AI SEMAFORI!
Io sono un NO-SEM.
Cioè, se tu vuoi fermarti ai semafori, liberissimo, mica te lo proibisco. Ma io no.
Il semaforo limita la mia libertà di movimento e la mia libertà di scelta individuale. Cose previste dalla Costituzione e dal trattato di Schengen, libertà di circolazione, avete presente?
Io ammiro chi crede davvero che i semafori siano stati concepiti per la nostra “sicurezza”. Sul serio, capisco chi pensa che la vecchietta che attraversa la strada e non finisce sotto la mia macchina, poi PER QUESTO motivo campi altri cent’anni. E’ una cosa che ci hanno indotto a credere da sempre, indottrinandoci ben bene a partire dai nostri genitori (servi inconsapevoli, ahiloro).
Che poi, quelli investiti sulle strisce, siamo sicuri che non avessero altre patologie? Il 70% aveva problemi cardiaci, o problemi respiratori da raffreddore….sono morti PER schiacciamento da auto o CON schiacciamento da auto, ma prima o poi sarebbero morti lo stesso? Non ce lo dicono…..
Fatto sta che nessuno sottolinea mai quanto i semafori consumino elettricità (SOLDI NOSTRI), deturpino il paesaggio e discriminino i daltonici, perché queste sono verità scomode.
E il mainstream non vi verrà mai neanche a dire che ci sono fior di studi SCIENTIFICI che dimostrano al 100% che se un’automobile o un motorino va a forte velocità contro il palo di un semaforo si schianta col rischio anche di MORTE. C’è tutta una letteratura al riguardo per cui i morti contro i pali dei semafori sono milioni. Però i media ne parlano bene e le autorità li impongono cercando di farci passare i semafori come una cosa per il “nostro bene”. (ah ah, sì vabbe’).
Si sa da tempo immemore che anche se una persona a piedi sbatte su un palo di semaforo poi ha delle conseguenze anche permanenti.
Ecco, tutto questo e tanto altro dovrebbe bastare ma non mi interessa fare proseliti, io racconto solo la verità, poi voi fate come volete, intanto io penso con la mia testa pur continuando a prendere multe e sanzioni perché ovviamente vado contro il sistema.
No problem, io proseguo nella mia battaglia illuminata e dico:
No, grazie, io non mi fermo ai semafori”.
(Grazie Amicojo)

[dalla Rete]

[POSTILLA: Apprezziamo lo spirito surreale che anima la Rete e schernisce il negazionismo che parla a vanvera della “libertà”, senza sapere neppure cosa sia. Purtroppo, però, dato che l’idiozia della realtà anticipa la fantasia, dobbiamo constatare che da un paio di decenni l’ignoranza e spesso la malafede hanno distorto l’uso dei concetti e delle parole. Ricordiamo con dispiacere che un liberaloide come Piero Ostellino, imperante un truffatore/corruttore, scrisse un articolo sul Giornale di questo pregiudicato per sostenere la tesi che anche il rosso del semaforo limitava la sua libertà.       e.ma.]

IL VIRUS ZANGRILLO

«Lo ribadisco: il virus è clinicamente morto. Nessuno è riuscito a contraddirmi». Alberto Zangrillo, 28 luglio 2020

Mentre i morti per Covid crescono, Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, se la prende con l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. E lo accusa di una mentalità proveniente dalla «sua antica militanza sessantottina di cui si fa vanto». Molti “sessantottini” hanno responsabilità anche gravi, ma che sono nulla in confronto a quelle di  incoscienti come Zangrillo che all’inizio dell’estate hanno dichiarato la morte del Covid e di fatto incoraggiato  il “liberi tutti”.  Di diffondere il virus. Se, invece di perdersi in polemiche in trasmissioni televisive da casalinghe, si chiudesse a riflettere per qualche minuto sul numero dei morti provocati dalla sua “leggerezza” da medico avventato, e su quanti danni ha fatto al paese, forse potrebbe persino ritrovare in sé un minimo di dignità e decidere, prima di tutto, di tacere per sempre e, poi,  di cercare un po’ di pace per la sua coscienza andando a fare il volontario in Africa con “Medici Senza Frontiere”. Certo, non come medico, ma come infermiere. L’ Africa ha già i suoi problemi.

la lepre marzolina – martedì 27 ottobre 2020

PREZIOSO SUGGERIMENTO

In un tweet firmato da Giovanni Toti si legge che «solo ieri tra i 25 decessi della #Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese». Con i potenti mezzi messi a disposizione da “critica liberale”, la “lepre marzolina” ha potuto intervistare Paul Milgrom e Robert Wilson, premi Nobel 2020 per l’Economia. I due statunitensi, di 72 e 83 anni, ci hanno fornito un prezioso suggerimento: Siamo convinti, dall’alto della nostra vecchiaia, che per salvare l’economia il principale provvedimento da prendere debba essere l’immediata liquidazione di tutti i giovani presidenti di regione di 52 anni, che, da veri idioti, si dimostrano pericolosamente produttivi solo di scempiaggini razziste.

la lepre marzolina – lunedì 2 novembre 2020

per favore, un po’ di umanità

de la lepre marzolina

Lo so che Briatore è il prototipo dell’italiano imbroglione, volgare e ignorante, nulla da eccepire, lo so che ha impestato mezza Italia, ma credo proprio che per quante malefatte abbia compiuto non è da paese civile condannarlo a 14 giorni di domiciliazione coatta assieme alla Santanchè. Dopotutto l’Italia deve rispettare l’art. 1 della Convenzione ONU del 1984, nonché l’art. 613-bis del codice penale che prevede esplicitamente che la tortura si realizza anche con gravi crudeltà (ovvero con trattamento inumano e degradante). Sono indignato. Basti vedere come la domiciliazione coatta con la Santanchè abbia distrutto il suo “fidanzato” Sallusti, che torturato per troppo tempo non si è più ripreso e ora non riesce a scrivere un editoriale che non sia indecente.

SENATRICE MARZIA CASOLATI, DELLA LEGA PER SALVINI, PROFESSIONE ACCATTONA

Una senatrice piemontese della Lega, Marzia Casolati, proprietaria di una storica gioielleria a Torino, ha incassato il bonus di 1500 euro della Regione, il “Riparti Piemonte”, destinato alle attività economiche costrette alla chiusura durante il lockdown. Con i giorni aumentano gli accattoni del partito di Salvini che hanno chiesto e ottenuto i bonus, che siano i 600 euro del governo o i contributi per le aziende come nel caso della senatrice Casolati, eletta in Parlamento nel 2018 ma militante leghista da decenni e ora sospesa dal partito.

 Comunione e Liberazione in Uganda: niente stipendi ai professori delle scuole cattoliche

di emanuela provera

Il coronavirus è pericoloso e uccide anche in Uganda, un’area geografica che molti pensavano isolata e diversa dal resto del mondo.

Mentre i casi confermati salivano a 1.079, giovedì 23 luglio il Ministero della Salute ugandese confermava la prima morte di una giovane donna trentaquattrenne, con queste parole “May her soul rest in eternal peace”. Residente nel Distretto di Namisindwa, un quartiere nella Regione orientale del paese, a metà luglio la donna è stata ricoverata in ospedale per una diagnosi di polmonite grave.

LE SCUOLE CATTOLICHE

L’accanirsi dei contagi e la diffusione del virus hanno spinto il Ministero della Pubblica Istruzione a predisporre un piano di emergenza per garantire la continuità di apprendimento a 15 milioni di studenti, che non potranno seguire regolarmente le lezioni scolastiche proprio a causa della “chiusura” introdotta nel paese; in particolare è stato stampato e diffuso un programma di acquisizione autonoma che gli studenti devono seguire senza l’affiancamento del corpo docente.

Il piano governativo dell’Istruzione ha ricevuto però critiche da alcuni rappresentanti del mondo cattolico i quali lamentano una mancanza di interlocuzione sulle modalità di implementazione dello stesso; tra questi il Reverendo Ronald Okello, segretario esecutivo dell’Educazione per la Conferenza episcopale dell’Uganda (CEU). Il suo intervento ha avuto una certa eco perché sono almeno 3.388 le scuole cattoliche in Uganda alcune delle quali sostenute direttamente dal governo.

La scuola intitolata a don Luigi Giussani a Kampala

È proprio sulla questione economica che stanno emergendo diatribe e tensioni: Okello ha chiesto a tutte le diocesi ugandesi di sospendere il pagamento degli stipendi degli insegnanti ma senza tener conto della direttiva del governo che vieta ai proprietari delle scuole private di interrompere i contratti dei dipendenti e obbligandoli a pagare gli emolumenti anche nel periodo di “chiusura”. La disposizione governativa è vincolante nonostante le restrizioni introdotte a causa della pandemia siano in vigore da molte settimane. La Conferenza episcopale ugandese (CEU) ha replicato che, senza donazioni e pagamento delle rette, le scuole cattoliche non possono permettersi di pagare gli stipendi dei dipendenti che sono a loro carico.

CHI È ROSE BUSIGNYE

Port Bell è una piccola città del Distretto di Kampala nella quale sorge una scuola cattolica molto attiva anche se di recente costruzione: la Luigi Giussani Institute of Higher Education (LGIHE) aperta nel 2012 dopo una visita di Don Julián Carrón nel Paese. Successore di don Luigi Giussani, oggi a capo del movimento di Comunione e Liberazione, Carrón incontrò la popolazione autoctona, radunata per l’occasione su iniziativa di una donna molto nota, la Memores Domini (Memores Domini è un gruppo riservato di Comunione e Liberazione, ndr) Rose Busingye, la quale raccontando la nascita dell’Istituto, di cui è fondatrice, ha dichiarato “ho cominciato a vedere che l’unico bisogno del mondo non è quello del pane ma quello dell’educazione” [1]. La Busingye, diplomata come infermiera e ostetrica negli anni ’90, è fondatrice e presidente del Meeting Point International, una organizzazione non governativa che, in aderenza agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa cattolica, si pone come priorità l’assistenza alle vittime dell’HIV/AIDS, la promozione dell’istruzione e la riduzione della povertà [2].

A proposito dei Memores Domini il 26 giugno scorso si è svolto un incontro che potrà rivelarsi decisivo per il loro futuro [3], durante il quale ai rappresentanti dell’Associazione è stato consegnato il decreto di nomina di un delegato pontificio, il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda; in qualità di commissario pontificio svolgerà il compito di guidare l’associazione nel processo di revisione del direttorio e dello statuto e contestualmente nel risanamento di alcuni problemi associativi già segnalati alla Santa Sede. L’incontro si è svolto alla presenza del cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici.

Ma non finisce qui. In Uganda la formazione, gestita dal mondo cattolico, si integra in quello più “profano” e laico  di organismi che operano nell’ambito della cooperazione internazionale, con lo scopo (o il pretesto) di fornire aiuti umanitari; uno di questi è l’ente no profit AVSI che, oltre a finanziare la Luigi Giussani Institute of Higher Education (LGIHE), riceve contributi, pubblici e privati, anche dall’Italia (€ 7.744.174,00 nel 2019, € 5.351.129,00 nel 2018) e dalla Conferenza episcopale italiana (1.936.987,00 nel 2019, € 1.027.229,00 nel 2018) oltre che dalla Comunità Europea [4]. La Presidente del consiglio di amministrazione è Patrizia Savi precedentemente a capo di Sea Prime e ancor prima direttore pianificazione e finanza A2A.

CANONIZZAZIONI

Un nostro contatto, che preferisce restare anonimo, ha incontrato Rose in occasione di una cena tra rappresentanti del Movimento di Comunione e Liberazione; queste alcune delle sue parole: “Per il movimento ciellino la Busingye è già la nuova Giuseppina Bakita (proclamata santa il 1° ottobre 2000 da Papa Wojtyla, ndr)  [5], viene presentata a tutti gli eventi ufficiali quali il Meeting di Rimini, gli esercizi spirituali annuali, il New York Encounter, l’Encuentro Madrid, con lo scopo di mitigare il volto razzista della casta ciellina e di promuoverla come testimonial del Movimento”. Lo stesso interlocutore ritiene che l’Uganda sia un Paese prezioso per promuovere la figura di don Luigi Giussani il cui iter canonico che introduce la causa di beatificazione e canonizzazione è iniziato nel 2012. Rose Busingye fu persino invitata nel 2009, insieme ad altri ospiti, al sinodo dei Vescovi africani, al temine del quale disse: «Quando conosci la fede tutto ti appartiene. È una mentalità nuova, persuasiva». Ne siamo persuasi.

emanuela.provera@libero.it

twitter@dentrolod

Speciale per Africa ExPress

[1] https://www.ilsussidiario.net/news/educazione/2013/11/10/uganda-rose-busingye-giussani-carr-n-e-la-passione-di-12-ragazzi-cosi-nasce-una-scuola/441590/

[2] https://www.youtube.com/watch?v=aucIkit6Bbw

[3] L’Associazione laicale Memores Domini è stata riconosciuta quale associazione internazionale di fedeli mediante decreto del Pontificio consiglio per i laici in data 8 dicembre 1988

[4] Bilancio aggregato al 31/12/2019 certificato dalla EY S.P.A

[5] http://www.bakhita.fdcc.org/canonizzazione.html

 

 

BOLSONARO, PROFESSIONE GENOCIDA

LETTERA AGLI AMICI E AMICHE ALL’ESTERO
di Frei Betto

Care amiche e cari amici,
in Brasile si sta consumando un genocidio! Mentre vi scrivo, 16 luglio, il Covid-19, apparso da queste parti nel febbraio di quest’anno, ha già ucciso 76mila persone. Sono già 2 milioni le persone contagiate. Entro domenica prossima, 19 luglio, arriveremo a 80 mila vittime. È verosimile che in questo momento, mentre state leggendo questo mio drammatico appello, si raggiunga la soglia dei 100mila morti.
Quando penso che nella guerra del Vietnam, durata 20 lunghi anni, sono state sacrificate le vite di 58 mila militari statunitensi, mi rendo conto della gravità di quanto sta accadendo nel mio paese. Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite.
Questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale.

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PERCHÉ GLI STATI UNITI SONO PERICOLOSI PER IL COVID, MA SONO PRIVILEGIATI? DOMANDA SENZA RISPOSTA

di gian giacomo migone
 
“Caro Direttore,
in data 10 luglio, a pagina 14 del quotidiano da Lei diretto, trovo un singolare paradosso. Da una parte una colonna puntualmente specifica come “Gli Stati Uniti hanno ieri registrato l’aumento più alto di casi in un giorno, oltre 60mila, con 3 milioni di contagiati e 132mila morti: da soli hanno circa un quarto delle infezioni nel mondo”. Dall’altra, un esauriente articolo elenca i paesi da cui il nostro governo non ammette i provenienti, aggiunge i paesi da cui i provenienti saranno sottoposti a 14 giorni di quarantena (tra cui Giappone, Canada e Cina, con riserva di reciprocità). Degli Stati Uniti, con tasso di contaminazione ben superiore a questi ultimi, non si fa cenno alcuno – salvo l’esclusione, nell’apposita mappa dai paesi soggetti a restrizioni – malgrado una direttiva non vincolante dell’Unione Europea li abbia “blacklisted”.
Omissione d’informazione e/o di segnalazione di un nostro serio problema di politica estera e/o sanitaria? A onor del vero largamente condiviso dagli altri media italiani?
Cordialmente,
Gian Giacomo Migone.
QUESTA LETTERA A “REPUBBLICA 3.0” NON E’  STATA PUBBLICATA