USCITO IL NUOVO NUMERO DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SU IL FATTO.IT

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Indice
editoriale
04 – roberto santaniello, una costituzione europea per la next  generation
lo stato dell’unione
07 – carolina vigo, eppur si muove
09 – aurelia ciacci, sulla rampa di lancio
12 – ilaria corsi, lo sviluppo locale e la programmazione europea 2021-2027
d’oltralpe
15 – pawel stepniewski, elezioni presidenziali, la polonia rinnega lo stato di diritto
21 – sarah lenders-valenti, futili scuse ed esigenze comprovate – e sul perché non ha senso parlare di paesi frugali
europa in rosa
26 – rossella pace, 1945, cristina casana, la “protezione delle giovani fanciulle” e l’impegno europeo
pagine federaliste
32 – paolo sylos labini, seguire una vecchia proposta
33 – hanno collaborato
 

USCITO IL N.68 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTO.IT

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Sommario
editoriale
5. franco grillini, silvia, neghi la libertà a te stessa – lettera aperta a silvia romano
la biscondola
7. paolo bagnoli, il supermercato dei 5s
res publica
8. angelo perrone, la nuova visibilità della scienza
lettere scarlatte
10. raffaello morelli, il pli non voleva sgarbi
nota quacchera
11. gianmarco pondrano altavilla, appello e appelli
lo spaccio delle idee
12. giovanni perazzoli, le scorrettezze del “politicamente corretto”
15. valerio pocar, liberale: sostantivo o aggettivo? – dedicato ai fratelli rosselli
17. riccardo mastrorillo, l’ingenua convinzione della superiorità del privato
19. antonio pileggi, democrazia e partiti
in fondo
25. enzo marzo, la lingua tagliata
26-27. ex libris
28. comitato di direzione
28. hanno collaborato
6. bêtise d’oro
14-16-18-25. bêtise

BOLSONARO, PROFESSIONE GENOCIDA

LETTERA AGLI AMICI E AMICHE ALL’ESTERO
di Frei Betto

Care amiche e cari amici,
in Brasile si sta consumando un genocidio! Mentre vi scrivo, 16 luglio, il Covid-19, apparso da queste parti nel febbraio di quest’anno, ha già ucciso 76mila persone. Sono già 2 milioni le persone contagiate. Entro domenica prossima, 19 luglio, arriveremo a 80 mila vittime. È verosimile che in questo momento, mentre state leggendo questo mio drammatico appello, si raggiunga la soglia dei 100mila morti.
Quando penso che nella guerra del Vietnam, durata 20 lunghi anni, sono state sacrificate le vite di 58 mila militari statunitensi, mi rendo conto della gravità di quanto sta accadendo nel mio paese. Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite.
Questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale.

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QUANDO IL “POLITICAMENTE CORRETTO” DIVENTA FANATICO

LETTERA DI 150 INTELLETTUALI SU Harper’s

Lettera aperta sulla giustizia e la libertà di dibattito
Le nostre istituzioni culturali stanno affrontando un momento difficile. Le imponenti proteste per la giustizia razziale e sociale stanno portando a sacrosante richieste di riforma della polizia, insieme ad appelli più generali per una maggiore uguaglianza e inclusione nella nostra società, anche e soprattutto nell’istruzione superiore, nel giornalismo, nella filantropia e nelle arti. Ma questo indispensabile redde rationem ha avuto anche l’effetto di intensificare un insieme di atteggiamenti morali e impegni politici che tendono a indebolire le nostre norme di dibattito aperto e tolleranza delle differenze e a favorire il conformismo ideologico.

Applaudiamo la prima di queste due tendenze, ma stigmatizziamo con forza la seconda. Le forze dell’illiberalismo stanno crescendo in tutto il mondo e hanno un potente alleato in Donald Trump, che rappresenta una reale minaccia per la democrazia. Ma non bisogna lasciare che la resistenza si irrigidisca nel dogma o nella coercizione, che già adesso vengono strumentalizzati dai demagoghi di destra. L’inclusione democratica che vogliamo potrà essere realizzata solo se ci schiereremo in modo chiaro contro il clima di intolleranza che si è creato da tutti i lati.
 

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PERCHÉ GLI STATI UNITI SONO PERICOLOSI PER IL COVID, MA SONO PRIVILEGIATI? DOMANDA SENZA RISPOSTA

di gian giacomo migone
 
“Caro Direttore,
in data 10 luglio, a pagina 14 del quotidiano da Lei diretto, trovo un singolare paradosso. Da una parte una colonna puntualmente specifica come “Gli Stati Uniti hanno ieri registrato l’aumento più alto di casi in un giorno, oltre 60mila, con 3 milioni di contagiati e 132mila morti: da soli hanno circa un quarto delle infezioni nel mondo”. Dall’altra, un esauriente articolo elenca i paesi da cui il nostro governo non ammette i provenienti, aggiunge i paesi da cui i provenienti saranno sottoposti a 14 giorni di quarantena (tra cui Giappone, Canada e Cina, con riserva di reciprocità). Degli Stati Uniti, con tasso di contaminazione ben superiore a questi ultimi, non si fa cenno alcuno – salvo l’esclusione, nell’apposita mappa dai paesi soggetti a restrizioni – malgrado una direttiva non vincolante dell’Unione Europea li abbia “blacklisted”.
Omissione d’informazione e/o di segnalazione di un nostro serio problema di politica estera e/o sanitaria? A onor del vero largamente condiviso dagli altri media italiani?
Cordialmente,
Gian Giacomo Migone.
QUESTA LETTERA A “REPUBBLICA 3.0” NON E’  STATA PUBBLICATA

PIZZA SALVINI-4 STAGIONI

Ma che fanno i pizzaioli napoletani? Dormono? Negli anni ’90 dell’’800, in occasione della visita a Napoli della Regina Margherita, in suo onore crearono la “pizza Margherita”, che da allora con i suoi ingredienti patriottici invase il mondo. Adesso i pizzaioli non dovrebbero nemmeno spremersi troppo, dovrebbero solo cambiare nome alla “pizza 4 stagioni”, e chiamarla “pizza Salvini”.

Ormai siamo in estate, e c’era da aspettarsi il ritorno alla grande dei mojitos. Così Salvini, non avendo più un suo governo da suicidare, tra un bicchiere e un altro si dedica alla storia italiana. Dixit Salvini IV: «I valori di una certa sinistra che fu, quella di Berlinguer, e cioè il lavoro nelle fabbriche, quello degli operai, degli insegnanti, degli agricoltori, degli artigiani, adesso sono stati raccolti dalla Lega. Quindi, se il Pd chiude Botteghe Oscure e la Lega apre, io sono contento. È un bel segnale». La prima stagione salviniana fu da “comunista padano”, poi senza soluzione di continuità si fece “leghista separatista”. Così passa decenni nella bossiana “Lega Ladrona” inveendo contro i meridionali e contro i “comunisti. Siamo alla maglietta: “Prima la Padania”. E ai tempi dei 49 milioni truffati allo Stato.

Poi, repentinamente, il separatismo diventa il suo contrario: sboccia il Salvini III, patriota sovranista, vicino a Putin e ai fascisti di Casa Pound. Al Segretario basta cambiare solo la maglietta, ora porta “Prima l’Italia”, e declinazioni varie e leggermente contraddittorie: “Prima i sardi”, Prima i napoletani, Prima gli umbri. Tutti in “Prima” abboccano.

Ma arriva l’estate, e col caldo nasce il Salvini IV, il voltamaglietta Salvini, ora comunista da Botteghe oscure: al solito mojito di troppo il segretario di una Lega di estrema destra si scopre berlingueriano. La svolta gliel’avrà suggerita il suo caro ideologo Dugin che potrà concedergli anche il copyright della bandiera del suo partito nazi-bolscevico (falce e martello su bandiera nazista).

Ora la “pizza Salvini quattro stagioni” è bell’ e cotta. E sappiamo anche chi se la divorerà con gusto. E sappiamo anche che a pagarne il conto saranno gli italiani, che ora hanno da pensare ben altro che le giravolte del solito buffone stagionale.

LA CORTE COSTITUZIONALE SMANTELLA IL DECRETO SICUREZZA DI SALVINI

Immigrazione, la Corte Costituzionale oggi  boccia (in parte) il decreto sicurezza di Salvini – primo governo Conte.
Doveva cambiarlo il Conte bis, rimasto immobile nel gioco a chi difende meglio i “sacri confini”. Un nuovo schiaffo all’amletico Conte che continua a galleggiare   nel vuoto e alle prediche ipocrite del pd.
Precludere l’iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo, come previsto dal Decreto Sicurezza, è «incostituzionale» secondo la Consulta perché viola l’articolo 3 per cui «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge». La Corte Costituzionale smonta così uno dei pilastri del primo provvedimento bandiera del governo a trazione Lega-M5s fortemente voluto (insieme alla sua successiva riedizione, il decreto Sicurezza Bis) dal leader della Lega e allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e dal governo Conte primo.
Una  norma particolarmente odiosa e iniqua che sottraeva alla persona identità, dignità, diritti all’assistenza sanitaria e all’inserimento programmato.
Dopo l’udienza pubblica svolta ieri, oggi la Consulta ha esaminato in camera di consiglio le questioni di legittimità costituzionale sollevate da tre tribunali: Milano, Ancona e Salerno. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», recita l’articolo 3.
La norma ritenuta incostituzionale è contenuta nel decreto sicurezza voluto nel 2018 dall’allora titolare del Viminale e dal governo Conte uno: l’articolo 13 del Decreto-Legge D.L. 4 ottobre 2018, convertito con modificazioni dalla L. 1 dicembre 2018, n. 132) e poi ribadita con una circolare inviata a Prefetti e a Sindaci da parte del Viminale vietava di fatto la concessione della residenza anagrafica ai richiedenti asilo.
Da quel momento molte amministrazioni – sottolineano associazioni come per esempio Avvocati di Strada – hanno cominciato a rigettare le domande di residenza dei richiedenti asilo: condizione necessaria per la procedura è infatti l’indicazione di un indirizzo di residenza in Italia. Da allora i dinieghi sono stati impugnati in molte parti d’Italia. E nella stragrande maggioranza dei casi, dicono ancora i legali, i ricorsi sono stati accolti.
Ora la Corte rende giustizia mentre il governo se c’era dormiva o ammiccava

USCITO IL N.67 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT

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Sommario
la biscondola
5. paolo bagnoli, meno chiacchiere e più senso della centralità dell’uomo
cronache da palazzo
6. riccardo mastrorillo, sgarbi, nomen omen
res publica
7. angelo perrone, crisi della giustizia: da dove cominciare?
9. antonio caputo, oggi la provocazione è l’ignoranza
la vita buona
10. valerio pocar, la volpe perde il pelo …
nota quacchera
11. gianmarco pondrano altavilla, statue d’inciampo
lo spaccio delle idee
12. pietro polito, per una critica liberale della cultura
16. paolo ragazzi, i fanatici dell’apocalisse: tra storia e storiografia
20. paolo fai, sorteggio e democrazia malata
21. comitato di direzione
22. hanno collaborato
9. bêtise d’oro
15-19. bêtise
 

PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO “MIMMO CàNDITO GIORNALISMO A TESTA ALTA”. VINCONO SIMONA CARNINO E MARCO BENEDETTELLI

ASSOCIAZIONE “MIMMO CàNDITO GIORNALISMO A TESTA ALTA”

I primi frutti del Premio “Giornalismo a testa alta” dedicato alla memoria del reporter e inviato di guerra davvero speciale Mimmo Càndito, scomparso il 3 marzo 2018, sono due lavori: uno già svolto, uno ancora da effettuare. Oltre alla sezione Opere, infatti, il Premio ha voluto aiutare concretamente – anche nella consapevolezza della crisi del settore – la realizzazione ex novo di un réportage giornalistico, con la sezione “Progetti”.

In entrambi i casi si tratta di viaggi tra dati e documenti, analisi politiche e testimonianze, ma soprattutto tra volti e storie di persone concrete, capaci di raccontare dalla loro angolazione i tempi che stiamo vivendo. Un giornalismo che prova a rispecchiare in ambito internazionale, nello spirito di Mimmo, l’indipendenza nella ricostruzione e nella rappresentazione dei fatti, per interpretarli e collocarli nel loro contesto storico, geografico e culturale. Un giornalismo che non rinnega l’uso della tecnologia ma che affianca agli algoritmi di Google il compito inderogabile di un cronista: verificare di persona la notizia.

Il Premio si è completamente autofinanziato, attraverso un crowdfunding online al quale hanno partecipato con solo colleghi e amici di Mimmo ma anche lettori ed estimatori che lo hanno apprezzato negli anni attraverso i réportage e i libri.

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L’ULTIMO UMANISTA

Il paese tutto e il mondo laico, con la scomparsa di Carlo Flamigni, perdono un testimone essenziale, un maestro di vita e un esempio di come una cultura immensa possa, e debba, coniugarsi con un’azione civile esemplare. Fino all’ultimo è stato sul fronte.

Per decenni si è prodigato da ginecologo, da bioetico, per la libertà individuale di scelta. Molte donne probabilmente non conoscono il suo nome, eppure davvero in pochi si sono battuti come lui da sempre per la libertà della donna. Come studioso e come militante di una laicità senza compromessi. Era il padre della fecondazione assistita. Era l’anima delle “Giornate della laicità” di Reggio Emilia.

È assolutamente insostituibile, perché Carlo Flamigni fa parte di una specie di scienziati assai poco numerosa, di coloro che sanno essere “totali” come gli umanisti di una volta, che studiano, lottano, scrivono di tutto non all’interno di una torre d’avorio ma immersi nel flusso della vita e della storia della propria epoca. È troppo poco dire che lo rimpiangiamo. [e.ma.]

Salviamo l’orsa JJ4 e fermiamo il leghista Fugatti che vuole abbatterla

di angelo bonelli

Nemmeno la saggezza delle due persone ferite dall’animale (difendeva i suoi cuccioli) che si sono dette contrarie alla sua uccisione sembra fermare il presidente della provincia di Trento. Abbiamo incendiato e cementificato boschi, sottratto sempre di più spazi al mondo animale e ora vogliamo che i boschi diventino la nostra dependance urbana

Nel 1982 usciva il film sperimentale Koyaanisqatsi diretto da Godfrey Reggio. Un documentario senza dialoghi e con collage di filmati che portano in un viaggio dentro la forza della natura e della sua bellezza per passare alla trasformazione impressa dall’uomo all’ambiente in un accelerazione progressiva ed impressionante d’immagini accompagnate da una bellissima e coinvolgente colonna sonora di Philip Glass. Koyaanisqatsi, che in lingua Hopi significa vita turbolenta che porta alla distruzione, è una metafora della vita moderna e della nostra società. Immaginiamo un giorno di svegliarci e passeggiare in un bosco o in una foresta e non sentire più alcun rumore, né di incontrare uccelli o animali. Una foresta senza animali muore: sarebbe un incubo. Quello che vorrebbe l’uomo è avere boschi e foreste sempre più simili alle realtà urbane luoghi dove gli esseri umani pensano di sentirsi sicuri come quando passeggiano nella strada sotto casa o nel giardino del proprio quartiere. Le foreste sono un’altra cosa e bisognerebbe andarci con attenzione e con rispetto. Le foreste mettono paura, la paura che avevamo nelle favole raccontate da piccoli, e quando l’uomo ha paura uccide.

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