PIPPONE SULLA RIELEZIONE DI MATTARELLA AL QUIRINALE

di luca fidia pardini*  (preso da facebook)

Scrivo questo ragionamento principalmente per sfogarmi. Nel 2013 ci è toccato assistere ad una bassissima pagina di politica, con il Partito Democratico che ha impallinato prima un suo iscritto (Stefano Rodotà) poi il suo unico leader vincente a livello nazionale (Romano Prodi), per arrivare alla rielezione di Giorgio Napolitano. Un preciso disegno, ben architettato, per evitare quello che sarebbe stato il primo governo non democristiano (almeno non in maggioranza) tra centrosinistra e MoVimento 5 Stelle.

Una cosa che prima o poi sarebbe stata inevitabile, lo capivo anche allora appena 23enne, ma che allora era da rifuggire come la peste. Perché? Forse perché era INASPETTATA? Forse perché le situazioni inaspettate sono ciò che davvero può mettere in crisi lo status quo che davvero governa il paese (ahimè non dal parlamento, ma dal governo e dai consigli di amministrazione delle aziende con fatturato a 7, 8 o 9 zeri)?

All’epoca ci rimasi malissimo, ed oggi mi sta toccando vivere nuovamente la stessa patetica scena, con la rielezione di Sergio Mattarella. Un presidente che ho stimato tantissimo al contrario del suo predecessore. Un presidente che, oggi, ha sbagliato ad accondiscendere a quei lacchè del potere che sono andati a piangere alla sua porta. Già, perché un secco NO, come quello che andava dicendo da mesi, forse li avrebbe messi davvero in difficoltà. Ed è dalle difficoltà che nascono le svolte migliori e INASPETTATE. Intanto, per cominciare, a corto di carte come sarebbero stati, si sarebbero davvero dovuti mettere intorno ad un tavolo e trovare una soluzione alternativa. E forse lo status quo avrebbe tentennato perché diciamocelo, in fondo un po’ tutti ci aspettavamo Mattarella o Draghi. Gli unici due nomi che in realtà la logica avrebbe escluso, il primo perché stava dicendo NO da 2345234523 mesi, e il secondo perché si sarebbe dovuto perdere ulteriore tempo per trovare un nuovo Presidente del Consiglio e forse non ci saremmo neppure riusciti. E chissenefrega se ci sarebbero voluti altri 10 scrutini: una settimana di agonia in più di fronte a quelli che saranno altri 7 anni, e probabilmente molto di più, di un Parlamento asfittico, meschino, inutile, sempre soggetto alle solite logiche e ininfluente nelle vere decisioni, prese dalle eminenze grigie di cui sopra. Io avrei firmato mille volte sulla settimana di agonia in più… e invece eccomi qui a sputare veleno contro l’ennesima causa persa.

Stasera non ascolterò niente. So già che ogni lacchè di cui sopra andrà dicendo che è stato l’unico ad essere ragionevole e sono gli altri ad averci perso la faccia. Come fanno i ragazzini a scuola quando gli fai una nota perché fanno confusione e ti dicono “eh, ma faceva confusione tutta la classe”. Incredibile come le dinamiche relazionali e di “potere” presenti in una classe siano pari pari a quelle che si ritrovano in Parlamento…

Nel frattempo, mentre le eminenze grigie si fregheranno le mani soddisfatte perché, ancora una volta, niente è cambiato, i ricchi diventeranno ancora più ricchi sottraendo direttamente o indirettamente risorse, salute e dignità ai più poveri, le emissioni di anidride carbonica continueranno a salire in perfetto accordo con la crescita economica e le foreste continueranno vedere ridotto il loro areale sostituito da cemento inutile (ma ehi, udite udite, sicuramente GREEN). E gli studenti, come è successo ieri, saranno ancora manganellati per aver semplicemente chiesto di studiare in pace e in sicurezza invece di mandare avanti, non pagati, un’attività che probabilmente sarebbe al collasso senza l’apporto di manodopera gratuita.

In tutto ciò, uno stronzo qualunque che ha pensato di darsi alla politica perché pensava che quello fosse il luogo nel quale si potesse aiutare la propria comunità, si domanda se abbia fatto, dopotutto, la cosa giusta.

 
 
* dirigente dei GEV (Giovani europeisti verdi) e di Europa Verde

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