Tutti gli articoli di Critica Liberale

USCITO IL N.172 DEL “NONMOLLARE” SCARICABILE GRATIS QUI

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Sommario
la biscondola
05. paolo bagnoli, i doveri di una vera opposizione
astrolabio
06. angelo perrone, disaffezione e referendum: la partecipazione politica in crisi
08. alessandro cavaliere, con la sola propaganda ci si suicida
l’osservatore laico
10. raffaello morelli, soldi alla chiesa cattolica – non resta che abolire l’inoptato
sulla libertà d’informazione
13. universitari (aspiranti giornalisti) a colloquio con alcuni costituzionalisti, la tenuta dello stato di diritto costituzionale oggi
cosmopolis
15. enzo marzo, ufficializzata la svolta. trump non è né di destra né di sinistra. è contiano
17. redazione, negli u.s.a. l’autocrazia è già arrivata –
come la vede michelle goldberg
20. riccardo mastrorillo, discutiamo del limite
22. marco marsili, lo stato di diritto non è a geometria variabile
24. valerio pocar, puntini sulle i*
gli stati uniti d’europa
26. pier virgilio dastoli, un anno dalle elezioni europee: e poi?
28. nicolò carandini, il debito dell’europa – 1949
23. bêtise
32. comitato di direzione
32. hanno collaborato

«Ucciderei per lei», il caso Caine-Trump: quando la lealtà militare offende il diritto umanitario

di  angelo perrone

La dichiarazione «Sono pronto a uccidere per lei, signore» sarebbe stata proferita da Dan Caine, Capo degli Stati Maggiori Riuniti degli Usa, la più alta carica militare del Paese. Un aneddoto, secondo il “Corriere”, raccontato più volte da Donald Trump, per vantarsi della compiacenza del militare nei suoi confronti.

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100 Meloni, l’emergenza come sistema

di angelo perrone

 Il Governo Meloni ha raggiunto quota cento decreti legge dalla sua entrata in carica, con una media mensile di 3,03, quasi in linea con i governi precedenti come Draghi e Conte bis, e superiore al Conte uno. Il dato numerico, di per sé elevato, solleva interrogativi sulla natura e la qualità dell’azione legislativa governativa, ben oltre la statistica.

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Magistrati: il pericolo per l’imparzialità della giustizia italiana

di angelo perrone

 La riforma della separazione delle carriere dei magistrati è un intervento che incide direttamente sul cuore dell’amministrazione della giustizia in Italia. Non è una semplice questione di status professionale o una riorganizzazione burocratica.

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Fine vita, il Tevere è stato prosciugato

di andrea bitetto

Se l’Italia fosse un paese serio il Parlamento italiano si determinerebbe a legiferare sul tema del suicidio assistito o della eutanasia in modo del tutto autonomo rispetto ai desiderata di questa o quella confessione religiosa, maggioritaria o minoritaria che essa sia.

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la scomparsa di Franzo Grande Stevens

di antonio caputo

Sono affranto per la morte di Franzo Grande Stevens, a cui sono stato legato per un idem sentire, azionista e liberale, liberale e liberalsocialista, predicato da un comune Maestro, il mite giacobino, Prof. Alessandro Galante Garrone, il partigiano Sandro.

Ho conosciuto Grande Stevens negli anni giovanili della comune professione di avvocato.

Morto a 95 anni , nipote del colonnello inglese Stevens, voce di Radio Londra durante la guerra, nato a Napoli, aveva vissuto l’aria della Resistenza, e da quando aveva aperto il suo studio a Torino era diventato l’avvocato dell’avvocato Agnelli e presidente della Juve, oltre ad aver assistito gruppi industriali come l’Olivetti, la Lavazza e la Ferrero.

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non ci sono più scuse (dopo il flop referendario)

di raffaello morelli

Da martedì 10 giugno, i cittadini italiani realisti – non filo governativi ma neppure drogati dall’ideologismo della sinistra laica e cattolica schiacciata sul sentirsi predestinata a gestire il potere perduto ormai da un triennio – non possono eludere l’urgente problema di far maturare un’opposizione che sia davvero tale. E dunque rinunci alle sceneggiate dei riti passatisti in piazza confortate da gran parte degli organi di comunicazione tradizionali, e si manifesti in proposte e in comportamenti concreti atti a configurare una alternativa di governo coerente e credibile. Continua la lettura di non ci sono più scuse (dopo il flop referendario)

8×1000: Il lupo perde il pelo, ma non …

di valerio pocar

Il cardinale Zuppi, presidente dei vescovi italiani, intervenendo a un convegno dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero, ha espresso il suo indignato rammarico per via della decisione del governo italiano di destinare l’ottopermille di sua competenza, alla lotta alle tossicodipendenza e ad altre dipendenze. D’acchito, la rimostranza sembra fuor di luogo, giacché si suppone che non spetti ai vescovi di stabilire a qual fine lo Stato italiano debba spendere (spesso male) i suoi danari così come lo Stato non si permette di valutare il modo in cui la Chiesa spende (spesso male, come c’insegna l’ex (?) cardinale Becciu) i danari suoi. Le parole del cardinale, invece, hanno il loro perché.  

Come si sa, certe sciagurate regole fiscali ripartiscono la gran parte dell’ottopermille col criterio dell’inoptato, vale a dire il totale della somma in proporzione delle opzioni espresse. Questo consente alla Chiesa cattolica, alla quale meno di un terzo dei contribuenti dichiara di voler destinare l’ottopermille, di riceverne la grande parte, per quasi un miliardo di euro. Lo Stato, che finora non faceva alcuna propaganda per concorrere alla torta e anzi in un certo senso disincentivava le opzioni a suo favore non specificando in alcun modo la destinazione dei proventi (spesso impiegati in scopi tutt’altro che attraenti), ha finalmente pensato di dichiarare lo scopo al quale intende destinare la sua quota. Questo semplice fatto ha suscitato la reazione preoccupata della Chiesa, che s’indigna perché lo Stato (udite udite!, parole sue) le farebbe una “concorrenza” sleale.

La Chiesa finge di non sapere che si tratta di una regalia da parte degli italiani e che, per via della sconcia regola concordata col governo Craxi, percepisce indebitamente una bella fetta delle imposte di tutti i contribuenti italiani, compresi i non credenti e persino gli anticlericali. La Chiesa tace anche sul fatto che, nonostante la sua pubblicità assillante lasci intendere il contrario, solo circa un quarto dell’introito va in opere di beneficenza, mentre la quota maggiore va favore degli affari clericali.

La sacra auri fames è sempre stata un argomento per presentarsi “francescamente”, non “francescanamente” però, immacolati, solo che i danee inn danee, come si dice nella lingua lombarda che s‘intende anche in Vaticano.