di antonio caputo
Dopo il flop dell’affluenza alle urne in Lombardia e nel Lazio, un paese serio metterebbe in discussione l’intero regionalismo all’italiana partitocratico e dilapidatorio esasperato dell’infausto e infelice titolo V.. Che ha accompagnato la dissoluzione servizio sanitario nazionale. Nessuno dei partiti che si sono presentati alle regionali ha messo al primo punto di un programma che per altro nessuno ha presentato una seria e radicale riforma per superare il dissennato regionalismo sanitario ripristinando in toto un servizio
sanitario nazionale universale che non ha bisogno di Lep definiti dal governo o con le autonomie differenziate addirittura da un atto amministrativo unipersonale, il dpcm. Ma è tutela concreta di qualunque malato se malato con mezzi e adeguate dotazioni ovvero in aderenza alle prescrizioni e indicazioni dei medici e del personale sanitario in tutto
il paese. Ci manca solo essere o meno curati e come solo in forza della decisione del presidente del consiglio con dpcm casomai in diretta Facebook. Il giorno prima di tirare le cuoia in attesa della diretta. Con il necessario decentramento sul territorio a fini e solo a fini di gestione. Questo regionalismo partitocratico non è quello di Cattaneo e nemmeno quello di Miglio . Un ibrido alimentato dal denaro pubblico e dalla pessima deforma del titolo V del 2001. Il risultato del voto in Lombardia e nel Lazio certifica ora: Continua la lettura di un no al regionalismo all’italiana con uno sfondo (a)democratico
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IL NIPOTE DI MUBARAK
«Lo bacerei in bocca». Così disse Vauro, riferendosi a Berlusconi e alla sue dichiarazioni a favore dell’amico Putin, l’autocrate macellaio moscovita. Travolto dal clima di San Remo, il neoberlusconiano e stalinista incallito, appena sente profumo di invasioni e di stragi comuniste si ringalluzzisce. Gli auguriamo di incontrare davvero presto il suo eroe di Arcore e di baciarlo in bocca con la passione di un nipote di Mubarak.
La lepre marzolina – mercoledì 14 febbraio 2023
europeismo mendicante
Leggo che Meloni ha fatto mettere a verbale che il programma della Commissione “finirà per premiare chi ha più spazio fiscale”, dunque la Germania. La quale spenderà 300 miliardi di aiuti di stato. Mentre l’Italia prende 5 miliardi dalla Commissione. Sono affascinato dalla stramba logica di queste dichiarazioni. Il rovesciamento della realtà che è comune a destra e a sinistra, non è una specialità della Meloni. Il paese che non è MAI rientrato del debito pazzesco che ha generato senza crescita, che ha parlato di Keynes a sproposito, che è andato contro tutti gli impegni che si è preso, che non si è mei preparato per i tempi difficili, adesso ha scoperto che non ha spazio fiscale per affrontare un’emergenza. Però la Germania è avvantaggiata… dall’aver rispettato le regole della Commissione, di Maastricht e del buon senso. Se nessun paese europeo avesse rispettato le regole, oggi l’Italia non avrebbe potuto ottenere un euro. Eppure, ci si lamenta di non avere altri soldi, oltre alla valanga di denaro già accordata, che sicuramente sarà utilizzata nel peggiore modo possibile.
Giovanni Perazzoli
BRUCIATI SUL FILO DI LANA
I giornali riassumono così il discorso d’addio di Gianni Letta: “Volevano distruggerci, hanno fallito”. Poteva continuare così: “Li ho bruciati tutti sul filo di lana, il Pd è stato assassinato da Renzi, ma il vero becchino sono stato io… io sì che ci sono riuscito…”
HA VINTO LEI
LE PARTITE A BRISCOLA, (poveri post-millennials immersi nell’oblio)
di Enzo Marzo
Leggo sulla stampa la proposta di due deputati di Forza Italia, il partito dei “liberali” berlusconiani, Annarita Patriarca[1] e Tommaso Antonio Calderone (già neofascista del MSI e di Alleanza nazionale) che chiede di introdurre una nuova «fattispecie tipica di reato punibile da due a cinque anni», per impedire di «pubblicare con leggerezza atti di indagine fino all’udienza preliminare». Se diventasse legge, i giornalisti rischierebbero una pena carceraria uguale o superiore a quella prevista per la truffa, corruzione tra privati (fino a tre anni), malversazione di fondi pubblici o favoreggiamento personale (fino a quattro anni) e uguale a quella di chi partecipa a un’associazione per delinquere (cinque anni).
I due forzaitalioti andrebbero condannati per “faccia tosta” con l’aggravante “senza vergogna”.
Però anche a me sembra assolutamente necessaria una pena severissima per i giornalisti che si ostinano ad approfittarsene di quel rimasuglio di libertà di stampa che ancora persiste in Italia e si permettono di pubblicare intercettazioni non più segretate…
A un patto però. Che la loro pena carceraria [superiore di un anno a quella comminata a Silvio Berlusconi nel processo Mediaset per frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, creazione di fondi neri o a quelle rifilate a Cesare Previti reo solo di frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, creazione di fondi neri ed anche di aver corrotto un giudice] sia poi commutata in qualche partita di briscola con dei poveri vecchietti o in qualche chiacchierata con un prete. Come accadde ai due fondatori di Forza Italia. Il primo dei quali fu candidato alla Presidenza della Repubblica dai partiti dell’attuale maggioranza.
……..
[1] Annarita Patriarca è membro della Commissione Giustizia della Camera, figlia di Francesco Patriarca. Francesco: dc della corrente di Gava, sei volte membro del parlamento e sottosegretario della repubblica; il 14 giugno 2007 è stato condannato in via definitiva a 9 anni di carcere per aver reso dei favori alla famiglia camorrista Alfieri-Galasso. La figlia Annarita è stata sindaco di Gragnano, un’esperienza conclusa con lo scioglimento dell’ente per infiltrazioni della camorra, nel 2012; ma dette le dimissioni per i problemi giudiziari del marito Enrico Martinelli, sindaco di San Cipriano. Patriarca ha subito anche un processo per peculato (per alcune spesucce a carico del Comune tra cui «Un tubo di baci perugina, biglietti della lotteria, snack, yogurt, sacchetti per aspirapolvere, un orologio Tissot da tasca, un biglietto per tour panoramico a Vienna, spese varie in un centro commerciale a Montecarlo») da cui è uscita grazie alla prescrizione del reato, ma la sentenza del tribunale di Torre Annunziata contestualmente ha rilevato che «Quel denaro risultava, in base al rendiconto presentato dalle rispettive cariche, speso in virtù di giustificativi (riconducibili all’ufficio del sindaco e del presidente del consiglio) che, talora, erano palesemente insufficienti (es. scontrini illeggibili), talora erano contraffatti (poiché presenti sia in originale che in copia), talora erano logicamente incompatibili con le funzioni “di rappresentanza”». Il matrimonio Patriarca – Martinelli ebbe come testimone di nozze Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia che i magistrati volevano arrestare per camorra, dimessosi dall’incarico dopo lo scandalo intercettazioni che lo ha colpito (ah maledette intercettazioni). Enrico Martinelli, iscritto al Pdl, è stato arrestato insieme col consigliere comunale della sua maggioranza Francesco Paolella, docente di religione, e poi condannato per concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso a tre anni e 4 mesi con l’accusa di aver avuto rapporti con il killer della camorra, Enrico Martinelli, suo omonimo. (fonti: Wikipedia, “Domani” e “Repubblica”).
Essere trasformista è un po’ morire
Fondazione Luigi Einaudi Torino, 23 marzo – Il Keynesismo in italia la nota aggiuntiva di ugo la malfa ministro del bilancio 60 anni dopo
Fondazione Luigi Einaudi Torino, 23 marzo – Giorgio La Malfa: Keynes l’eretico – vita e morte del grande economista che ha cambiato l’occidente
Presentazione del libro “Sesso Chiesa Streghe” di Maria Mantello – Roma, 03 marzo ore 17.30
IL LIMBO DELLA POLITICA
di marco cianca
«Per la prima volta non sono andato a votare. Ma quello che mi sgomenta di più è che non mi importa niente, nemmeno dei risultati». A parlare così è un convinto cultore della democrazia, talmente attaccato ai suoi valori fondanti che la notte prima del referendum voluto da Matteo Renzi dormì con il testo della Costituzione sotto il cuscino paventando insani stravolgimenti. Adesso constata con tristezza, quasi sorpreso, di essere anch’egli caduto nel gran calderone dell’astensionismo. Il limbo della politica.
«Or discendiamo qua giù nel cieco mondo». Non c’è impeto, non c’è calore, solo sospiri «ne l’aura che trema». Ecco, tutto si può dire delle elezioni nel Lazio e in Lombardia, sulle quali gli analisti già si stanno sbizzarrendo, tranne che ci sia passione, intesa non come sofferenza (questa, almeno a sinistra, abbonda), ma nel significato di tensione emotiva. Tali non possono certo essere definiti il livore e il senso di rivalsa che trasudano a destra.
Effetto Fedez &C: sinistra asfaltata, titola “Il Giornale”. Canta la destra”, fa eco “Libero”, precisando nel sommario «La sinistra s’aggrappa a Fedez, Egonu e Zan e finisce asfaltata. Doppia sberla». «La sinistra vince solo a Sanremo», gongola “La Verità”. «C’è solo il centrodestra», esulta “Il Tempo”, aggiungendo: «A pochi giorni dalle primarie altra batosta per i Democratici». «Se la sono presa in quel posto», chiosa in strada una verace sorella d’Italia.
voterò bonaccini segretario pd — lettera apocrifa di giorgia meloni
a cura di enzo marzo
Certo non ce l’aspettavamo, data la distanza siderale tra noi della sinistra liberale e l’efficiente creatrice delle fortune di un’estrema destra dalla mentalità fascista. Siamo stati attenti sempre a distinguere il fascismo storico da una formazione del nostro tempo che ha nella propria pancia valori e interessi reazionari e clericali tipici in tutt’Europa di un’estrema destra nostalgica. Per ciò abbiamo trovato interessante questa lettera pervenuta in redazione con un mittente così incredibile. Abbiamo deciso di condividerla con i nostri lettori perché l’abbiamo trovata verosimile, anzi realistica, e purtroppo in linea con le linee di fondo della storia italiana recente e non recente.
“Domenica 26 andrò ai seggi del Pd e voterò per Bonaccini. Glielo devo. E voglio vedere se gli scrutatori mi vorranno fermare. Io sono ITALIANA, ho la carta di identità e due euro, quindi ho tutti i diritti di avvalermi di una procedura scelta dal Pd per eleggere il loro, direi il nostro, Segretario. È vero che non c’è nel mondo un sistema di scelta più idiota, demagogico e antidemocratico di quello: primarie aperte a tutti, senza alcun controllo, senza alcuna discussione, senza alcun confronto congressuale. Così ogni cittadino può decidere anche qual è l’avversario che preferisce. Invito quindi tutti i miei sostenitori ad andare in massa a votare per chi ha avuto parole così gentili per me. E io, lo dico chiaro, scelgo uno che ci farà vincere per decenni. Continua la lettura di voterò bonaccini segretario pd — lettera apocrifa di giorgia meloni