di giancarlo tartaglia
Mai una crisi politica nella storia della Repubblica è stata cosi lunga, complessa e dagli esiti assolutamente imprevedibili come quella che stiamo vivendo. Per tentare di comprenderla occorre partire da quelli che possiamo considerare, senza alcun dubbio, i punti fermi.
Il primo riguarda lo strombazzare in queste ore di un ipotetico impeachment del Presidente Mattarella. La richiesta non ha né senso logico né giuridico. Il Presidente della Repubblica ha agito nell’ambito dei poteri che la Costituzione gli conferisce. In base alla Carta del ’48 è il Presidente della Repubblica che nomina i ministri, ancorché proposti dal Presidente del Consiglio incaricato. Non esistono nella Costituzione limiti a questo potere discrezionale del Presidente. Pretendere di metterlo sotto accusa per il suo rifiuto di nominare il Professor Savona alla guida del dicastero del Tesoro è perciò frutto di analfabetismo costituzionale.
Il secondo punto, anch’esso assolutamente indiscutibile, è che in questo Parlamento, cosi come uscito dalle urne del 4 marzo, non esiste alcuna maggioranza e che dopo 80 giorni di crisi sono state “bruciate” tutte le possibili alleanze, tranne quella, che si va sempre più consolidando, tra Lega e 5 Stelle.
Il terzo punto, anche questo indubitabile, è che il governo Cottarelli (valeva la pena sprecarlo per un governo balneare?) non otterrà la fiducia delle Camere. Anzi, rischia di non avere nemmeno un voto a favore, con la conseguenza che non potrà gestire alcunché e che le Camere dovranno essere sciolte. Cottarelli dovrà limitarsi alla ordinaria amministrazione.
Questi sono i punti fermi da cui occorre partire per comprendere quali possano essere le prospettive ed è assolutamente inutile tentare di individuare di chi siano le responsabilità del precipitare della crisi. E’ stato Salvini, forte dei sondaggi elettorali, che ha voluto far fallire l’intesa per andare alle elezioni? E’ stato il Presidente Mattarella che, in area Cesarini, ha voluto riprendersi i poteri che gli assegna la Costituzione? E’ stato Draghi, la Merkel o chi altri a imporre a Mattarella il no al Professor Savona? Si tratta di interrogativi certamente leciti, quanto assolutamente inutili.
L’unica certezza è che le Camere saranno sciolte nei prossimi giorni e che gli italiani torneranno alle urne tra settembre e ottobre, se non in agosto, con un risultato che è già scritto. I sondaggi elettorali confermano la tenuta dei 5 Stelle e una forte crescita della Lega. Se entrambi i partiti, che hanno già sottoscritto un’intesa di governo, dovessero presentarsi alle urne in coalizione, prenderebbero, secondo l’Istituto Cattaneo di Bologna, il 90% dei seggi nei collegi uninominali.
Più che una prospettiva è una certezza: nel prossimo Parlamento Lega e 5 Stelle avranno una più che ampia maggioranza e, come ha preannunciato Salvini, il Presidente della Repubblica dovrà prenderne definitivamente atto. Oggi, la maggioranza parlamentare di Lega e 5 Stelle sarebbe stata modesta e la loro azione di governo sarebbe stata controllata dalle opposizioni e dai poteri costituzionali del Presidente della Repubblica. Ad ottobre avremo il Parlamento “dominato” da Lega e 5 Stelle. L’opposizione sarà residuale e il Presidente della Repubblica sarà “assediato”. A questo punto la domanda che sorge spontanea è una sola: ne valeva la pena?