STRAPPO UMILIANTE – GIORNALISMO DI STRADA

1.”Il Presidente della Repubblica dura in carica 7 anni e non è rieleggibile”.
Nella volontà della seconda Sottocommissione della Costituente, incaricata di redigere la parte relativa all’ordinamento costituzionale dello Stato, la possibilità di rielezione del Presidente della Repubblica veniva espressamente esclusa.

Anche se nella stesura finale, il cui testo fu affidato alla Commissione dei settantacinque, nelle persone dei deputati Moro e Togliatti, non fu espressamente ripetuto il testuale inciso, non per questo è venuta meno la non rieleggibilità a suo tempo rifiutata da Ciampi, in quanto non prevista espressamente la possibile rielezione. Trattandosi di norma di rango primario di stretta interpretazione. Ubi lex non dixit nec nos dicere possumus. Non si può fare dire alla legge quel che la legge non dice. Oltretutto la rieleggibilità dilata a dismisura una durata molto lunga, di 7 anni da correlare ai 5 della carica dei parlamentari cui compete l’elettorato attivo. Dilatare i tempi, 14 o 21 o 28 anni, comporta un evidente indebolimento della radice parlamentare della legittimazione che è espressione di sovranità popolare della carica presidenziale. Che diviene possibile frutto di mercanteggiamenti e manovre di palazzo incompatibili con la forma parlamentare e democratica. Oggi come nel 2013 con Napolitano si è consumato uno strappo umiliante per un parlamento democratico, peraltro sfigurato da ristrette cerchie di partiti autoreferenziali, in forza di leggi elettorali contrarie ai principi della democrazia che hanno reciso il rapporto tra elettori e parlamentari, nominati da piccoli gruppi autoreferenziali nel collasso della struttura democratica e di mediazione con la società civile dei partiti

2.Da diversi anni i c.d. leader si esibiscono per la strada inseguiti da cronisti precari a cottimo che carpiscono frasi smozzicate o parole roboanti fini a sé stesse mentre corrono trafelati. Imbucandosi immancabilmente in auto blu con autista o in Palazzi istituzionali. È il nuovo modo di far politica di un ceto partitico in preda alla stolta presunzione di essere o apparire “popolari” avallata da un giornalismo televisivo scadente che insegue gossip e non informa per impreparazione o mala fede. Siamo oltre la frutta. Come fanno costoro, il nuovo Palazzo di noantri, a non capire che in tal modo cresce la indifferenza o la rabbia dei cittadini comuni. E il distacco da chi immancabilmente per fare quel che fa dopo l’inseguimento artato del cronista di turno si imbuca in un auto blu, o nei meandri oscuri di un Palazzo inaccessibile anche al povero cronista infreddolito? Così muore la politica e la democrazia.

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