ULTIMATUM

de La lepre marzolina

Noi dell’Asse “o Franza o Spagna”, seguendo l’esempio del caro Putin, abbiamo deciso di invadere la Repubblica Italiana, o meglio di «non attaccarla», ma soltanto di compiere una «operazione speciale» armata sul suo territorio, occupando terre che «fanno parte della nostra storia». Noi siamo terrorizzati, siamo circondati: ai nostri confini non c’è solo l’Italia ma ci minacciano il Lussemburgo, il Belgio, il Portogallo. Ovviamente in futuro penseremo anche a loro. Ai nostri due paesi si unisce l’Austria, a cui gli imperialisti savoiardi hanno sottratto la Repubblica Veneta, figuratevi, “sua” fin dal 1797. I popoli non possono rimanere inerti di fronte alla tragedia di un’Austria privata del vitale “sbocco al mare”. 

Bisogna procedere rapidamente alla denazificazione e defascistizzazione dell’Italia. Il sempre maggiore allontanamento dell’Italia dall’idealità democratica è ben più grave di quello dell’Ucraina. I patrioti italiani, secondo gli ultimi sondaggi, costituiscono circa il 20% della popolazione, mentre il Partito Patriota ucraino nelle ultime elezioni ha preso solo lo 0,53% e il partito di estrema destra Svoboda ha raccolto il 2,15%. In Italia alle elezioni ai neo fascisti si unisce un altro 20 per cento di fanatici, agli ordini di Capitan Cialtrone, che sono pronti a qualunque politica anche la più razzista e becera, nonché un 10 per cento devoto all’esempio più macroscopico di edonismo e di libertinismo individualista, condannati dal nostro Don Kirillo come il Peccato da sradicare.

Vinceremo sicuramente. Confidiamo nel sostegno della Quinta Colonna nostalgica interna, fatta di no-vax, terrappiattisti, nazi-bolscevichi, paleo-bertinottiani e mini-Generali in pensione, che molto travagliano per giustificare le nostre rivendicazioni. Abbiamo già un nostro giornale, la “Pravda”, diretto da Belpietro. Il Dugin “de noaltri” – e ne siamo orgogliosi – è камфора, che collocandosi sulla linea di Forza nuova e di Franco Cardini, definisce i profughi ucraini “passanti” e si dedica quotidianamente alla sua meritoria battaglia contro l’intolleranza perché, si sa, come dice lui, «nessuno è più intollerante dei liberali».

 

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