di andrea ricciardi
Bagarre alla Camera dopo che Giorgia Meloni ha letto brevi pezzi del Manifesto di Ventotene (Per un’Europa libera e unita), scritto durante la guerra nel 1941 da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, confinati sull’isola dal fascismo dopo essere stati in carcere. Fu pubblicato nel 1944 grazie a Eugenio Colorni, che ne scrisse la prefazione e fu ucciso dai fascisti. Meloni ha detto che quella del manifesto «non è la sua Europa», accusando in sostanza Rossi e Spinelli di essere antidemocratici. Siamo al rovesciamento della realtà, alla propaganda di chi, citando frasi fuori dal contesto in cui furono scritte, ridicolizza gli oppositori del fascismo ma, così facendo, si schiera al fianco dei fascisti, alleati di ferro dei nazisti, che il manifesto voleva sconfiggere attraverso una rivoluzione federalista. Se la libertà ha vinto è merito di tutti gli antifascisti, anche di Spinelli, Rossi e Colorni. Meloni, una volta di più, dimostra che i suoi riferimenti storici sono coloro che gli antifascisti li hanno uccisi, incarcerati, confinati, costretti all’esilio. È presidente del Consiglio di una Repubblica democratica di cui, coerentemente, non riconosce le radici antifasciste.
Ottima sintesi.