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CONTE E LE CRITICHE CAMPATE IN ARIA

di gianfranco pasquino

Non fanno un buon servizio alla comprensione della politica italiana tutti coloro che, un giorno sì e quello dopo anche, sottolineano la debolezza del governo Conte 2 e dello stesso Presidente del Consiglio, e annunciano, talvolta anche auspicandole, la sua prossima caduta e la sua immediata sostituzione. Non posseggo capacità divinatorie, ma sono convinto che qualsiasi discussione sulla politica che miri ad essere rilevante deve essere fondata sui fatti e sugli elementi disponibili, eventualmente anche per smentirli. Ne vedo quattro che mi paiono tutti molti rilevanti e solidi. Primo, sono oramai molti mesi che tutti i sondaggi segnalano qualcosa di inusitato. Tanto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte quanto il governo da lui presieduto godono di un alto livello di approvazione, superiore al 60 per cento e molto più elevato di qualsiasi governo precedente. Conte poi sopravanza personalmente di parecchio tutti gli altri leader politici italiani. Secondo, il Presidente del Consiglio (con il suo Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri) hanno acquisito un alto grado di credibilità nell’ambito dell’Unione Europea e delle sue autorità. Conte si è mostrato preparato e intransigente ed è stato premiato con il più cospicuo pacchetto di prestiti e sussidi accordato ai singoli paesi: 209 miliardi di Euro. Sulla sua capacità di impegnarli e spenderli presto e bene Conte ha opportunamente chiesto di essere valutato a tempo debito. In democrazia si fa proprio così. Terzo, per un paio di mesi, commentatori privi di fantasia hanno fatto circolare il nome di Mario Draghi come il più probabile successore di Conte, già pronto a subentrargli. Nessuno di loro è riuscito ad avere un’intervista con Draghi il quale si è guardato bene dal dichiararsi disponibile. Il grande banchiere sa che l’Italia è una “brutta gatta da pelare” ed è molto probabilmente consapevole che un conto è presiedere la Banca Centrale Europea un conto molto diverso essere catapultato in un sistema politico non possedendo potere politico proprio. Gli altri nomi menzionati, tutti di caratura inferiore a quella di Draghi, costituivano un elenco di uomini (neppure un donna!) noti, ma nulla più. Quarto, anche se ripetutamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato l’importanza quasi assoluta della stabilità di governo e della continuità della sua azione, quirinalisti e retroscenisti lasciavano trapelare (o si inventavano) una qualche insoddisfazione del Quirinale nei confronti di Palazzo Chigi. Al contrario, esistono molte dichiarazioni di Mattarella che debbono essere interpretate nel senso di una sua grande contrarietà a qualsiasi crisi di governo. Il Presidente della Repubblica non si allontana dalla convinzione che il governo in carica ha l’obbligo politico di formulare i progetti indispensabili per usufruire dei fondi europei ed è il meglio attrezzato a farlo. Le critiche giornalistiche e politiche a Conte continueranno. Sarebbero meno campate in aria se tenessero conto di qualche fatto.

Quando a Conte apparve S. Eligio

di gianmarco pondrano altavilla

Il nostro premier Conte non lo sa, ma presto avrà una visione mistica. No, non gli parlerà S. Pio da Pietralcina, cui pure il primo ministro è devoto (come ha tenuto a spiegare a mezza Italia), ma un santo di recente più defilato, meno lumini e statuine, che pure – però -, il suo perché ce l’ha. Si tratta di S. Eligio. S. Eligio è aduso a queste missioni nei palazzi, a parlare col “potere” e da alcuni segni inconfutabili sembra proprio che il capo del governo italiano sarà il prossimo destinatario della sua pastorale angelica.

Legittimo potrà sorgere il dubbio nel lettore su chi ci dia tanta certezza, tanta sicumera, da spergiurare la prossima epifania palazzochigiana.

Per rispondere al suo legittimo quesito dovrà permetterci di fare un piccolo salto nel passato. Anni ’50, Firenze. A Palazzo Vecchio, il sindaco La Pira si è assopito, stremato dal lavoro. Sono giorni intensi: la fonderia Pignone, la “fabbrica di Firenze” non regge il mercato e deve chiudere. Il sindaco è dalla parte degli operai e tanto fa e tanto briga che alla fine i contribuenti, mercé l’AGIP salveranno l’azienda. Sì certo, ci sono sempre quei liberisti da salotto che sbraitano, quell’Einaudi, quel Rossi (diavolaccio) che scocciano. Ma alla fine tutto si aggiusta.

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USCITA LA NEWSLETTER n.19/2020 DI ITALIALAICA

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Il sito dei laici italiani vi segnala:

Editoriale
UN TEMPO RICCO DI EVENTI
Marcello Vigli 11.11.2020

Alla Camera dei Deputati italiana è stato votato a scrutinio segreto un testo unico che introduce una norma per contrastare l’omotransfobia, la misoginia e le violenze contro le persone disabili. I sì sono stati 265, i no 193, gli astenuti 1. L’aula ha approvato. L’approvazione è stata… 


Editoriale
I LAICI COMBATTONO IL CONFORMISMO DELLA MAGGIORANZA, STRISCIANTE E PERVASIVO, NON ABBAIANO CONTRO LE MINORANZE
Pier Paolo Caserta 06.11.2020

In corrispondenza del climax emotivo di gravi attentati terroristici di matrice islamica si moltiplicano i pronti pronunciamenti di molti italiani, che in migliaia di post si battono il pugno sul petto in nome della laicità.

Così, all’improvviso.

Non posso fare a meno di pensare che se tutti…


Editoriale
FRATELLI TUTTI O QUASI
Giovanni Fioravanti 04.11.2020

La lettera del pastore Francesco, Fratelli tutti, è indirizzata all’insieme degli uomini di buona volontà, impegnati a perseguire il bene comune. Come se gli uomini di buona volontà mancassero e da tempo non avessero improntato la loro vita a lottare per il conseguimento di quegli ideali e…

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LO SPIRITO DEL TEMPO: LA SCURRILITÀ

Un confronto, tra Biden e Trump, imbarazzante e umiliante per l’intelligenza degli elettori. Uno scontro tra un bullo cacciaballe con le sembianze di un bull dog e un uomo anziano e dimesso, manifestamente privo della statura politica per la carica istituzionale alla quale aspira.

Resta il desolante senso di vuoto dopo una corrida permanente di voci sovrapposte con un mediatore che faticava a gestire i passaggi. Un parapiglia dove non si parla mai di un preciso oggetto, le politiche per il Paese e il mondo, buttandola in caciara, in insulto, in invettiva a prescindere. Per Trump il suo avversario è solo un vecchio stupido rincoglionito; per Biden, Trump è un bugiardo impostore. Nulla di meno, niente di più. Un confronto pubblico, istituzionale trasformato in lite scomposta da trivio, logica da mucchio selvaggio o da grande fratello, per non comunicare nulla,  guerriglia di movimentazione verbale o linguale nucleo della comunicazione del cosiddetto “dibattito”. Deprimente.. è deprimente. Hegel redivivo farebbe fatica a trovare nelle scurrili invettive dell’orrido Trump lo spirito del mondo. Il guaio per noi è che lo spirito del tempo è questo

REPUBBLICA 3.0 – 2- LA LINGUA TAGLIATA

di enzo marzo

Questa lettera, inviata alla rubrica delle “lettere a Corrado Augias”, il 21 ottobre 2020, non è stata pubblicata.

Caro Augias, non si abbatta e continui la battaglia a favore della lingua italiana. Vorrei aggiungere solo due argomenti che aggravano la responsabilità di chi favorisce l’invasione di parole straniere. Primo: la lingua è il patrimonio maggiore di un paese. Il suo “imbastardimento” è il segno sicuro del declino di un popolo. Trovo folle che questa decadenza trovi come principale responsabile proprio il Governo. Non c’è bisogno di scomodare Habermas e la sua affermazione: «Tutte le decisioni politiche esecutive devono essere formulate in una lingua ugualmente accessibile a tutti i cittadini». E’ ovvio. Possibile che a Palazzo Chigi siano così “vetero provinciali”? Proprio nel momento in cui era necessario farsi capire assolutamente da tutti, ovvero in questi mesi di coronavirus, il corrispondente inglese di “clausura” e moltissimi altri termini stranieri introdotti in provvedimenti governativi dimostrano che il nostro ceto politico non sa che il 10% dei nostri studenti è in grado di leggere un testo, ma non di comprenderne i contenuti, e che il 46,1% degli italiani si trova in condizione di “illetteralismo”, non riesce cioè a superare il livello base di comprensione di un brano di prosa. Si tratta di oltre 33 milioni di persone. Secondo argomento: ci tengo molto, e ci ho scritto adesso un libro sopra. Si tratta di come noi giornalisti, in mille modi, anche con la lingua che usiamo, violiamo i diritti dei lettori. Perché il lettore ha il diritto di comprendere. E poi ci lamentiamo che scappano.

Cordiali saluti  Enzo Marzo (enzomarzo@gmail.com)

PER I LETTORI DI QUESTO SITO AGGIUNGIAMO UN POST CHE DEDICHIAMO A CHI VARA JOB ACT E LOCKDOWN

 

https://fb.watch/1t1rFVuUp6/

IL VIRUS ZANGRILLO

«Lo ribadisco: il virus è clinicamente morto. Nessuno è riuscito a contraddirmi». Alberto Zangrillo, 28 luglio 2020

Mentre i morti per Covid crescono, Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, se la prende con l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. E lo accusa di una mentalità proveniente dalla «sua antica militanza sessantottina di cui si fa vanto». Molti “sessantottini” hanno responsabilità anche gravi, ma che sono nulla in confronto a quelle di  incoscienti come Zangrillo che all’inizio dell’estate hanno dichiarato la morte del Covid e di fatto incoraggiato  il “liberi tutti”.  Di diffondere il virus. Se, invece di perdersi in polemiche in trasmissioni televisive da casalinghe, si chiudesse a riflettere per qualche minuto sul numero dei morti provocati dalla sua “leggerezza” da medico avventato, e su quanti danni ha fatto al paese, forse potrebbe persino ritrovare in sé un minimo di dignità e decidere, prima di tutto, di tacere per sempre e, poi,  di cercare un po’ di pace per la sua coscienza andando a fare il volontario in Africa con “Medici Senza Frontiere”. Certo, non come medico, ma come infermiere. L’ Africa ha già i suoi problemi.

la lepre marzolina – martedì 27 ottobre 2020

Cucchiarelli: “Ecco la verità su Ustica. Il DC9 abbattuto dalla sfiammata di un caccia”

Speciale per Africa Express, Senza Bavaglio e Critica Liberale
Monica Mistretta
Milano, 29 settembre 2020

A quarant’anni dalle stragi di Ustica e Bologna, la verità può attendere. La versione ufficiale degli eventi che riguardano la maledetta sera del 1980 in cui cadde il Dc9 Itavia con 81 persone a bordo, slitta senza fretta, decennio dopo decennio, facendosi strada tra le ipotesi più disparate, spesso glissando perfino sulle indagini della magistratura, sulle requisitorie, su documenti Nato, sulle testimonianze di chi ha avuto il coraggio di parlare. Anche la strage di Bologna non trova un punto fermo. Inutile seguire tutto, non serve: non ci crede più nessuno. E forse è quello che si voleva ottenere fin dall’inizio.

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UNA DEMOCRAZIA DA INVENTARE. DOPO IL REFERENDUM

 

Qualche giorno fa, dopo il referendum sul taglio dei parlamentari,  invitato da David Sassoli, è intervenuto, in un confronto al Parlamento europeo su “Europa, il fondatore e garante  del Movimento a 5 stelle Beppe Grillo.

Queste alcune  sue esternazioni  che hanno scatenato molti commenti: quanto al referendum, «quando lo usiamo, usiamo il massimo dell’espressione democratica. Per me che ho contribuito alla democrazia diretta, quindi non credo assolutamente più in una forma di rappresentanza parlamentare ma nella democrazia diretta, fatta dai cittadini attraverso i referendum, andare a votare sì o no alla diminuzione dei parlamentari è come se chiedi a un pacifista ‘sei a favore o no della guerra?’». E ancora: «Alle elezioni ormai ci va meno del 50 per cento, è una democrazia zoppicante. Si cominciano a prospettare scenari come l’estrazione a sorte, perché no? Perché non posso selezionare una persona con certe caratteristiche?».

Espressioni un po’ rozze , per molti commentatori inquietanti se non eversive, all’indomani del referendum che ha tagliato in misura lineare il numero dei parlamentari, obiettivamente e matematicamente riducendo del 36.5% la possibile  rappresentanza dei cittadini nel luogo in cui si emanano le leggi uguali per tutti.

Grillo non crede nella democrazia parlamentare e  indica l’alternativa radicale sostitutiva di  una «democrazia diretta fatta dai cittadini attraverso i referendum» e, confusamente, estrazione a sorte dei parlamentari.

Così detto è stravolgimento assoluto di qualunque logica e principio, tanto di democrazia rappresentativa che di democrazia diretta e certo la lotteria in atto da anni di selezione casuale dei candidati  tramite la c.d. piattaforma Rousseau, prudentemente non menzionata dall’ex comico genovese,  a prescindere da ogni altra critica circa opacità e conflitti di interesse della struttura privata della società privata di Casaleggio figlio, singolare caso di monarchia ereditaria, che gestisce Rousseau, aumenta ed esaspera  confusione e rozzezza della cattiva esternazione.

Non si è capito chi per Grillo possa emanare le leggi e con quali procedure, ma ancor prima che cosa si intenda per democrazia, senza aggettivi.

Le domande, che Grillo non si pone, limitandosi solo a preparare il funerale del parlamento rappresentativo, quale conseguenza del referendum  sulla legge voluta dal suo partito e dalla Lega, sono queste:

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I MOLTI RISCHI

C’è il rischio molto concreto di “votare”(ellitticamente) con un parlamento tagliato, rosatellum adattato,liste bloccate e candidature multiple .  La pubblicazione della legge di revisione confermata dal referendum  e la delega per i collegi uninominali che  adatta il rosatellum, la legge Rosato, a che punto siamo?

In base agli artt. da 21 a 25 della legge 352 del 1970 che regola i referendum, tra alcuni giorni verrà pubblicato in Gazzetta il risultato ufficiale del referendum con annessa  pubblicazione della legge costituzionale di revisione (il taglio).
La legge entrerà’ in vigore il decimo quinto giorno dalla pubblicazione, ai sensi dell’art.12 delle preleggi ( vacatio legis).
Se, ad esempio, fosse pubblicata il 1 ottobre  entrerebbe in vigore il 16 ottobre. E’ immediatamente  applicabile,  ai sensi della legge 51/2019 (relatore Calderoli, lo stesso che presentò in Senato la legge di revisione come da programma elettorale della Lega) che in sostanza adatta il rosatellum al nuovo numero dei parlamentari attraverso una delega legislativa che ridetermina i collegi uninominali (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/06/11/19G00060/sg). A proposito, legge che singolarmente, precedendo il referendum, dava per scontata la vittoria del sì e comunque la presupponeva.
La delega deve essere esercitata entro due mesi dall’entrata in vigore del taglio,  secondo l’ipotesi prima segnalata, entro il 15 dicembre.
A quel punto, non solo in astratto, se non vi fossero ulteriori modifiche della legge elettorale, si andrebbe a votare col combinato disposto di parlamento tagliato e rosatellum adattato. Tutto il resto son chiacchiere sparse e comunque ipotesi le più’ disparate su cui non vi è nessuna chiarezza e nessun accordo né dentro né fuori della maggioranza di governo.
Dopo aver sentito Grillo che nuovamente preconizza il funerale della democrazia, ho fatto anche un sogno o avuto una allucinazione per superare la depressione, sul rapporto tra legge elettorale e rappresentatività del parlamento democratico.   Fermo restando   il bicameralismo paritario che è una risorsa da utilizzare per ponderar meglio o correggere testi di legge, occorre recuperare il suo significato emerso durante i lavori dell’assemblea costituente, differenziando la durata delle due Camere e radicando i senatori sui territori regionali,E anche differenziando per materie l’iniziativa legislativa tra le due Camere .  In tal modo si espanderebbe l’ambito della rappresentanza, si affinerebbe e migliorerebbe la produzione legislativa. Nel contempo, attraverso un metodo di reciproco controllo, si allontanerebbe il rischio di intromissioni esterne o lobbystiche di interessi opachi estranei all’interesse generale.    Quanto alla legge elettorale, con un occhio rivolto ai collegi uninominali su base regionale del sistema elettorale in vigore dal 1948 al 1993, per allentare la presa partitocratica e migliorare i processi di selezione democratica e avvicinare eletti ad elettori si restituirebbe a questi ultimi il potere /dovere di sceglierli, sarebbe utile un sistema fondato su collegi uninominali in numero pari ai parlamentari da eleggere.   Un elettorato passivo accessibile da chiunque, a condizione che risieda nel territorio del collegio da almeno 5 anni o più  e che la candidatura  venga presentata da un congruo numero di cittadini elettori residenti da tempo nel territorio del collegio, penso a 2/3mila presentatori o numero superiore.   Ciascun presentatore non dovrebbe sottoscrivere per più’ di 1 candidato.  In tal modo la sera stessa del voto gli elettori di ciascun collegio  potranno vedere in carne ed ossa i propri parlamentari di riferimento.  E la famigerata tecnica delle designazioni di capi partito o di improbabili piattaforme sarebbe soppiantata dai cittadini in prima persona messi in condizione di interagire e scegliere, recuperando fiducia e spirito o volontà’ di partecipazione.   Aiuterebbero anche percorsi di democratizzazione, radicamento sul territorio e trasparenza e democrazia dei partiti. Non escludendo affatto anche strumenti di democrazia diretta.

Ma non accadrà e voteremo col rosatellum ridipinto da Calderoli e company.

 

USCITO IL N.70 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI o anche sul fatto.it

per scaricare il pdf clicca qui o anche qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/27/150-anni-dalla-breccia-di-porta-pia-ma-la-chiesa-continua-ancora-a-ingerire/5941680/

Sommario
editoriale – la vita buona
5. valerio pocar, centocinquant’anni da porta pia
cronache da palazzo
7. riccardo mastrorillo, un voto di conservazione
la biscondola
8. paolo bagnoli, verso uno stato palestinese?
nota quacchera
10. gianmarco pondrano altavilla, il dolore non sia pretesto alla censura
res publica
11. angelo perrone, la violenza urbana senza parole
lo spaccio delle idee
13. ernesto rossi, il nostro 20 settembre
21. paolo fai, contro la democrazia diretta
23. comitato di direzione
23. hanno collaborato
8-9-10-12-22. bêtise
22. bêtise d’oro