di giorgio benigni
Si può essere liberali senza essere stronzi?
di antonella soldo
Per come la vedo io, in Italia i liberali hanno storia, idee e tradizione per farsi un po’ di spazio a sinistra
Non sono tra quelli che pensa che si debba dire per forza qualcosa subito, quando accadono le cose. Soprattutto quando queste cose meritano un po’ di riflessione in più. Altrimenti si fa la figura di quelli che il giorno dopo le elezioni europee lanciano proclami “Terzo polo terzo nome” per poi rimangiarsi tutto qualche settimana dopo e dire “non c’è spazio per il terzo polo, stiamo al centro ma con sguardo a sinistra”. Oltre a rischiare il torcicollo qui si rischia pure un bipolarismo di tipo psichiatrico.
Dunque, siccome è della questione dello spazio tra la destra e la sinistra che si parla dal 10 giugno, ecco i miei due cent.
In Italia lo spazio tra la destra e la sinistra negli ultimi 20 anni lo hanno riempito sempre movimenti populisti: popoli viola, popoli marroni e, appunto, Movimento 5 stelle. Continua la lettura di Si può essere liberali senza essere stronzi?
Ecologismo e materialismo due alleati nella diversità
di riccardo mastrorillo
Il successo della lista Alleanza Verdi e Sinistra alle ultime elezioni europee si basa su vari fattori. Dobbiamo sgombrare il campo intanto dall’equivoco in cui molti cadono, cioè considerare i voti di preferenza dati ai “personaggi” candidati come voto estraneo, se non addirittura capziosamente conquistato. Se è pur vero che molti, anche elettori di formazioni politiche minori di estrema sinistra, hanno votato AVS per sostenere Lucano e Salis, come numerosi elettori del Pd hanno votato AVS per sostenere Marino e Orlando, in tutti e quattro i casi le organizzazioni di partito, sia Europa Verde che Sinistra italiana, hanno lavorato, in quelle circoscrizioni, dando indicazioni decise per votare quei nomi. Al massimo potremmo considerare in circa 300.000 i voti, non ripetibili, dati ad AVS, solo per sostenere uno dei 4 personaggi. Il confronto con i numeri dei candidati strettamente di partito ci può suggerire un valido aiuto, per il confronto. Continua la lettura di Ecologismo e materialismo due alleati nella diversità
Aux urnes, citoyens!
di enzo marzo
L’iconografia francese ha l’immagine più appassionante nella Marianna che guida il popolo verso la liberté. Nei giorni scorsi si è vista la foto di una giovane con il cartello dove “aux armes” era sostituito da “aux urnes”. Grido che più democratico non potrebbe essere. E i francesi hanno votato in massa contro l’estrema destra.
Il presidente Macron, che inaspettatamente, e persino irritando il suo partito, ha sciolto l’Assemblée Nationale e ha convocato sul tamburo nuove elezioni, è stato sbeffeggiato da quasi tutti. “Incosciente”, “folle”, “irresponsabile”: è stato accusato di volere gettare la Francia nel caos e nella ingovernabilità. La sua carriera è stata data per finita sotto i colpi dell’estremismo di destra trionfante. I più accaniti ovviamente i meloniani e persino “il Fatto”, che ormai giudica ogni vicenda con gli occhiali distorti del “putinismo”. Chi oggettivamente non è a favore del duce russo è da scomunicare. Il giorno del voto il quotidiano esalta l’ultima dichiarazione favorevole a Putin di Le Pen, la traditrice di Francia foraggiata dalle banche russe. Quasi un’indicazione di voto. E così Macron diventa “Micron”. Anzi “cretino”.
I NOSTRI ARTICOLI
le tentazioni del potere
17. 06 SETTEMBRE 2024
[angelo perrone]
La confessione pubblica del tradimento, con la scena madre delle lacrime, non è ancora l’atto finale dell’intrigo che, di questi giorni, scuote il governo. Gennaro Sangiuliano, aggrappato alla sedia da ministro, non riesce a mettere la parola fine alla storia più calda dell’estate bollente. La Meloni gliel’aveva chiesto, serve un “chiarimento”, per chiuderla qui, evitando dimissioni e complicati rimpasti governativi. Non bisogna cedere alle pressioni, nonostante lo scandalo e il discredito.
La dama bianca di Pompei, Maria Rosaria Boccia, invece non sta al gioco. Seconda donna “tradita” dal ministro (chissà che relazione e che promesse) dopo la moglie, non se ne perde una, ribatte colpo su colpo. In diretta, con foto, video, documenti. Segue ogni intervento, e contesta, rilancia. Non appare direttamente, non spiega tutto.
Sono repliche, le sue, che chiariscono solo in parte, quel tanto però che serve al momento. Per il resto, accenni che generano altri sospetti. Magari saranno espliciti la prossima volta. Si preannunciano sequel densi di novità, e pericolosi. Cos’altro scopriremo? Chi è coinvolto? Qual è il piano?
Gli ingredienti e i personaggi tengono la gente sul pezzo. I fatti scivolano in una dimensione da gossip privato-sentimentale, surriscaldato dal meteo bizzarro. Guarda caso, è la linea della destra, e serve ad annacquare e confondere. Cosa c’è di meglio dell’ennesima storia di tradimento sentimentale e rivalità a distanza tra donne? E poi: queste le carte di chi attacca il governo più di destra della storia repubblicana?
Che tutto ciò accada nelle stanze della politica e ai vertici delle istituzioni passa in secondo piano, quasi non si avverte. Il senso delle cose, oltre i fatti personali, è spalmato e disperso. Come se appunto non riguardasse un ministro, rivelatosi inadeguato di fronte ad una giovane donna in carriera. Invece almeno questo è chiaro.
La politica è sempre sotto la pressione di ambizioni, talora sfrenate, dentro la cerchia e fuori. Gente che punta in alto, e magari percorre vie traverse, non quelle della professione e delle competenze. Il punto è rendersene conto, saper agire, mantenere saldo il decoro della funzione pubblica. Ma sappiamo bene quanto possa essere ampia, e dirompente, la vanità del potere, di fronte alle tentazioni.
LA BOXE DELLE IDEOLOGIE
16.02 AGOSTO 2024 [giovanni perazzoli]
In molti si sono lanciati a valutare il ritiro di Angela Carini dall’incontro olimpico di boxe contro Imane Khelif come se si trattasse di schierarsi a favore o contro le teorie woke. Chi è contro ha visto un’ingiustizia, chi è a favore ha bollato la polemica come arretrata e boomer. La cosa buffa è che ognuno dà implicitamente ragione al suo antagonista.
Imane Khelif, al centro di questa controversia, è una donna, non una transessuale. Non è “saltata” nell’altro genere, è rimasta nel suo. Ne viene che “i progressisti” che la legittimano, possono farlo se mantengono, però, la distinzione, boomer e tradizionale (diciamo così), tra i generi, uomo-donna. D’altra parte, chi invece sostiene che questa donna “non è davvero una donna”, deve convenire che la distinzione tra uomo e donna può essere fluida, come si sostiene in ambito woke.
Valga sine ira et studio. I progressisti assumono la distinzione uomo-donna; i conservatori dicono che una donna può non essere classificata a tutti gli effetti come donna. I primi per difendere la teoria woke, i secondi per criticarla. In nessuno dei due casi con un fondamento
LA BELLEZZA PER TUTTI
15. 31 LUGLIO 2024 [giovanni perazzoli]
Non ci importa se la presunta Ultima Cena “woke” all’apertura dei giochi parigini fosse una rivoluzione o un sacrilegio. Chi si scandalizza fa male. Ci ha colpito, invece, l’affermazione del direttore artistico in risposta alle polemiche: “volevo che tutti fossero rappresentati”.
L’arte rappresenta? Il generico manifesto “progressismo inclusivo” era prevedibile, e ci dice davvero poco, anche se lo prediamo per buono. Perché però riportare l’arte al fervore ossessivo della rappresentanza e dell’identità, con la pretesa di colonizzazione dell’immaginario altrui?
Supponiamo, per paradosso, che ogni pennellata venga scrutinata sotto la lente dell’inclusività. Per contraccolpo, la bellezza si estinguerebbe? I critici sarebbero trasformati in contabili dell’identità e i musei in censimenti ambulanti?
D’accordo, la rappresentazione può avere la sua importanza. Ma la bellezza è un’altra cosa. Si è fatta viva quando Celine Dion ha cantando Edith Piaf. Non ha “rappresentato” nessuna categoria specifica, eppure ha parlato a tutti. Non ha incluso, ha trasceso. Non ha conteggiato diversità, ha cantato all’universale umano. Ed è questo il punto che sfugge a coloro che si limitato alla rappresentatività: l’arte più inclusiva è quella che non si preoccupa di includere, ma di essere bella. La bellezza, nella sua ineffabile essenza, abbraccia tutti proprio perché non si rivolge a nessuno in particolare.
I DANNI DEL TEMPO
14. 29 LUGLIO 2024 [angelo perrone]
Con un po’ di arguzia e di malignità, si può cogliere il paradosso. Joe Biden, dopo il ritiro, si accinge a combattere un’insolita battaglia, probabilmente l’ultima. Porre fine alla nomina a vita dei giudici della Corte suprema, con l’introduzione di un limite, si parla di 10-15 anni. In Italia, per dire, il mandato per il grado analogo della giurisdizione è 9 anni, più lungo del già lungo incarico del presidente della Repubblica, 7 anni. La stranezza è che a porre la questione della durata, ed implicitamente dell’età, sia l’anziano Biden.
Ma il problema è reale, anche se è difficile che la riforma possa avere successo. Il pericolo che la Corte suprema sia “troppo anziana” è una conseguenza dell’assenza di un vincolo temporale. È la Costituzione americana a stabilire che i giudici supremi rimangano al loro posto «during good behavior».
La regola fu voluta come garanzia di indipendenza rispetto alle pressioni politiche e alla mutevolezza delle maggioranze. L’obiettivo principale: assicurare la terzietà della funzione nel tempo, nonostante il fatto che le nomine siano tutte presidenziali. La scommessa era costituire un organismo, nominato dalla politica ma secondo criteri oggettivi durevoli, e intrinsecamente “equilibrato”.
Un ragionamento rivelatosi fallace per vari motivi. La cancellazione della sentenza Roe v. Wade sull’aborto ne ha evidenziato i vizi. Si è finito per negare che l’aborto costituisca un “diritto costituzionale”, meritevole di tutela a livello nazionale. È emersa un’opinione reazionaria e contraria al più diffuso sentire popolare. Ha pesato l’orientamento conservatore (sei giudici contro tre) prevalente nella Corte, determinato dalle ultime nomine in gran parte di Donald Trump.
Il problema dell’età dei giudici e della durata del mandato diventa più grave. Non solo c’è il pericolo che i giudici anziani non siano in grado di interpretare i principi secondo le esigenze del tempo moderno. Ma, a parte l’età, le decisioni della Corte sono sottoposte, come si vede chiaramente, a quella “deriva ideologica radicalizzante” che già produce così tanti danni nella società e nella politica del paese. La polarizzazione non fa bene né al dibattito pubblico né alle camere di consiglio dei giudici.
il potere
13. 29 LUGLIO 2024 [giovanni vetritto]
In tanti luoghi il Potere, nemico giurato dei liberali, è fertile.
Distorce, magari, le dinamiche sociali. Favorisce alcuni e previlegia altri.
Non sempre riconosce e premia il merito.
Spesso sfrutta fortune del passato difendendole.
Sempre è insofferente di limiti e contrappesi.
Ma è generativo, produce, innova, fa accadere cose.
In Italia come in nessun altro luogo il Potere è sterile.
Pensa solo a perpetuare se stesso.
Si limita a estrarre rendita da cose morte.
Per questo, come in nessun altro luogo, in Italia il Potere è spregevole.
Kamala Harris, che nessuno aveva visto arrivare
12. 25 LUGLIO 2024 [angelo perrone]
Grandi sorrisi a beneficio delle telecamere e dei presenti; pause, ammiccamenti e ironie al punto giusto; padronanza dei tempi e dei contenuti. Non ne sbaglia una, nelle prime uscite, Kamala Harris dopo il ritiro di Biden. Da dove è uscito un personaggio di tal fatta? Qualcuno può dire davvero di averla vista arrivare? Sono le prime “ore perfette” della candidata (per poco solo in pectore) dei democratici americani contro Trump.
Fino a ieri eravamo incatenati: sì certo Biden non ce la può fare contro Trump e non può durare altri quattro anni. Ma non ci sono alternative. Tanto meno lo è la vicepresidente, quella tizia così scialba. Mancano proprio i ricambi in campo democratico, e anche quello repubblicano – “dominato” da Trump – non sta meglio. Ora il quadro è mutato d’incanto, e chissà come finirà, la partita torna aperta. Il team di Trump è scompaginato e sorpreso, costretto a cercare contromisure, dopo la campagna elettorale ossessiva sulle gaffe del presidente in carica, come se non ci fossero quelle del pretendente Donald. Continua la lettura di Kamala Harris, che nessuno aveva visto arrivare
CRETINISMO CONTRO LOGICA
11. 24 LUGLIO 2024 [e.ma.]
Non si sa se l’estrema destra sarà battuta da Scheil o dalle differenze tattiche al suo interno (dopotutto c’è sempre un papeete in agguato), ma quel che è certo è che è annientata ogni giorno nel corpo a corpo con la Logica. Già avevamo fatto notare (n.7) quando la Logica aveva mandato al tappeto Sallusti infervorato in uno dei suoi soliti slurp a B.. In queste ore è invece il presidente del Senato che viene sterminato dalla Logica sotto le vesti di un bambino al massimo di sei anni. La Russa: «Era meglio se dichiarava
di essere un giornalista», riferendosi al povero Joly, malmenato dai picchiatori fascisti di Casa Pound sulla pubblica via. Il bambinello-Logica alza il ditino e gli chiede: «Perché, se fosse stato un passante impiegato alle Poste, sarebbe stato legittimo massacrarlo di botte…».