di Elena Fattori
Il Movimento5 stelle ha regole etiche molto stringenti per i propri portavoce. Limite due mandati, tetto di stipendio 5000 euro al mese lordi, rinuncia a qualsiasi indennità aggiuntiva.
L’odio nei confronti di una classe politica indegna si è tradotto in una attenzione particolare per i parlamentari, simbolo di una casta considerata, a ragione, ignobile. Così i parlamentari 5 stelle hanno fatto un po’ da agnello sacrificale della rabbia popolare, hanno rendicontato per anni ogni singolo caffè, e le restituzioni celebrate con il restitution day sono state una sorta di rito espiatorio per colpe altrui per placare la rabbia popolare e dare un esempio virtuoso di politica al servizio dei cittadini. Tutto estremamente giusto e lecito e credo abbia avuto un importante effetto sulla questione etica della politica ormai non rinviabile.
Ma tutto questo ha un prezzo importante: la sostanziale delegittimazione dei rappresentanti della democrazia parlamentare disegnata dalla nostra costituzione antifascista. Questa sorta di “marginalizzazione” richiederebbe una serie di regole per limitare l’influenza e rendere elettive tutte le persone accessorie e le figure apicali del movimento ormai diventato forza di governo, altrimenti il rischio è di creare un potere extraparlamentare ombra che di fatto gestisce il parlamento. Mentre Di Maio e gran parte dei deputati e senatori 5 stelle non saranno eleggibili al prossimo mandato le varie figure dello staff, incluso Rocco Casalino molto presumibilmente rimarranno al loro posto al cambiare degli eletti. La piattaforma Rousseau sulla quale si sceglieranno o verranno estratti a sorte i prossimi parlamentari come suggerisce Beppe, rimarrà a disposizione dei soci non eletti e senza limiti temporali al loro incarico. Al cambiare dei parlamentari la memoria storica, le conoscenze, i dossier importanti, i contatti rimarranno perciò nella disponibilità di questa categoria di persone stabili, al riparo dell’odio e delle rivendicazioni popolari.
In un’epoca in cui si comunica prima di pensare o agire è chiaro che chi si occupa di comunicazione nel gruppo politico ha un potere immenso: può decidere il tono con cui dare una notizia e colpire il cuore la testa o la pancia degli italiani, può decidere di dare rilievo a un’azione parlamentare e meno a un’altra, può decidere di dare maggiore rilievo alle azioni del governo piuttosto che del parlamento, può decidere di mettere in luce un parlamentare più di un altro e quindi spianarne la carriera politica. Le polemiche sullo stipendio di Rocco Casalino sono perciò prive di senso. Ho avuto modo di vedere lavorare Rocco da vicino ed è un professionista della comunicazione eccezionalmente brillante e trovo assolutamente lecito che decida a chi e a che condizioni prestare la propria opera. Come è legittimo da parte sua pensare a purghe o a epurazioni: è un libero cittadino che nessuno ha eletto e può esprimere il suo pensiero dove gli pare prendendosi la responsabilità di quello che dice.
Io personalmente da libera cittadina trovo orribili le sue parole, ma sono le sue. Il problema dello strapotere di chi si occupa di comunicazione nel Movimento 5 stelle non è di Rocco Casalino o chi per lui, è di chi questo grande potere glielo lascia. E su questo occorrerebbe interrogarsi come molti di noi stanno chiedendo da anni senza risultati apprezzabili.
da huffingtonpost 22 settembre 2018