di riccardo mastrorillo
Con soli 370 voti favorevoli ieri il Parlamento Europeo ha votato la fiducia alla nuova Commissione.
Solo 9 voti sopra la maggioranza assoluta e 62 sopra la maggioranza relativa nella votazione, 31 in meno dal voto di investitura del luglio scorso. Il peggior risultato della storia dell’UE.
Nessun Gruppo Parlamentare ha votato compatto e, di fatto i voti di Fratelli d’Italia sono stati fondamentali.
Per i veri europeisti l’obiettivo era che si formasse un governo “politico”, di fatto, tutto il dibattito, le trattative e il voto stesso sono stati condizionati quasi esclusivamente da presunti interessi nazionali. L’Assemblea di Strasburgo ha perso l’occasione di fare chiarezza e soprattutto di riaffermare la centralità del Parlamento, quindi della democrazia rappresentativa, rispetto alla centralità degli Stati, o meglio, dei Governi Nazionali.
I commentatori delineano visioni contrastanti, ognuno tira l’acqua al suo mulino, alcuni sostengono che la maggioranza si è spostata a destra, altri dichiarano che il tentativo di spostare a destra l’asse della commissione è stato sconfitto.
All’ultimo minuto Von der Leyen ha recuperato una parte dei voti del Gruppo de Verdi nominando Philippe Lamberts suo consigliere “per la transizione verso un’economia climaticamente neutra”.
I 53 parlamentari del gruppo dei Verdi avrebbero potuto votare tutti contro, e questo avrebbe garantito la bocciatura di una Commissione, nella quale nessun Commissario proviene dall’ecologismo.
L’ampliamento a destra, fortemente voluto dal capogruppo dei Popolari Weber, che lo aveva teorizzato già nel corso della campagna elettorale, c’è stato ma solo in minima parte e comunque non è questo il punto.
È l’assenza di chiarezza politica che ci disturba: ben venga una Commissione di Destra, purchè frutto di una maggioranza politica, non di piccole trattative coi governi nazionali.
La scelta di un incarico, quasi ridicolo, per l’ex capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo è stata forse la mossa più astuta di Von der Leyen, ma il punto più basso della politica.
Peraltro Lambert non ha brillato per doti di capacità politica, è stato comunque un leader divisivo, ha boicottato in tutti i modi la rinascita de Verdi Italiani, che, per fortuna, già prima dell’annuncio della sua nomina, avevano dichiarato di votare contro la Commissione.
I veri europeisti contavano molto sulla coerenza e sulla dignità del Gruppo Verde, su un rigurgito politico del Partito Verde Europeo. Purtroppo l’amaro veleno stillato proprio da Lambert negli ultimi anni, ha corrotto il Gruppo politico più federalista del Parlamento e anche i Verdi si sono spaccati.
Anche il gruppo socialista non ha brillato né per Europeismo né per intelligenza politica, dopo aver subito l’odioso ricatto su Ribera, messa in discussione solo per far recedere i socialisti dalla, assolutamente corretta, opposizione al Commissario proposto da Orban e a quello proposto da Meloni, alla fine si sono piegati alle manovre di Weber, ingoiando una Commissione debole e ostaggio della destra. Anche il Partito Democratico ha perso una importante occasione per rimettere al centro la politica e la democrazia, ma questo, ci sorprende un po’ meno
L’occasione persa era forse l’ultima possibilità per intraprendere una sana strada federalista, per uscire dall’equivoco di un’Europa ostaggio dei governi nazionali e del peggior nazionalismo. Il deludente voto di ieri può essere un’occasione per riprendere il dibattito pubblico sulla necessità di un nuovo capitolo, speriamo che il ridimensionamento dei trasformisti alla Weber o alla Lambert, possa essere un primo passo per riprendere il cammino verso il nostro intramontabile sogno di una Federazione Europea vera e democratica.