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UN COMUNICATO STAMPA

Un esponente del “Partito che non c’è”, dopo l’incontro a Budapest tra Salvini, il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban e il premier della Polonia Mateusz Morawiecki, ha preso atto della comune volontà dei tre di arrivare ad un “Rinascimento europeo”, «sognando una UE che fa poche cose in comune». Evidentemente Salvini ha inteso confermare il suo sovranismo e il suo antieuropeismo alla vigilia della cacciata di Orban dal PPE per la sua continua violazione dei diritti umani e politici che è la vergogna dell’Unione europea. Il Capo della Lega ha sottolineato così la sua politica di estrema destra e l’affinità con i due “dittatorelli” che apertamente si proclamano “illiberali”. Non possiamo non notare – ha continuato l’esponente del PNCE – il riferimento al “Rinascimento” tornato d’attualità dopo le lodi di Renzi a un analogo “Rinascimento” di un regime assassino com’è quello saudita.

DUE “DOMANDE GIUSTE” A BERLUSCONI

Il Ppe ha prolungato la sospensione deliberata prima delle elezioni europee nei confronti di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbàn, accusato più che giustamente d’essere antisemita, antieuropeo, ma soprattutto di aver stabilito in Ungheria un regime dichiaratamente illiberale e liquidatore dello stato di diritto.

«Caro Berlusconi, lei da trent’anni si dichiara liberale e continua a farlo tuttora, nonostante le sue politiche pubbliche. I suoi ghost rider e i liberaloidi insistono contro ogni evidenza. Lo sappiamo che lei non ci crede, ma perché continua ad avallare questa bufala che, tanto per fare un esempio, potrà metterla in difficoltà a Palazzo Grazioli dove ha invitato a pranzo l’antisemita Orbàn, che potrebbe chiederle: “Lei che mi vuole ostinatamente nel gruppo europeo dei popolari  – e la ringrazio – perché non ha il coraggio di affermare pubblicamente, come faccio io, il suo odio per il liberalismo?’’». [e.ma.]

GRAZIE, ORBAN

Non avremmo mai creduto di dover ringraziare un velleitario dittatorello dell’Est europeo, nonché il Capo di Lega ladrona, per la loro incessante opera a favore dell’unità europea. Grazie alla meticolosità di Wundt si è potuto mettere a punto un concetto, quello della “eterogenesi dei fini” che ci avverte come azioni intenzionali possano portare a conseguenze non intenzionali, spesso anche assolutamente contrarie a quelle volute. Orbàn è il più chiassoso tra quelli che vogliono ricostituire in chiave antieuropea (ma conservando tutti i vantaggi economici) un’alleanza del tutto simile alla vecchia Austria–Ungheria. Nella sua mente nostalgica c’è la volontà di esprimere egemonia o forza di attrazione verso la Baviera, la Croazia, persino verso il lombardo-veneto. Ha dalla sua il fatto che l’Ungheria (a parte alcune fiammate libertarie) è stata sempre un paese sottomesso a poteri esterni e quando si è auto governata – come nella Reggenza tra le due guerre mondiali – ha prodotto solo governi fascisti, addirittura nazisti, fondati su un accanito antisemitismo. La popolazione ungherese non si è fatta molto onore, ha perseguito gli ebrei con determinazione. E’ scesa in guerra al fianco di Hitler e, come fecero pure gli italiani, quando la guerra volgeva a male cercò di tradire i suoi alleati. Fu ovviamente occupata, non risulta una sua resistenza ma molto collaborazionismo. Dopo fu punita duramente dalla sua posizione geografica.

Ma gli ungheresi di Orbàn non hanno appreso la lezione.

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METTIAMO UN PUNTO DEFINITIVO ALLA POLEMICA CON I LIBERALOIDI

di enzo marzo

Forza Italia vota a favore della “democrazia illiberale” di Orban

Ovviamente noi lo abbiamo sempre saputo che il berlusconismo era una truffa maldestra a uso e consumo dei liberali (noi li abbiamo sempre chiamati “liberaloidi”) che non desideravano altro che farsi truffare e lucrarci sopra. Così hanno fatto finta per venticinque anni di credere che il partito di un frodatore, di un colluso con la mafia e di un corruttore di avvocati e giudici avrebbe finalmente realizzato la “rivoluzione liberale” in Italia. I risultati stanno sotto i nostri occhi.

Roba da ridere, anzi da piangere, se ricordiamo i salti mortali dottrinali dei “professori della cattedra” sui giornali-spazzatura dell’ex cavaliere e addirittura in parlamento per giustificare il loro servilismo che tanto ha lavorato al massacro della tradizione e del pensiero liberale italiano.

Ora siamo arrivati al punto terminale.

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