#unitiperleuropa – APPELLO ALLA MOBILITAZIONE 2

di pier virgilio dastoli

Per rispondere al progetto di Donald Trump e alle mire imperiali di Vladimir Putin non basta più suonare la sveglia dell’Europa dei sonnambuli. È infatti tutto l’ordine internazionale che soffre di limiti e difetti sempre più insopportabili.

Occorre chiamare in piazza tutti coloro che traggono concreti vantaggi dalle politiche europee, che si identificano in una lunga lista di beneficiari, quali:

  • i giovani e i docenti del programma Erasmus come simbolo dell’identità europea,
  • i giovani dei corpi europei di solidarietà e del servizio volontario europeo come simbolo dell’Europa che lotta per la pace,
  • i consumatori protetti dalle regole europee,
  • i poteri locali e regionali sostenuti dalla politica di coesione economica, sociale e territoriale,
  • i sindaci delle città europee della cultura e delle città gemellate,
  • la rete dei Fringe Festivals e degli artisti di strada,
  • il mondo agricolo più attento al valore delle risorse naturali e della qualità del cibo,
  • i ricercatori che interagiscono con il programma Horizon e con la politica di ricerca dell’Unione europea,
  • i giudici nazionali che tutelano i diritti delle persone applicando la Carta dei diritti e gli avvocati che la invocano in giudizio,
  • i promotori delle iniziative di cittadini europei e delle petizioni al Parlamento europeo che hanno usufruito e intendono usufruire di questi strumenti di democrazia partecipativa,
  • le cittadine e ci cittadini che hanno partecipato alla Conferenza sul futuro dell’Europa e che sono stati e sono parte attiva dei panel transnazionali,
  • i beneficiari dell’azione del Mediatore europeo,
  • i lavoratori delle imprese rese competitive dagli investimenti europei,
  • i lavoratori delle imprese nel mondo digitale e quelli protetti dagli interventi europei nella dimensione sociale,
  • le imprese protette dal marchio europeo,
  • gli abitanti delle aree protette dagli effetti del cambiamento climatico,
  • il mondo della cultura che si riconosce in una comune identità.

Occorre chiamare in piazza chi subisce le conseguenze nefaste dei costi della non-Europa dicendo loro con forza che ci sono beni pubblici che potranno essere garantiti solo da un’Unione più democratica e più solidale e dunque da un governo responsabile davanti al Parlamento europeo, dall’eliminazione del potere di veto, da una politica estera e della difesa comune al servizio della pace e del multilateralismo che si contrappone alle conflittualità dei nazionalismi e alla violenza nelle relazioni internazionali e da un bilancio federale dotato di vere risorse proprie che si faccia carico di beni pubblici e da una vera politica estera  quali:

  • la promozione della salute e l’accesso aperto alla conoscenza,
  • la protezione delle lavoratrici e dei lavoratori con uno statuto europeo del lavoro, con un welfare comune e con la piena attuazione della Carta dei diritti fondamentali, per i quali l’assenza di una politica industriale comune non ha garantito adeguata competitività nel mondo globalizzato,
  • la tutela delle popolazioni delle aree interne a cui la politica di coesione si rivolge in modo ancora inadeguato,
  • il sostegno agli agricoltori, a chi fa impresa, a cittadine e cittadini vittime delle esondazioni e delle deforestazioni per i ritardi nella convergenza ecologica della società, dell’obiettivo della decarbonizzazione e di un grande piano di contrasto ai rischi climatici,
  • lo sviluppo di politiche comuni per le lavoratrici e i lavoratori transfrontalieri che pagano gli effetti di trattamenti fiscali anticoncorrenziali fra i Paesi dell’Unione europea,
  • la tutela degli immigrati legali divenuti irregolari per le lentezze e le differenze delle procedure sul mercato del lavoro che creano inaccettabili discriminazioni,
  • il sostegno agli avvocati di strada perché difendere i diritti degli ultimi significa difendere i diritti di tutti,
  • la protezione dei difensori dei diritti fondamentali e delle organizzazioni rappresentative della società civile, di chi si batte per una società aperta e libera per tutti e tutte insieme a chi crea occasioni di partecipazione popolare,
  • la difesa delle cittadine e dei cittadini che vivono in Paesi dove vengono violati i principi fondamentali dello stato di diritto affermando l’intangibilità dei principi della democrazia.

Manifestazioni per l’Europa sono possibili e necessarie se garantiranno un’ampia mobilitazione popolare che dia il segnale forte che la maggioranza delle opinioni pubbliche è pronta ad azioni strutturate e permanenti per ottenere dalle istituzioni europee e nazionali e dai partiti la difesa del patrimonio delle realizzazioni comunitarie, l’eliminazione dei costi della non-Europa e l’impegno per una riforma dell’Unione secondo un progetto, un metodo e una agenda democratica costituente.

Questo segnale deve tradursi in un manifesto europeo per un’Europa libera, giusta, pacifica e democratica.

Proponiamo di scegliere come slogan di queste manifestazioni: #unitiperleuropa declinato in tutte le lingue dell’Unione europea.

Noi saremo nelle piazze d’Italia e abbiamo proposto al Movimento europeo internazionale e ai suoi membri di mobilitarsi per essere attivamente presente nelle piazze d’Europa per un’Europa libera, giusta, pacifica e democratica.

LE RAGIONI DELLA MOBILITAZIONE

Michele Serra – prima nella sua “Amaca” intitolata “Dite qualcosa di europeo”, poi nella newsletter su Il Post e infine il 28 febbraio in un editoriale su La Repubblica con il titolo “Una piazza per l’Europa” – ha lanciato l’dea di una manifestazione per l’Europa in tutte le principali piazze europee.

La sua idea fa seguito all’appello del Movimento europeo in Italia per un “umanesimo militante” che si richiamava al messaggio che Thomas Mann rivolse agli Europei in occasione della Conferenza di Monaco nel 1938 a seguito della quale l’ignavia dei Governi francese e britannico aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale scatenata da Adolf Hitler e dal suo sodale Benito Mussolini.

Non è la prima volta che gli Europei si mobilitano per l’Europa perché

  • seicentomila cittadine e cittadini parteciparono a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta al Congresso del Popolo Europeo promosso da Altiero Spinelli dopo la caduta della Comunità Europea di Difesa e la “beffa del Mercato Comune”, come Altiero Spinelli definì i Trattati di Roma,
  • centomila persone scesero in piazza a Milano nel giugno 1985, mobilitati dalla forza federalista e dalle organizzazioni sindacali e per testimoniare il loro sostegno al progetto di Trattato sull’Unione europea approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984, con una partecipazione popolare il cui obiettivo fu tradito poi dai Governi che a quel progetto lungimirante preferirono il più modesto Atto Unico definito da Altiero Spinelli “un topolino partorito da una montagna”.

Molti Europei furono poi in piazza a Nizza nel dicembre del 2000 per esprimere il loro sostegno alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che rappresenta l’espressione più alta dei valori dello Stato di diritto adottata dalle istituzioni europee grazie alla determinazione delle organizzazioni rappresentative della società civile e dei lavoratori.

Manifestazioni europee per la pace e contro una guerra insensata ci furono al tempo del conflitto scatenato dagli Stati Uniti contro l’Iraq con la “vecchia Europa” di Francia, Germania e Benelux contraria a quella guerra e la coalizione anglo-italo-spagnola al seguito di George Bush, ma ciò non ha tuttavia creato un movimento europeo per la pace solido e strutturato nel tempo.

Limitate sono state le manifestazioni unitarie europee delle organizzazioni dei lavoratori perché significative sono le differenze fra i sindacati dell’Europa settentrionale e quelli dell’Europa meridionale, ma oggi devono riuscire a convergere sui temi di un welfare europeo, della democrazia economica, della solidarietà intergenerazionale e di genere, ma anche dell’inclusione dei lavoratori dei Paesi terzi (i migranti economici e i richiedenti asilo) nel mondo del lavoro.

Chiamati a raccolta da Greta Thunberg abbiamo assistito per mesi in molte piazze d’Europa alle mobilitazioni dei giovani per il futuro del pianeta (Fridays for future). Ma essi non sono riusciti di unire alla difesa dell’ambiente un messaggio comune per un’Europa democratica che decida, e oggi sarebbero ancora più necessari per organizzare una insurrezione contro i tentativi di demolire il Patto Verde Europeo.

Donald Trump intende rovesciare l’ordine internazionale annullando il multilateralismo per sostituirlo con un bipolarismo zoppo, demolire l’Organizzazione Mondiale della Sanità per privilegiare gli oligopoli delle industrie farmaceutiche e la lobby dei brevetti, paralizzare il cammino verso la decarbonizzazione nella lotta al cambiamento climatico, frenare lo sviluppo del commercio internazionale, imporre gli interessi delle grandi imprese multinazionali del web e mettere in pericolo i valori della giustizia e della democrazia.

Roma, 3 marzo 2025

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