10. 23 LUGLIO 2024 [marco cianca]
Il ritiro di Joe Biden e la possibile, a meno di auspicabili colpi di scena, rielezione di Donald Trump pongono nuovi interrogativi sul senso della democrazia. Anche Benito Mussolini e Adolf Hitler andarono al potere in base al voto popolare. La filologa Margherita Isnardi Parente attribuiva al retore Trasimaco questa osservazione: “Gli uomini, quando si trovano davanti alla adikìa, alla sopraffazione, nella sua forma suprema e totale, ne rimangono abbagliati e non possono che piegarsi ad essa e subirla; la loro difesa non può e non riesce a esercitarsi se non di fronte a forme minori di sopraffazione, a piccoli misfatti, mentre essi sono impotenti di fronte al totale dispiegarsi dell’istinto di natura fortunato nella sua sfrenatezza”.
L’attrazione per il più cattivo, nell’autoconvincimento che possa essere un buon capo. Si discuteva tanto, nella Grecia del V e IV secolo avanti Cristo. Ad Atene spaccavano il capello in quattro filosofeggiando sul potere e sui misfatti, del popolo. Gli studiosi parlano di “illuminismo sofistico”, tracciando in qualche modo un parallelo con i padri della Rivoluzione Francese, in quanto si dispiega in tutta la sua complessità, e contraddittorietà, una concezione razionalista del progresso. Vengono gettati i semi dell’uguaglianza, anche se non nel senso completo e universale come la intendiamo noi. L’isonomia, cioè l’eguale distribuzione, definisce i diritti della moltitudine.
Si cerca di conciliare in modo virtuoso Physis, la natura, Téchne, l’arte, la scienza, e Nòmos, la legge. L’equilibrio di questa triade consente la convivenza civile, imbrigliando l’hybris, tracotanza e sopraffazione.
All’inizio, il mito. Platone lo fa raccontare dal suo Protagora. Gli uomini erano sparsi, prede delle fiere e della violenza. Per sopravvivere fondarono città e si raccolsero assieme ma, non appena riuniti, cominciavano a ingiuriarsi e di nuovo si separavano e soccombevano. Non possedevano ancora l’arte della politica. “Zeus allora, temendo che il genere umano potesse essere del tutto annientato, mandò Ermete a portare agli uomini reverenza e giustizia, perché fossero legami della città capaci di fondare l’amicizia. Chiese Ermete a Zeus: in quale modo dovrò distribuire reverenza e giustizia tra gli uomini? Distribuirò forse anche questo come sono state distribuite le altre arti? Le arti sono state distribuite in modo tale che, per esempio, per la salvezza di molti uomini è sufficiente che uno solo conosca l’arte medica; e così per gli altri artigiani; è così che devo pure distribuire reverenza e giustizia, o devo darle a tutti? A tutti – rispose Zeus – e che tutti ne siano partecipi; Non potrebbero sussistere le città, se solo pochi partecipassero di essi, come avviene per le altre arti”.
Dalla mitologia alla storia. Tucidide fa di Pericle il campione di questo sviluppo e gli fa dire: “Quanto al nome, per il fatto stesso che è amministrata non a vantaggio dei pochi, ma della moltitudine, si chiama democrazia. In essa, secondo le leggi, tutti hanno uguale trattamento nelle loro contese private; se qualcuno conquista fama, dignità e rispetto, viene preferito nelle cariche pubbliche, non per il suo grado, ma per il suo merito; e se vi è qualcuno che possa fare qualcosa di vantaggioso per la città non ne è impedito in ragione della sua povertà e per la sua posizione sociale oscura”.
Ma sono gli stessi sofisti, in una continua attività dialettica, ad indicare limiti e difetti della volontà popolare. È sempre Margherita Isnardi Parente, in un saggio pubblicato da Sansoni nel 1977 come prefazione ad una stimolante antologia, a guidarci in questo apparente ginepraio. La democrazia viene via via definita come regime di parte, regime di costrizione, regime dell’inganno (e qui la mente torna a Trump e ai pifferai della Destra), tirannia sotto mentite vesti, nemica della natura, sopraffazione reciproca. La bilancia, talvolta, sembra pendere dalla parte delle oligarchie. Non è un caso che Crizia venisse indicato da Sparta come uno dei “Trenta Tiranni”, i quali attuarono una durissima attività repressiva prima della rivolta guidata da Trasibulo che restaurò la democrazia in Atene.
Alla fine, nell’illuminismo sofistico, a prendere il volo è l’ottimismo democratico. Giamblico denunciava: “La tirannide, che è male e sì grande, non nasce da altra causa se non l’illegalità”. Reclamava Alcidamante: “La natura ci ha fatti tutti liberi, nessuno ha fatto schiavo”. Euripide era certo che la sola differenza tra gli uomini sia l’intelligenza.
Speriamo che, a novembre, gli hillbilly degli Appalachi, per dirla con J.D. Vance, la mettano in moto.
[22 Luglio 2024 in Il guardiano del faro]