Sono stati avvistati lupi in città, naturalmente di notte, e la stampa quotidiana ne ha dato notizia. Ma non è ancora allarme, si titola. Meno male. L’ultima aggressione a un uomo da parte di un lupo in Italia, infatti, risale alla metà del 19° secolo! Certo, da allora i lupi sono diventati pochi e le probabilità sono statisticamente diminuite, ma non si deve dimenticare che il lupo, molto giudiziosamente, teme l’uomo e lo sfugge.
Il lupo era una specie integralmente protetta a livello europeo, ma ora non più: insipienza ecologica europea! Comunque, in Europa si provvede a risarcire gli allevatori per le perdite. Su base annua gli europei hanno pagato circa 17 milioni di euro per circa 56mila capi di bestiame uccisi da lupi, vale a dire lo 0,02 per cento degli animali allevati in questo continente (le uccisioni programmate nell’interesse dagli umani, s’intende, non vengono contabilizzate). Ci sembra opportuno ricordare che i lupi –per quanto a noi animalisti possa dispiacere – svolgono un ruolo di controllo selettivo, giacché predano i soggetti più deboli, perché vecchi o malati.
Nella statistica degli animali uccisi da lupi non sono contati quelli selvatici, rispetto ai quali – per quanto a noi animalisti possa dispiacere – il lupo svolge un ruolo di contenimento di individui di varie specie che gli umani stimano in sovrannumero e dannosi, come caprioli, daini e soprattutto cinghiali. Ci pare sintomo della schizofrenia umana costatare che coloro che si lagnano dei danni recati dagli ungulati sopracitati siano gli stessi che gridano “al lupo al lupo” e chiedano di abrogare le norme che tutelano questo straordinaria specie e spesso si facciano giustizia da sé. Una prova, se ce ne fosse bisogno, dell’insipienza ecologica della specie umana, così come dei suoi rappresentanti.
valerio pocar – martedì 8 aprile 2025