di riccardo mastrorillo
Ripartiamo da Einaudi e dal già citato resoconto della seduta dell‘8 gennaio 1947, della prima Sezione della seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione
Ora, i programmi possono essere formulati da chiunque, e non si distinguono mai l’uno dall’altro: badando ad essi non si costruisce niente. Se v’è una costruzione solida, essa dipende dalle persone che rappresentano il programma e vogliono attuarlo. Figurarsi che soltanto con una votazione fatta su un programma si possa assicurare stabilità al Governo, è figurarsi qualcosa che può stare sulla carta, ma che non ha alcun rapporto con la realtà.
Diceva Einaudi, ed è la più lampante risposta alle ipocrisie stucchevoli cui stiamo assistendo in questi giorni, da parte dei più. Noi vogliamo rivendicare lo scontro sulle poltrone, vogliamo che siano pesate, oncia per oncia, le caratteristiche di tutti i candidati a ricoprire il ruolo di Ministro, chiediamo a gran voce un nuovo manuale “Cencelli”.
Le urgenze che dovrà affrontare, senza indugio, il futuro governo, le condizioni basilari per il ripristino della democrazia parlamentare sono poche ma essenziali.
- Una nuova legge elettorale, che rimetta realmente nelle mani degli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, e che sia funzionale al sistema parlamentare, quindi priva di qualsiasi premio di coalizione, anzi, priva di qualsiasi meccanismo che preveda coalizioni: proporzionale pura, con due preferenze e senza sbarramenti, o uninominale secca all’inglese.
- Una nuova legge sulla RAI, che tolga al governo il potere di nominare il consiglio di amministrazione, con un meccanismo che garantisca una concertazione tra maggioranza e opposizione, al fine di garantire un reale pluralismo, accetteremmo, per assurdo, pure il ritorno alla lottizzazione, ma la norma attuale va assolutamente cambiata.
- Una legge sull’editoria, che stabilisca chiari e oggettivi limiti alla proprietà dei mezzi di informazione, norme sane sui diritti dei lettori e una seria politica di tutela della libertà e pluralità dell’informazione.
- Una legge sul conflitto di interesse, con parametri oggettivi, che stabiliscano i casi in cui, chi governa, debba astenersi da decisioni palesemente conflittuali tra i propri e gli interessi del paese, ma soprattutto norme serie e applicabili sulla pubblicità dei potenziali interessi dei parlamentari, sui finanziamenti alla politica e ai candidati.
- Una riforma che, modificando profondamente i decreti “sicurezza” di Salviniana memoria, metta al centro la sicurezza dello stato e non l’istigazione alla paura e all’odio.
- Una politica ispirata all’economia circolare, un uso della fiscalità diretta e indiretta per favorire le pratiche di riconversione, per contenere tutti gli inquinamenti: ambientali, sociali e politici.
Per fare tutto questo, non serve un contratto di governo, non serve nemmeno un programma, servono, invece, persone affidabili, capaci e rette, che garantiscano con la loro credibilità, la corretta applicazione di questi principi, perché la democrazia non è solo indire elezioni.
Per questi motivi ci aspettiamo, ben consapevoli che saremo ancora una volta ignorati, che la scelta del Ministro per i rapporti con il parlamento ricada su una figura assolutamente e convintamente consapevole delle regole costituzionali di una Repubblica Parlamentare; ci aspettiamo che il Sottosegretario all’editoria sia una figura capace, convinta che, il pluralismo dell’informazione, non viene garantito solo dai tagli delle, quantunque eccessive, provvidenze statali; ci aspettiamo un ministro dell’Interno che svolga le sue funzioni dirigendo, dal Viminale, politiche di sicurezza e non girando il paese per seminare paure e odio. La lista sarebbe ancora parecchio lunga, ma ci accontenteremmo di queste poche, ma fondamentali condizioni, di queste poche figure specchiate.
ecco, questo, sì, che sarebbe un programma liberale. Ma non possiamo aspetarcelo da chi liberale non è!
Avete dimendicato di RICORDARE:
la frase è. CONOSCERE PER DELIBERARE