I SEDICI SULLA LIBRA. Quando non c’è limite al ridicolo

di angelo perrone

Erano in sedici. Sulla nave Libra, la prima diretta verso uno dei centri per migranti in Albania, voluti a suon di centinaia di milioni di euro dal governo Meloni. Neppure in trecento, come nell’epopea cantata dalla Spigolatrice di Sapri: quelli che, “giovani e forti, a noi non fecer la guerra ma si inchinaron a baciar la terra”. Non fa nulla.

Altra roba quella, pure i momenti però erano differenti, che volete. Lì, un manipolo di trecento carcerati che Carlo Pisacane immaginava potesse realizzare il sogno della sommossa nel Regno delle due Sicilie. Qui, il sogno meloniano, ugualmente nobile eppur ridotto, affidato – per ora, poi si vedrà – a sedici individui: certo arditi, dieci bengalesi e 6 egiziani, precisano i cronisti, accompagnati dall’altra parte dell’Adriatico.

Una questione epocale, l’immigrazione, però l’importante è cominciare. Del resto era prevista qualche ristrettezza: il protocollo con l’Albania vale solo per “migranti maschi” soccorsi in acque internazionali da “navi militari italiane”. Un po’ limitato, ma è solo l’inizio e si va sul sicuro, non è che poi si fanno storie: l’umanità, la solidarietà, e la solita tiritera, tipo donne, bambini non accompagnati, categorie eccentriche, inventate da facinorosi.

Comunque, voi diffidenti e antifascisti a sproposito, vedrete. Il programma è di tremila e ci si arriverà, prima o poi. È stata utilizzata per il nobile scopo una nave militare della Marina italiana, altro che. Con i fiocchi e armata di tutto punto. Perché c’erano malintenzionati in giro. Siamo in tempi di guerra. Un po’ sovrabbondante magari, 80 metri di lunghezza, equipaggio di 80 marinai, capacità di 200 passeggeri, meglio abbondare a volte.

La Libra è un pattugliatore d’altura, classe Cassiopea, equipaggiata con cannone e due mitragliere, hangar e ponte di volo per elicotteri. Del resto, come si legge, il compito di queste unità è “la salvaguardia degli interessi economici nazionali”, mica si scherza in questi casi. Per due giorni di navigazione e il trasporto dei sedici, costi di 250.000 euro (Repubblica, 15 ottobre 2024).

La precauzione è una degna salvaguardia di quei sedici, e poi serve a difesa dei confini, ove mai quei loschi individui avessero cattivi pensieri. Salvini, soddisfatto, potrà aggiungere un’altra prova a suo favore nel processo Open Arms, per smontare l’accusa strampalata e ridicola – inventata dalle toghe rosse di Palermo – di sequestro di persona.

C’è questa perla nelle cronache, a dimostrazione del gran lavoro meloniano sull’immigrazione: così si fa per contrastare quella illegale, per perseguire il reato “universale” di traffico di esseri umani, per difendere gli italiani.

Intanto, scegliendo un giorno a caso, il 14 ottobre, mille persone sono state soccorse ed accompagnate a Lampedusa, succede ogni volta che c’è bel tempo, l’isola è meta di approdi. Provenienza? Mali, Camerun, Costa d’Avorio, e poi decine in fuga dal Corno d’Africa, Sudan e Sud Sudan.

Tutti paesi d’origine che neanche la Farnesina riesce a includere nella sua lista dei 22 sicuri, dunque esclusi dalle procedure accelerate di frontiera che li porterebbero in Albania. La Libra se la sognano. E pure i centri di accoglienza dell’Albania. Con le sbarre, i materassi ancora ripiegati, i pasti confezionati, il tavolino con le sedie per la ricreazione, e tanto altro. Ma questa è un’altra storia, la Meloni al momento non vuole sentirsela raccontare.

 

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