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MA NON È ANCORA ALLARME

Sono stati avvistati lupi in città, naturalmente di notte, e la stampa quotidiana ne ha dato notizia. Ma non è ancora allarme, si titola. Meno male. L’ultima aggressione a un uomo da parte di un lupo in Italia, infatti, risale alla metà del 19° secolo! Certo, da allora i lupi sono diventati pochi e le probabilità sono statisticamente diminuite, ma non si deve dimenticare che il lupo, molto giudiziosamente, teme l’uomo e lo sfugge.

Il lupo era una specie integralmente protetta a livello europeo, ma ora non più: insipienza ecologica europea! Comunque, in Europa si provvede a risarcire gli allevatori per le perdite. Su base annua gli europei hanno pagato circa 17 milioni di euro per circa 56mila capi di bestiame uccisi da lupi, vale a dire lo 0,02 per cento degli animali allevati in questo continente (le uccisioni programmate nell’interesse dagli umani, s’intende, non vengono contabilizzate). Ci sembra opportuno ricordare che i lupi –per quanto a noi animalisti possa dispiacere – svolgono un ruolo di controllo selettivo, giacché predano i soggetti più deboli, perché vecchi o malati.

Nella statistica degli animali uccisi da lupi non sono contati quelli selvatici, rispetto ai quali – per quanto a noi animalisti possa dispiacere – il lupo svolge un ruolo di contenimento di individui di varie specie che gli umani stimano in sovrannumero e dannosi, come caprioli, daini e soprattutto cinghiali. Ci pare sintomo della schizofrenia umana costatare che coloro che si lagnano dei danni recati dagli ungulati sopracitati siano gli stessi che gridano “al lupo al lupo” e chiedano di abrogare le norme che tutelano questo straordinaria specie e spesso si facciano giustizia da sé. Una prova, se ce ne fosse bisogno, dell’insipienza ecologica della specie umana, così come dei suoi rappresentanti.

valerio pocar – martedì 8 aprile 2025

usa la tac per curare la gatta

Il radiologo di un ospedale pubblico di una piccola regione italiana, al fine di curare la propria giovane gatta caduta dal sesto piano e assai malandata, utilizza, fuori orario e senza intralciare in alcun modo il servizio, la tac dell’ospedale per costatare le lesioni. La cosa si risà e non manca lo scoop giornalistico. L’amministrazione apre un’inchiesta mentre il radiologo si offre di risarcire costi ed eventuali danni. L’uso non dannoso di uno strumento pubblico per curare la gatta viene quasi universalmente censurato. Se si fosse trattato dell’uso improprio e fuori orario della tac per curare una giovane donna ferita in un incidente stradale, del pari universalmente, si sarebbe plaudito al rifiuto delle regole e all’abnegazione del medico. Non tutte le vite, si capisce, hanno il medesimo valore. La gattina, comunque, si è perfettamente rimessa.

valerio pocar – domenica 9 febbraio 2025

Salviamo l’orsa JJ4 e fermiamo il leghista Fugatti che vuole abbatterla

di angelo bonelli

Nemmeno la saggezza delle due persone ferite dall’animale (difendeva i suoi cuccioli) che si sono dette contrarie alla sua uccisione sembra fermare il presidente della provincia di Trento. Abbiamo incendiato e cementificato boschi, sottratto sempre di più spazi al mondo animale e ora vogliamo che i boschi diventino la nostra dependance urbana

Nel 1982 usciva il film sperimentale Koyaanisqatsi diretto da Godfrey Reggio. Un documentario senza dialoghi e con collage di filmati che portano in un viaggio dentro la forza della natura e della sua bellezza per passare alla trasformazione impressa dall’uomo all’ambiente in un accelerazione progressiva ed impressionante d’immagini accompagnate da una bellissima e coinvolgente colonna sonora di Philip Glass. Koyaanisqatsi, che in lingua Hopi significa vita turbolenta che porta alla distruzione, è una metafora della vita moderna e della nostra società. Immaginiamo un giorno di svegliarci e passeggiare in un bosco o in una foresta e non sentire più alcun rumore, né di incontrare uccelli o animali. Una foresta senza animali muore: sarebbe un incubo. Quello che vorrebbe l’uomo è avere boschi e foreste sempre più simili alle realtà urbane luoghi dove gli esseri umani pensano di sentirsi sicuri come quando passeggiano nella strada sotto casa o nel giardino del proprio quartiere. Le foreste sono un’altra cosa e bisognerebbe andarci con attenzione e con rispetto. Le foreste mettono paura, la paura che avevamo nelle favole raccontate da piccoli, e quando l’uomo ha paura uccide.

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