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DUGIN, UN NEMICO DEL LIBERALISMO

di ettore maggi

appendice
SULL’UNITÀ STORICA DI RUSSI    E UCRAINI
Vladimir Putin

La Fondazione Critica liberale ha inaugurato una nuova collana di pubblicazioni, “Le frecce”, piccoli volumi di cultura politica e di attualità, che sono offerti gratuitamente in PDF ai lettori, e anche stampati. Costituiscono un’ideale prosecuzione dei “Quaderni di Critica”, rintracciabili su questo sito. 

scarica qui le frecce di critica liberale 
Dugin, un nemico del liberalismo
Quaderno Gobettiano 1

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Stalinisti, nazisti e opportunisti. Recensione alla “Freccia” di Maggi su Dugin

di enzo marzo

Vi prego, leggete il pamphlet di Ettore Maggi senza pregiudizi e solo per soddisfare una sete di conoscenza. Vi sono ricerche e notizie che hanno avuto scarsissima diffusione nel nostro paese. Pardon Nazione. E le ragioni sono ovvie. Si vuole impoverire la complessità della guerra in Ucraina in poche causali. Al contrario una vicenda epocale, che sta costando il sacrificio di milioni di persone, e devastando città e campagne e che mette in gioco i destini geopolitici del mondo intero, ha sullo sfondo ragioni ideologiche ben profonde.

Putin non è soltanto un autocrate paranoico, e sottovalutare le sue motivazioni è da autolesionisti.

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INVECE NO

“Ho passato questa legislatura a far cadere governi. È  quasi un lavoro usurante…”. Così dixit Renzi ieri alla scuola di (dis)formazione politica della Lega. Tanto per ufficializzare il suo definitivo assestamento nella destra italiana. Pochi anni la Lega salviniana, in amorosi e sporchi sensi con gli affaristi putiniani, invitò a far lezione ai suoi giovani militanti Aleksandr Gel’evic Dugin, il russo consigliere di Putin e soprattutto ideologo fondatore del nazi-bolscevismo. Tanto per insegnar loro un po’ di democrazia “alla leghista”. Pensammo che si fosse toccato il fondo. Invece no. Ieri c’è stato di peggio.

la lepre marzolina – domenica 22 giugno 2022

DUE TITOLI

‘Macron ha fatto una campagna piena d’errori. A sinistra più lo vedono, meno vanno a votarlo. Le Pen ha costruito una credibilità empatica’.

Cosi si conclude la campagna elettorale del “Fattoquotidiano” a favore dell’estrema destra fascista francese. (Meno male che Furio Colombo ancora resiste contro il rossobrunismo).

È partita la marcia della pace: 10mila in corteo. Padre Zanotelli. “Noi filo-Putin? Un’oscenità. Diciamo: fermatevi, non giochiamo con la vita”.

Sì, è una vera oscenità essere filo Putin e coprirlo con l’ipocrisia. Ma le parole poi sfuggono dalla bocca, come quel “fermatevi” rivolto ugualmente (sia sia = né né) a entrambi i protagonisti del conflitto. Come se gli ucraini continuerebbero a combattere (ma contro chi?) se i russi la finissero di invadere e di aggredire…

Il guerriero fascio-putiniano

Il “guerriero” Orsini ha comunicato ai telespettatori tutti: «Mio nonno durante il fascismo ha avuto un’infanzia felice». Beato lui: mio nonno invece aveva un terribile mal di denti, il nonno di un mio amico fu ucciso mentre stava “spezzando le reni” alla Grecia e un altro nonno si fece dieci anni di carcere e di confino. Ma nessuno di loro ha sofferto l’infelicità di avere un nipote cazzaro. E per di più rosso-nero. Appassionato di tutti i totalitarismi, e più cruenti sono meglio è, il guerriero fascio-putiniano coccolato dalla Tv pubblica e privata svolge un compito davvero esemplare: è il testimonial del livello di fatuità e di imbecillità dell’informazione televisiva e cartacea, nonché di come si sia ridotta la Luiss e più in generale l’accademia italiana. Non potrà non avere onori e successo.

la lepre marzolina – 21 aprile 2022

NOTTE DA INCUBI

Quando la civiltà di un paese diventa decrepita o non riesce mai a nascere e abbandonare la “pancia”, possono capitare fenomeni assurdi, inauditi, inaspettati. Ne hanno trattato in molti. Da giovanissimo assistetti al teatro Quirino di Roma a un’opera inquietante di Ionesco, Il rinoceronte. L’attore principale, Glauco Mauri (chissà chi se lo ricorda) impersonava il protagonista che diventò il mio eroe. Trama semplicissima. In un paese compare in piazza un rinoceronte. Grande sconcerto, poi i rinoceronti diventano due, tre… Il numero cresce a dismisura. La meraviglia iniziale scema sempre più. Ci si abitua. Ci si arrende alla “rinocentite”, vi si scivola dentro. I paesani, uno dopo l’altro, inevitabilmente si trasformano in quella bestia rude. Semmai sorprende che qualcuno faccia resistenza. Alla fine, il protagonista rimane isolato e solo.

Tutto concentrato in tre atti.

Forse sognavo. Anzi, sicuramente sognavo, ma mi sono ritrovato anch’io nel teatro dell’assurdo. Un’esperienza inquietante.

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