di daniele gandolfi
Caro Marzo,
ricordavo un Paolo Savona facente parte dell’entourage di La Malfa padre, nominato alla presidenza del Credito Industriale Sardo in quota del Pri, e poi stretto collaboratore di La Malfa figlio. Lo vedo ora impegnato a difendere la memoria di Ugo La Malfa in qualita’ di presidente della fondazione omonima.
Ebbene, mi chiedo quale motivazioni abbiano spinto Savona ad accettare la proposta di far parte del governo populista 5S-Lega, antieuropeo per definizione, se non la bramosia del potere, la vanità e l’invidia verso altri economisti.
Enzo, non pensa anche Lei che sarebbe il caso di rivisitare la storia del liberalismo radicale italiano con uno sguardo critico nei riguardi di coloro che piu’ che a Gobetti ed Amendola hanno guardato alla Confindustria ed ai propri interessi personali ?
Scriviamola queste liste di persone che hanno onorato la storia del pensiero “liberal” e di coloro che invece ne hanno profittato personalmente essendosi poi prestati a posizioni politiche opposte, le piu’ disparate ed incoerenti, pur di tenere un piede anche in uno sgabello a costo della propria dignita’.
Un caro saluto.
Ricordo un libricino di Braudel sulle dinamiche del capitalismo.
L’autore notava un capitalismo fatto di grandi imprese che immettevano nei mercati internazionali merci per poi far seguire il denaro ed uno, più grande ma locale, fatto di artigiani, piccole imprese, professionisti, impiegati, etc la cui attività era legata al loro territorio non più grande di un raggio di 50 Km. Ecco Savona dovrebbe occuparsi di quest’ultimi? Mi sembra strano.
Boh, uno puo’ cambiare idea nella vita, chesso’ Nenni era repubblicano ed e’ diventato socialista. Ma anche un liberale come Churchill e’ diventato un conservatore. Pero’, nelle cose dovrebbe esserci un po’ di misura. Savona, in gioventu’ seguace di Ugo La Malfa, della cui fondazione e’ tuttora presidente, diventa ministro di un governo che nasce all’insegna della spesa improduttiva, con un disegno neanche tanto nascosto di giungere ad un cambio della valuta con creazione di inflazione, ispirato all’antieuropeismo. Contento lui, ma a me sembra solo una scelta all’insegna dell’opportunismo. Del resto l’Italia, che sia un mercato piccolo o uno grande, e’ il paese del “tengo famiglia”.
Lasciamo stare le persone e veniamo alla oggettività dei fatti.
Non credo che si possano risolvere i problemi di un paese aumentando il deficit di bilancio oltre una certa soglia critica (che abbiamo già largamente superato).
Occorre caso mai, aumentare, la produttività delle spesa pubblica.