di enzo marzo
Premessa: CANI DA GUARDIA DEL POTERE.
Apriamo una nuova Rubrica, severa contro il sistema mediatico, non perché siamo contro la libertà di stampa come molti nostri governanti che si augurano la chiusura dei giornali affinché siano sostituiti dalle veline della Real Casa “Casaleggio Associati”, bensì perché lo stato pietoso dell’informazione italiana è tale che qualunque cialtronata del potere è coccolata, nascosta, gonfiata dai giornalisti in gran parte dimentichi del loro ruolo e ridotti a tappetini senza dignità. E non siamo che all’inizio. Non è questa la sede per discutere sulle cause di questo degrado, né per proporre rimedi, lo stiamo facendo da tempo e con grande fatica. Qui possiamo solo ricordare il passaggio dalla disastrosa teoria “funzionalista” del giornalista degli anni ’60 (come se l’informazione dovesse avere la missione di veicolare acritici valori di maggioranza ) a un ruolo esclusivamente impiegatizio con tanto di laurea e il compito di legare l’asino dove vuole il padrone.
Due le tappe decisive: l’introduzione nei giornali del lavoro nero, con la fine delle garanzie di libertà del singolo giornalista, e la sottomissione dei nuovi cronisti al ricatto permanente della precarietà. In campo televisivo pubblico, poi, la riforma di Renzi ha posto tutto il potere nelle mani del governo. E i giornalisti televisivi o vengono sostituiti o cambiano precipitosamente essi stessi. Questo è il quadro generale.
E il “governo del cambiamento”, invece di abrogare, senza costi, una riforma liberticida, ne sta approfittando bassamente. D’altronde quello che viene chiamato “populismo” trova il suo primo fondamento proprio nell’indottrinamento di massa attraverso i mezzi di comunicazione. Ne vedremo delle belle. Recentemente il Direttore di una delle tante agenzie stampa che prosperano vendendo i loro servizi, chiamato non si sa per quali meriti, a commentare su Rainews24 le prime pagine dei quotidiani, tesse le lodi di Salvini, elogiandolo perché «sa parlare alla pancia della gente». In altri tempi un politico cosi decantato avrebbe proceduto con una querela per diffamazione. Oggi lo si prende per un complimento, e ugualmente la giornalista presente che, sovrastata da una gigantografia di Salvini per più di un quarto d’ora, si tiene ben lontana dal chiedere: «Ma scusi, secondo lei, il politico è bravo se parla alla pancia della gente e non alla sua mente?».
Questo caso minimo ci suggerisce il tema di questa rubrica, in cui ogni giorno sarà rivolta a un’Autorità una domanda che probabilmente sale spontanea sulle labbra di molti cittadini, ma che i media non ci pensano proprio a rivolgere agli interessati. Domande che rimarranno sempre senza risposta, lo sappiamo; ma spesso una quesito fornisce più informazioni di una risposta.
Ovviamente per essere sempre presenti abbiamo bisogno dei lettori. Devono essere loro a suggerirci gli interrogativi che volentieri vorrebbero porre ai Potenti. Quindi ci affidiamo a tutti voi.
1.DOMANDA a MATTEO SALVINI, MINISTRO DELL’INTERNO.
Caro Ministro, lei detiene il suo dicastero dal 1 giugno di quest’anno. Si è occupato a tempo pieno di infrastrutture, di difesa, di politica estera, di protezione dell’evasione e del riciclaggio, di commercio di armi, molto meno dei compiti propri del Viminale. Conosciamo la sua propaganda contro gli immigrati. Al punto che qualche volta siamo sfiorati dal dubbio che più che suoi “nemici”, lei li consideri involontaria massa di manovra per la sua propaganda politica.
Dopo la tragicissima vicenda della ragazza stuprata e uccisa a Roma in un luogo assai centrale ma totalmente degradato, lei si è precipitato in zona per raccogliere qualche voto. I quattro giornali–spazzatura che fanno apostolato per le sue politiche si sono gettati a capofitto su questo caso dai molti aspetti inquietanti anche dal punto di vista dell’informazione.
Ci interessano soprattutto due elementi: risulta dai giornali che negli ultimi mesi numerosi sono stati gli esposti al Prefetto e alle altre autorità preposte alla sicurezza pubblica denunciando lo stato di gravissimo degrado della zona in cui si svolgerà il misfatto. Un presunto colpevole sarebbe un senegalese che aveva ricevuto un provvedimento di espulsione nel 2017.
Il ministro degli interno, invece di andare in piazza, perché non ha richiamato il Prefetto per le sue inadempienze?
Perché non lo ha rimosso?
Perché il senegalese non è stato espulso, anche se raggiungibile con estrema facilità?
Dal 1 giugno sono trascorsi cinque mesi: qual è il numero preciso di quelli c he avendo ricevuto un provvedimento di espulsione sono stati espulsi davvero e quanti non sono stati espulsi?
Perché si comminano provvedimenti che il ministero dell’Interno non ci prova neppure ad applicare?
Perché il ministro dell’Interno non comincia a fare il suo dovere?
Non fa il suo dovere, che è quello di fare controllare il territorio a tutti gli apparati serventi, proprio perché è troppo occupato a fare campagna elettorale sulle cose facili (la chiusura dei porti alle ONG, che neppure gli competerebbe) e invece non prova nemmeno a fare le cose difficili, cioè l’espulsione dei 600.000 irregolari che, per campare o per tendenza criminale, delinquono, coi tragici risultati che abbiamo visto nel caso di Desirée e in tantissimi altri casi. Una parte rilevante del territorio è nelle mani di bande di criminali, che oltretutto non fanno nulla per nascondersi, vivono pubblicamente in luoghi ben determinati e noti alle forze dell’ordine. Salvini dovrebbe stare zitto e lavorare al Ministero, coordinare le forze dell’ordine e provvedere a fare eseguire almeno gli ordini di espulsione già emessi e mai messi eseguiti.
Salvini non risponderà mai e continuerà a fare “flanella” su funzioni di non sua competenza, continuando ad insistere sui milioni di immigrati che continuano ad arrivare in Italia e qui a delinquere. Le mafie, tranquille, ringraziano. Salvini non è il ministro, è il segretario di un partito fascistoide che da anni fa e continua a fare propaganda elettorale continua e dannosa per l’ equilibrio sociale, culturale ed unano degli italiani.
sì, era meglio quando gli squilibrati credevano al paradiso e al sol dell’avvenire
Per la prima volta in quarantasette anni non mi piace quello che ha scritto Enzo.
La sua critica sembra un incitamento a salvini a essere ancora più cattivo di quello che è.
Cioè non suona bene.
Certo solo una questione di forma.
Gian Felice Corsini.