di adele orioli – segretaria dell’Uaar
«I mass media celebrano l’apertura papale all’islam, compiuta in un paese accusato da tante parti di violare i diritti umani più elementari. A leggere le dichiarazioni ufficiali, però, l’apertura è stata compiuta condannando non soltanto l’estremismo religioso (ma nomi non ne ha fatti, e gli Emirati non sono evidentemente stati ritenuti estremisti), ma attaccando anche “l’estremismo ateo e agnostico“, che contribuirebbe al rischio di una “terza guerra mondiale”. Nel suo hate speech, il papa non ha ovviamente portato un solo esempio di come atei e agnostici agiscano contro la pace mondiale. Gli ricordiamo che in nome dell’ateismo e dell’agnosticismo non è stata mai proclamata alcuna guerra, a differenza della religione — e di conflitti religiosi se ne stanno combattendo anche in questo preciso istante. Il ricorso alla menzogna è però una spia di quanto siano in difficoltà le religioni. Il futuro dell’umanità o sarà laico, o sarà orrendo. Quale sarà, dipenderà anche da noi».
Adele Orioli, segretaria dell’Uaar, commenta così il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” diffuso in occasione del viaggio apostolico di Bergoglio negli Emirati Arabi Uniti. Nel documento il papa ha parlato del «vortice dell’estremismo ateo e agnostico» che, a detta del pontefice, come l’integralismo religioso, l’estremismo e il fondamentalismo cieco (come se ne esistesse uno “non cieco”), porta le «persone ad arrendersi a forme di dipendenza e di autodistruzione individuale e collettiva».
«Il papa sembra dimenticare che atei e agnostici sono in realtà vittime di persecuzioni in diverse parti del mondo», continua la segreteria dell’Uaar. «71 sono infatti i paesi che prevedono restrizioni legali all’espressione della propria blasfemia: in 18 è prevista una multa, in 46 la prigione, in 7 la condanna a morte (Afghanistan, Iran, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Arabia Saudita e Somalia). 18 sono invece i paesi che criminalizzano l’apostasia: in 6 è punibile con la prigione (Bahrein, Brunei, Comore, Gambia, Kuwait, Oman) e in 12 con la pena di morte (Afghanistan, Iran, Malaysia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen). Inoltre, la maggior parte di questi 12 paesi spesso considera la blasfemia come prova di apostasia».
«Ma Bergoglio è in buona compagnia», prosegue Orioli: «Basti pensare che l’ultima Legge di bilancio del governo all’art. 1 comma 287 stabilisce l’istituzione di fondo destinato a sostenere le minoranze perseguitate nelle aree di crisi. Peccato però che lo faccia limitando questo provvedimento alle minoranze cristiane…».
«Le parole del papa dimostrano ancora una volta quanto lontana sia la possibilità di un vero dialogo e come costante sia la ricerca di un nemico immaginario, di una divisione tra un “noi” e un “loro”. D’altronde — conclude Orioli — il divide et impera ha sempre fatto scuola…».
Comunicato stampa