Lo confessiamo, ci avevamo sperato. Calenda, quando in un empito di sincerità ha confessato pubblicamente di aver detto per trent’anni solo “cazzate” (parole sue), ci aveva aperto il cuore. Il suo outing era coraggioso e il suo severo giudizio su sé stesso e sulla sua sfilza di dichiarazioni e di prese di posizioni lungo decenni rispecchiava perfettamente l’opinione generalizzata che il poveretto non sapesse nulla di liberalismo, di liberismo, di neoliberismo e che in materia parlasse a casaccio. Ci siamo così augurati che riprendesse fiato, cominciasse a contate fino a dieci prima di parlare, per non essere costretto, fra qualche tempo, a un secondo outing e ammettere d’aver continuato a dire “cazzate”.
E invece no. Ha solo ripreso la rincorsa. Adesso ha addirittura fondato un partito affermando che «il nostro obiettivo è strappare il Pd dalle grinfie del M5S». Calenda è evidentemente sovvenzionato dalla Lega, visto che insiste da agosto a chiedere le elezioni anticipate e quindi a regalare un’intera legislatura a chi vuole “i pieni poteri”. E fin qui passi. Non è infatti il solo a sostenere la tesi della “bellezza del suicidio” dell’intero paese. Ma il buon Calenda ha dichiarato anche che vuole «strappare i liberali dalle grinfie di Salvini». Infatti , secondo lui, la Lega Ladrona, Razzista e pseudofascista non può che essere piena zeppa di «liberali» convinti d’aver trovato nel Verbo salviniano la tanto desiderata casa che realizzi le idee di Croce e di Mill. E bastasse… Calenda è irrefrenabile. Vuole anche una spruzzata di «liberalismo sociale». Il suo nuovo partito “Azione” «si ispira al Partito d’Azione e a don Luigi Sturzo», E perché no a De Gasperi, Nenni, De Mita, Berlinguer, Saragat, Bottai, Alfano… Chi più ne ha più ne metta. Sappiamo bene quale sarà stata la reazione di sua moglie a tutte questa strampalate esternazioni: “Ma che sei scemo?”
Non conoscendo nulla di nulla della storia italiana, Calenda dà il suo contributo politico-teorico e pratico alla ricostruzione del paese col solito minestrone trasformista. Intanto nel logo del neo partito compare una bella freccia che indica con chiarezza il vero suo obiettivo e la direzione di marcia: dritti verso Destra.
Ps. Siamo convinti che il nome del nuovo partito, “Azione”, nasconde la malcelata speranza dei suoi capi d’essere definiti comunemente “azionisti”. Sarebbe, però, un’offesa grave, addirittura una scostumatezza, nei confronti dello storico Partito d’Azione di Parri e di Lombardi. Sarebbe più corretto filologicamente, e aderente alla genesi di questo partito e all’outing del suo Fondatore, che i suoi capi fossero chiamati semplicemente “cazzari”.
Qualunque cosa per dimostrare di….esistere. Peraltro mi pare in molta e ottima compagnia
Caro Enzo Marzo,
io credo che ci sa un modo più educato e civile per criticare, anche aspramente, un avversario politico di quello che lei ha usato nei confronti di Carlo Calenda. Ci sono frasi (e aggettivi) nella sua nota che non mi aspettavo di trovare sul sito di Fondazione Critica Liberale.
Sono profondamente deluso e spero che come me molti altri visitatori siano rimasti sconcertati.
Cordialmente,
Antonio Calafati
mi scuso, ma io ho ripreso solo una parola che lo stesso protagonista si era addebitato. Non se ne può proprio più di questi pseudo politici che offendono, forse senza neppure saperlo, la storia politica del nostro paese col loro trasformismo.
Non so quanti lettori siano rimasti sconcertati per l’epiteto dato a Calenda. Io no. Ma forse questo e’ dovuto al fatto che giudico i politici per la loro coerenza. E sotto questo aspetto vedo in Calenda uno splendido esemplare del trasformismo e camaleontismo italiano, di cui sono prova le sue sconcertanti giravolte – prima montiano, poi renziano, poi boniniano, poi piddino ecc.ecc. E le diro’ che mi sono stufato di questi pseudo politici per passano i primi anni della loro vita lavorativa a fare soldi in confindustria ed aziende collegate e solo dopo scoprono – nel mezzo del cammin di loro vita – dei nobili ideali per cui a loro dire vale la pena di impegnarsi. Se non fosse che, guarda il caso, collegato a questi ideali c’era un seggio a Strasburgo racimolato grazie alla ingenuita’ dei piddini. O no?
Calenda ha rubato un seggio a Strasburgo ai piddini, ma non mi scandalizzo di questo, piuttosto del fatto che per motivare elezione e fuga non ha trovato di meglio che dichiarare che il posto se l’è meritato perché ha raccolto più di 200 mila voti, dimenticando però di dire che era stato imposto come capolista, e che quindi non aveva preso un bel niente ma solo “nominato”.
Condivido il commento di CALAFATI. Peccato aver sprecato così l’articolo su Calenda. Si sarebbe potuto adottare un taglio piu’ politico. Ho seguito con pura curiosità e senza prevenzioni l’esperimento di Calenda che ha riportato nell’arena politica i concetti , ora desueti, di coerenza e di capacità . Questo mi piaceva, ma non basta. Ho criticato (localmente) Calenda quando , su due piedi come si dice, ha voluto costituire un partito. A mio avviso , se si tratta di una cosa seria e forse ineita in Italia, si sarebbe dovuto cominciare a gettare le basi culturali , per un’identità, e quelle organizzative. Non basta citare i nomi di Rosselli e don Sturzo nè cooptare qualche parlamentare di seconda fascia. Potrei addentarmi oltre in questo esame, ma non voglio esprimere giudizi definitivi, anzi mi auguro che Calenda rifletta bene sulle questioni culturali e organizzative.
Caro Enzo,
da buon giornalista, hai detto l’essenziale in meno di quaranta righe.
Calenda sa poco del liberalismo, del liberismo, della storia italiana in genere. Per questo motivo ha la faccia tosta ora di evocare un Fronte
repubblicano, ora di proporsi come rappresentante dei liberal-democratici, infine di dare ad un nuovo soggetto politico un nome
che richiama il Partito d’Azione.
Livio Ghersi
La comunità di Fondazione Critica Liberale, compatta, ritiene che si possa scrivere di un avversario politico che è un “poveretto”, uno “scemo”, un “cazzaro” – parole usate da Enzo Marzo nel suo articolo. Io non lo credo, tutto qui. E per me tanto basta per non aprire più questo sito. Cordialmente, AC
Capisco che non si possa seguire minuto per minuto l’attività pubblica di Calenda, e così ci si lascia sfuggire che non è la “comunità compatta” di Critica a dire “ma che sei scemo?”, bensì lo stesso eurodeputato ex-pd che ha riferito in un discorso pubblico la frase ch’egli attribuisce a sua moglie. E’ una semplice citazione, ripresa da molti. Più nota è la confessione dello stesso Calenda di aver detto per decenni “cazzate”. Noi abbiamo solo rilevato che continua a dirle.
Sulla questione consiglio di consultare il mio manuale.