FINO A CHE PUNTO ARRIVERÀ LA SFRONTATEZZA SFRENATA?

di  francesco pisarri

Spero che questa pandemia ci costringa a ripensare a come viviamo, che costringa gli uomini a cambiare strada e a riscoprire quei valori che abbiamo perso da tempo umiliati dalla volgarità e dalla stupidità che ci circonda.

Sarà dura ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Soffriremo in molti … ma speriamo che almeno ci aiuti a cambiare, a non tollerare più un mondo privo di compassione e sempre sull’orlo di inutili guerre, un mondo che non ha trovato mai le risorse per i deboli, i poveri, tutti quelli che vivono umilmente del proprio lavoro, che non sfruttano gli altri, non rapinano la terra.

Abbiamo tollerato anche troppo questo sistema, i suoi corifei, i suoi imbonitori, che hanno sempre fatto passare per nostri gli interessi e l’avidità di pochi. Abbiamo tollerato la stupidità, la volgarità, l’apparire, le menzogne, gl’inganni e le ipocrisie del potere per poi trovarci indifesi di fronte alle necessità primarie. Abbiamo tollerato un sistema produttivo che ha sfruttato il lavoro, il bisogno, la fame, la paura di tutti noi. Un sistema che ha violentato la terra, il clima, le altre specie viventi, virus compresi, che ha bruciato immense risorse naturali per costruire strumenti di morte, per produrre miliardi di tonnellate di merci inutili se non dannose. Un sistema che ha ridotto in povertà e miseria miliardi di persone o comunque ce le ha lasciate.

Abbiamo tollerato che venissero ignorati i nostri bisogni fondamentali barattandoli con inutili giocattoli come se fossimo bambini ritardati. Abbiamo tollerato di essere governati da uomini incapaci, volgari, ignoranti, bugiardi, affamati di potere e di privilegi, incapaci di immaginare il nostro futuro, ripiegati sul loro piccolo circo di nani e ballerine.

«Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia…. O tempora, o mores».

Così scriveva Cicerone.

In latino suona in modo straordinario:

«Fino a che punto abuserai, o Catilina, della nostra pazienza? Quanto a lungo questo tuo furore si prenderà gioco di noi? Fino a che punto arriverà la sfrontatezza sfrenata?».

Fino a che punto tollereremo? Non è forse venuto il momento di dire: basta, fermatevi, il mondo non può più andare avanti così… noi non lo tollereremo più.

«In genere le crisi personali e nazionali non sono che i momenti culminanti di un mutamento evolutivo iniziato anni prima», scrive Jarez Diamond, Come rinascono le nazioni.

Se è giusto quello che dice, dovremmo cominciare a chiederci quando è cominciato il processo che ha portato a questa pandemia. E nel nostro paese? Quando abbiamo cominciato a smantellare la sanità, la scuola, la ricerca scientifica, lo stato sociale?

È del tutto evidente che ci sono, purtroppo, limiti economici e geopolitici che condizionano le attività di governo, è inutile sottolinearlo, ciò non toglie che si possono individuare invece motivi ben diversi nella mancanza di una seria politica riformista, parola ambigua e abusata ma utile per intenderci – come è successo nel nostro paese sin dal lontano 1964. Da allora il nostro paese ha rinunciato a portare avanti le riforme di struttura e a far avanzare la reale democrazia nel paese. È storia patria, basta sapersi documentare e i libri idonei non mancano di certo. Li ho già segnalati in precedenti occasioni. Oggi lo scontiamo amaramente, ne sono prova il dissesto sanitario, le differenze di comportamento sociale, la mancanza di direttive nazionali vincolanti, il particolarismo e la perniciosa estemporaneità dei provvedimenti presi da regioni, provincie e comuni scambiata per autonomia, spesso motivata invece dalle solite baruffe per il potere e la visibilità. Non esiste una politica nazionale dell’emergenza e in questo anche il resto d’Europa non brilla certamente, non ne parliamo poi al livello planetario. Le Nazioni Unite avrebbero dovuto da un pezzo istituire una commissione ad hoc che sapesse dare direttive a tutti i paesi membri.

 

 

 

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