Una premessa (la più breve possibile e strettamente personale): pur non partecipando ad alcun Comitato, per me era scontato votare NO semplicemente perché contrario al populismo demagogico e qualunquista della parte (maggioritaria?) del paese. Invece domani mi asterrò, annullando la scheda, perché non mi va di ingurgitare a forza una crema impazzita.
La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari si regge su una questione di poco significato perché il numero dei parlamentari non dovrebbe essere deciso a caso in base al ventre, bensì al sistema elettorale e al coordinamento con altre norme costituzionali. Per “fare scena” si è preferito partire dal tetto e non dalle fondamenta.
Forse era inevitabile, ma nelle ultime settimane invece di discutere sui contenuti si è voluto caricare il referendum di mille colori contraddittori, finché la crema non è impazzita: partiti politici che alcuni mesi fa hanno votato la Riforma oggi sono per il No, o comunque registrano molti “franchi tiratori”; partiti che hanno votato No alla Riforma Renzi-Verdini, che dimezzava il parlamento, adesso sono sostenitori del SÌ; molti fautori del SÌ fanno finta di non vedere il significato politico che è andato assumendo questo voto e si aggrappano esclusivamente ai numeri; altri che predicano per il No denunciano giustamente il significato antidemocratico e antiparlamentare della riforma, ma fanno finta di non accorgersi che la destra, con Berlusconi in testa e alcuni giornali come il “Trasformista” di Sansonetti, vede nel NO lo strumento per far cadere il governo. Nel frattempo il ceto politico (nessuno escluso) aiuta sfacciatamente il SÌ dando proprio nelle regionali il peggio di sé inzeppando le liste di trasformisti, opportunisti, delinquenti comuni, indecenti legati alla criminalità organizzata ecc.. Ormai la casta politica non si preoccupa nemmeno un briciolo della propria reputazione e mina così alla radice la già scarsa fiducia dei cittadini nella democrazia rappresentativa. Le liste di De Luca in Campania sono il punto terminale della sinistra a guida Pd.
Infine tutti confidano che l’effetto covid sull’astensione porti acqua al proprio mulino.
Il colmo del paradosso è stato raggiunto dal Pd che, legato dal patto governativo, è stato costretto a sostenere il SÌ e lo ha fatto nel modo più suicida. Così è stato scelto lo scemo più scemo di tutto il villaggio per scrivere il volantino ufficiale con le motivazioni, leggiamole alcune: «Perché ridurre a 600 i parlamentari che votano la fiducia è oggi la via per arrivare a un monocameralismo che superi la storica inefficienza del bicameralismo paritario» (ma allora perché il Pd approva norme come quelle delle parificazione dell’età degli elettori per entrambi i rami del parlamento?); «Perché un parlamento più sobrio nei numeri può favorire un rapporto più forte tra eletto ed elettore, aumentando la responsabilità dei primi e la vigilanza dei secondi» (qui non si capisce in che paese viva il Partito democratico, certamente non in Italia); «Perché la bocciatura della riforma 2016 ci impone ora di procedere per tappe. Il SÌ dà una prima risposta e apre una breccia per altre riforme. Il NO dimostrerebbe l’irriformabilità delle istituzioni». Non si sa se questo punto sia soltanto prova di stupidità o di scaltra doppiezza, perché, collegando strettamente questa riforma a quella sciagurata di Renzi-Verdini, bocciata a furor di popolo, si regala al No in un sol colpo quel 59% di elettori che già espresse il suo giudizio negativo. Insomma, un suicidio.
All’origine di questo guazzabuglio c’è la decisione , secondo me irresponsabile, di quella settantina di parlamentari (e comitati annessi), i quali con il referendum hanno cercato lo scontro nel momento più inopportuno. Dietro c’è quel principio, portato avanti dai radicali da sempre, che è meglio perdere, seppellire per sempre il tema affrontato col referendum e avvantaggiare gli avversari pur di comparire per qualche giorno nella società dello spettacolo.
Piuttosto che correre il rischio di aggiungere al voto plebiscitario del parlamento anche il definitivo sigillo popolare, forse sarebbe stato più saggio aspettare un cambio di classe dirigente in molti partiti e lo svuotamento elettorale pressoché certo del M5S. E semmai impostare una riforma complessiva non improntata a interessi particolari del momento. (Come si vede, ancora credo nelle utopie).
L’opportunismo della cricca politica ha fatto il resto. Nessuno in questa paradossale campagna ha detto che il tema era semplicemente sbagliato: non è il numero che fa la sostanza ma il fatto ovvio quanto rivoluzionario che i parlamentari siano eletti dagli elettori e non nominati da una mezza dozzina di Capi di partiti scevri di ogni democrazia interna. Tutto qui.
Infine, a complicare in modo determinante ogni decisione è arrivata la volontà di trasformare il referendum in un consultazione diretta sulla fiducia nei confronti del governo Conte. Anche il penultimo referendum fu molto politicizzato sia per dichiarazione del perdente sia oggettivamente, perché la riforma, assommata alla legge elettorale Italicum, mostrava con evidenza lo spirito fortemente autoritario e antidemocratico che ne era alla base.
Anche in questa occasione, il tutto si è politicizzato. Proprio all’ultimo, Berlusconi spinge il popolo di destra a votare NO contro una riforma da lui votata semplicemente perché alla coerenza privilegia la caduta del governo. Obiettivo forse impossibile, ma è molto possibile invece che si raggiunga il risultato di metterlo in grave crisi politica e di delegittimarlo. Soprattutto se una vittoria del No si dovesse assommare al previsto disastro alle regionali delle forze di maggioranza governativa. (Sarà motivo di riflessione post elettorale se il popolo grillino, aderendo alla linea Di Battista, rifiuterà il voto disgiunto e farà vincere Salvini e le Destre).
Mi dispiace molto, ma tra un SI’ che sancisce la vittoria del qualunquismo nazionale e un NO che indebolisce molto fortemente un governo, in altri tempi non avrei avuto alcun dubbio. Di governi, ne abbiamo avuti fin troppi. E spesso uno uguale all’altro. Ma oggi il paese è in un momento drammatico e soltanto la possibilità di un Covid gestito dalle Destre o da qualunque altro pasticciaccio consociativo alla Napolitano mi fa venire i brividi. Dato che le regole della democrazia non mi costringono a scegliere tra la padella e la brace, preferisco spegnere il gas.
Voto no come votato nel referéndum de Renzi…non e il problema il numero ma piutosto la qualità degli eletti
Caro Enzo,
spero Tu possa leggere per tempo ed andare a votare NO.
Non so se lo spazio per i commenti consente il riporto di una mia riflessione complessiva pubblicata su http://www.agoraliberale.eu... io tento
Si o No prima del Diluvio Universale
piuttosto che ridurre il numero dei Parlamentari, sarebbe opportuno rivedere le regole per l’accesso al voto….
Non me ne vorrà Livio Ghersi, accanito sostenitore del SI visto che inviterò a votare NO, e non me ne vorrà neppure Enzo Palumbo, accanito sostenitore del NO, date le ragioni profondamente diverse che mi spingono ad optare per tale decisione.
Comincerò con il precisare che basta scendere per strada per capire che la soluzione ai mali del Paese non sta nel numero dei Parlamentari.
Austeri ex gentleman in età prossima agli ottanta, dato il gran caldo, girano ormai allegramente in pantalloncini corti. con il colletto della polo rigorosamente innalzato affinchè sia ben visibile la marca ed il conseguente costo della maglietta, e si accompagnano a coetanee le quali, viceversa, la scritta della casa produttrice di pantaloni e casacche – in questi casi luccicante – la portano sul lato B o su ciò che resta del seno.
In altri tempi, un mio amico severo custode della tradizione borghese, alla semplice vista di un uomo con i polsini della camicia ripiegati all’indietro e non debitamente abbottonati, lo avrebbe classificato come reduce da mietitura.
Ma erano altri tempi, durante i quali a nessun poveretto sarebbe stato concesso l’acquisto di una potente automobile senza adeguato anticipo, con pagamenti rateali da diluire per tutta la vita e con inizio a piacere dell’acquirente…. Altri tempi, durante i quali era impossibile imbattersi nei tanti finti abbienti – e dunque inevitabilmente imbecilli – che oggi, con le potenti auto avute in regalo, ti tallonano in autostrada lampeggiando per costringerti a farti da parte, con estremo pericolo per l’incolumità degli sfortunati viaggiatori per il raggio di almeno un chilometro.
Potrei dilungarmi sul pessimo utilizzo che facciamo del telefono portatile, e sulle corbellerie che si leggono sui social ma basterà solo ricordare il successo che ivi riscuotono esseri assolutamente incolti ed insignificanti. Costoro, adusi a trascorrere il poco tempo di cui si dispone per farsi tatuare piuttosto che per leggere i Promessi Sposi per apprendere come dovrebbero comportarsi i Renzi e le Lucie d’oggi, dispongono di moltitudini disposte a seguire via internet ogni loro movimento, per imitarne le abitudini e sentirsi appagati dalla vita.
Bene, di fronte a tutto questo inno alla volgarità accompagnato dal tripudio di consensi che riscuotono il fotti fotti e la corruzione, occuparsi di quanto possa incidere nella vita di tutti i giorni la riduzione del numero dei Parlamentari, farebbe solo perder tempo prezioso.
Suggerirei, a tutti gli amici liberali divisi sul da farsi nei giorni 20 e 21 del corrente settembre 2020, di votare No che è il male minore, ma, contestualmente, a partire dal 22 settembre, di metterci tutti insieme al lavoro per proporre – finchè si è in tempo – una vera ed efficace rivoluzione, finalizzata a ridare tono alle Istituzioni e credibilità al Paese.
L’idea è semplice anche se provocatoria: lasciare le Istituzioni così come concepite a suo tempo da teste pensanti e, piuttosto che diminuire il numero dei Parlamentari, diminuire il numero dei votanti, escludendo da tanto privilegio, solo a titolo esemplificativo, i seguenti soggetti:
– Chiunque abbia subito una condanna penale, punita anche con la semplice ammenda con obbligo per la Magistratura di stabilire il termine della inibizione al voto, secondo le circostanze;
– Chiunque abbia elevato costruzioni abusive con obbligo del pagamento del doppio delle spese di una pur disdicevole sanatoria per l’eventuale desiderio di non perdere il diritto al voto;
– Chiunque agisca in Giudizio con mala fede ovvero cerchi di valersi della lentezza della Giustizia per eludere i pagamenti dovuti o per concordarne la riduzione in ammontare con il creditore;
– Chiunque abbia collezionato più di due contravvenzioni per eccesso di velocità e/o guida pericolosa nell’arco di un anno;
– Chiunque, pur contestando eventuali accertamenti fiscali, non ottemperi subito al pagamento di quanto ritenuto dovuto in atti difensivi;
– Chiunque subisca uno sfratto per morosità quando abbia abbandonato l’appartamento senza consegnare le chiavi al locatore e, come sanzione accessoria, ogni volta che qualunque creditore possa dimostrare, anche attraverso prove riguardanti il tenore di vita seguito dal debitore, che egli avrebbe potuto privilegiare il pagamento del debito ad altre spese voluttuarie.
Si potrebbe continuare a lungo pensando agli omessi pagamenti di bollette, ratei di mutuo, cambiali, conti in rosso mai ripianati ed ad ogni altra forma di fallimento economico e morale del quale nessuno più si preoccupa.
Si potrebbe poi anche dare il voto doppio o triplo a chi si rende protagonista di atti di eroismo ed ai suoi familiari, a chi si distingue per significativi atti di beneficienza e/o di vicinanza nei confronti del prossimo bisognoso, per l’impegno nel lavoro o per scoperte scientifiche in ogni settore, ed anche qui si potrebbe andare avanti….
Sia ben chiaro, so benissimo che questo ribaltare le cose nel nome di una ormai desueta visione dei doveri e del riguardo dovuto ai rapporti sociali lascerebbe ormai a ben pochi la possibilità di scegliere la classe politica.
Permettetemi comunque di ribadire che avere a Roma 900 o 600 fra Deputati e Senatori, eletti da una moltitudine di mascalzoni, non cambierebbe minimamente il triste destino che è segnato per tutte le generazioni future sino al diluvio universale che sarà ecumenico, visto che non siamo l’unico Paese ad avere problemi di onestà ed educazione civica, ma, se possibile, più cruento rispetto a quello previsto dalla tradizione biblica.
Non ci sarà, infatti, nessun Noè e nessuna arca pronta ad imbarcare le varie specie di liberali cui affidare la ripopolazione di un nuovo mondo ripulito da ogni malaffare.