La nota verbale consegnata per via diplomatica dal Vaticano al governo italiano tecnicamente sul piano formale è un atto diplomatico interstatuale inteso a rappresentare la posizione del Vaticano su alcuni contenuti del ddl (disegno di legge Zan) all’esame del parlamento italiano . Formalmente non è una “ingerenza”. La nota intende affermare che talune disposizioni del ddl sarebbero lesive delle libertà previste dal concordato del 1984 ( governo Craxi) nel senso di limitare o ostacolare libere opinioni su temi del ddl. E’ una posizione unilaterale a fronte di un accordo pattizio internazionale la cui stabilità è recepita dall’art.7 della costituzione che ha costituzionalizzato il principio pattizio, in tal modo subordinando al previo accordo bilaterale con lo stato del Vaticano la regolazione dei rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica . L’art.14 del Concordato vigente in caso di dissenso o di divergenti interpretazioni sui temi dell’accordo del 1984 prevede il possibile ricorso a una Commissione mista per dirimere ogni contrasto. A questo punto sul piano procedurale se permanesse il contrasto con l’approvazione in parlamento di un testo non condiviso dal Vaticano potrebbe aprirsi la strada a una revisione dell’art.7 costituzione con il venir meno del principio pattizio. Sempre che vi siano i numeri in parlamento ex art.138 cost.. e salvo referendum confermativo. Un risultato auspicato nell’immediato dopoguerra da personalità del mondo laico come Gaetano Salvemini o Piero Calamandrei( non Togliatti che fu tra gli artefici dell’art.7) . E riecheggerebbe nella ipotetica revisione l’ottocentesco e cavouriano ” Libera Chiesa in libero Stato”!
Ottimo il commento di Caputo. Aggiungo che è il momento di pensare a una abolizione unilaterale del Concordato da parte dello Stato Italiano.