Trovo disdicevole che il presidente del Senato, che ha fatto l’avvocato, dopo che il figlio è stato indagato per una fattispecie di ipotizzato reato, si affanni e precipiti a rilasciare interviste, esordendo con un perentorio ” ho interrogato a lungo il ragazzo…. è innocente …”.
Sostituendosi ai giudici e quasi prevaricandoli. Est modus in rebus .
Comprensibile l’affanno del genitore . Inaccettabile un affermato interrogatorio pro domo fili. Molto poco istituzionale . E deontologicamente poco corretto per un avvocato. Fa il paio per altro verso con le esternazioni del ministro Nordio ex PG che dopo l’imputazione coatta disposta da un giudice , secondo le leggi vigenti, a carico di un suo sottosegretario nel delicato ministero della Giustizia, sbotta pubblicamente affermando la necessità di impedire al giudice di imporre l’imputazione. Una ingerenza a processo in corso lesiva dell’autonomia della funzione giudiziaria. Che fa ulteriore paio con la volontà da lui
dichiarata, dopo la vicenda Santanche’, di riformare la normativa in tema di avviso di garanzia . Impedendo indagini esplorative a sorpresa e informando subito chi potrebbe essere indagabile. Quasi mettendolo in caso
di gravi reati e non solo nella condizione di eclissarsi per tempo o di occultare le prove o manipolarle . Se poi si aggiunge a questa deriva etica prima che giuridica, la proposta in fieri di condizionare la custodia in carcere alla previa audizione collegiale di chi potrebbe essere arrestato (senza che in molte sedi possa esser formato un collegio per carenza di personale )allora viene da pensare che il funerale della giustizia è in corso.