di Giovanni Perazzoli
700 civili sono giustiziati per strada. Le immagini ricordano quelle dell’Isis in Siria. È da respingere ogni giustificazione di violenze ingiustificabili. Sono intollerabili le manifestazioni di piazza in favore di un’organizzazione che rivendica l’assassini di 700 civili e il rapimento di molti altri. Per uscire dalla spirale delle rivendicazioni, in cui tutti hanno dei morti da piangere, il giudizio politico deve tenere fermo il quadro generale.
Nel 1947, per alcuni a torto, per altri a ragione, l’Onu ha riconosciuto a Israele un determinato territorio. Questo è un punto fermo. Non riconoscendo la decisione dell’Onu, Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq hanno attaccato il neonato stato d’Israele. Sono seguite almeno altre due (se non tre) guerre, che sono state tutte perse dai palestinesi e dai loro alleati. I palestinesi hanno avuto davanti a loro o la possibilità della pace con il riconoscimento di Israele, oppure la guerra. Fin qui hanno deciso di continuare la guerra, con lo scopo dichiarato di distruggere Israele.
La guerra è continuata, ma sul presupposto che Israele dovesse reagire in modo misurato. Non si è mai visto nella storia dell’umanità uno stato infinitamente più forte tollerare un piccolo territorio che vuole distruggerlo. Fintanto che esiste uno stato di guerra, Israele sarebbe legittimato a fare quello che vuole. Eppure, gli israeliani si sono ritirati da Gaza. Le conseguenze sono quelle che vediamo.
Che utilità ha la scelta della guerra? Nessuna, perché palestinesi e israeliani dovranno per forza fare la pace, a meno che Israele non scompaia (molto improbabile). I due popoli sono sullo stesso pezzo di terra e ci resteranno. Non sarebbe meglio, allora, piantarla, e fare la pace subito? I palestinesi ci guadagnerebbero molto. Non dovrebbero cercare solo pace, ma l’amicizia. L‘area tornerebbe ad essere prospera. L‘Europa ha fatto guerre infinitamente più atroci, con milioni e milioni di morti, e pochi anni dopo l’odio era stato non solo superato, ma le nazioni europee sono state capaci di dar vita all’Unione Europa. Il sospetto è che Hamas viva di guerra, con i soldi che arrivano dall’Iran. E che oggi, oltre all’odio (che, va detto, Israele sembra non curarsi di mitigare), sono i sussidi e il fanatismo religioso che alimentano questo assurdo conflitto.
Le atrocità dei fanatici islamici assassini sadici di Hamas, con la paternità dell’Iran e non solo (Qatar finanzia) discendono dall’obbiettivo della cancellazione di Israele. La Palestina ed i palestinesi hanno offerto ed offrono l’opportunità per tenere sempre viva la Jihad. Attirando i giovani, ben ideologizzati nelle scuole coraniche fin da bambini, per la guerra “santa” contro ebrei e tutto l’occidente. Hamas usa tutte le tattiche possibili, compresa la carità ed il sostegno alle famiglie povere, ma la strategia è la stessa, come per Al Kaida, ISI e tutta la costellazione di gruppi fanatici. E combatte anche tutti coloro che non concordano con la sua interpretazione del Corano che considera infedeli e apostati. Nemici da abbattere.
E la stupida destra religiosa ebraica, fanatica e violenta, ma utile a Netanyahu per uscire dai suoi guai ha favorito con lui la radicalizzazione dei territori ed ha spaccato il paese, l’esercito, i servizi interni ed esterni, fino alla strage dei civili israeliani, che nessuno ha difeso.
Hamas e la sua strategia devono essere battuti nel modo più radicale possibile da ora. Anche se userà la sua tattica è consolidata. Armi ed esplosivi nelle case dei civili e naturalmente nelle moschee (in una delle moschee colpite si è levata una esplosione gigantesca) con inevitabili danni alla popolazione di Gaza. Cioè la popolazione palestinese è stato ed è il loro permanente ostaggio.
Non commento l’estesa frangia antisemita tra sinistra ed estrema sinistra, che non ha perso occasione di tacere dimenticando ciò che è Hamas.