Si può essere liberali senza essere stronzi?

di antonella soldo

Per come la vedo io, in Italia i liberali hanno storia, idee e tradizione per farsi un po’ di spazio a sinistra 

Non sono tra quelli che pensa che si debba dire per forza qualcosa subito, quando accadono le cose. Soprattutto quando queste cose meritano un po’ di riflessione in più. Altrimenti si fa la figura di quelli che il giorno dopo le elezioni europee lanciano proclami “Terzo polo terzo nome” per poi rimangiarsi tutto qualche settimana dopo e dire “non c’è spazio per il terzo polo, stiamo al centro ma con sguardo a sinistra”. Oltre a rischiare il torcicollo qui si rischia pure un bipolarismo di tipo psichiatrico.

Dunque, siccome è della questione dello spazio tra la destra e la sinistra che si parla dal 10 giugno, ecco i miei due cent.

In Italia lo spazio tra la destra e la sinistra negli ultimi 20 anni lo hanno riempito sempre movimenti populisti: popoli viola, popoli marroni e, appunto, Movimento 5 stelle.

Il terzo polo liberale, che pure avrebbe avuto una sua necessità, non si è mai affermato davvero. Nei numeri non ha superato mai il Movimento 5 stelle e nei fatti i suoi limiti sono stati quelli di mancanza di un’ideologia e un’ispirazione storico-politica forte. Così, più di recente, l’alleanza Renzi-Calenda è naufragata perché di due partiti gestiti come i comitati elettorali dei propri leader non se ne poteva fare uno solo, e l’alleanza Renzi-Bonino semplicemente non ha retto la prova della proposta chiara. Il progetto della lista di scopo per gli Stati uniti d’Europa è passato in secondo piano rispetto alle troppe differenze per una lista piccola. I renziani volti a destra e ai voti di Tajani, +Europa più sensibile ai temi dei diritti, dell’immigrazione, della giustizia e della riforma europea.

In uno scenario europeo e occidentale che tende al bipolarismo c’è poco da fare, tocca scegliere: a destra o a sinistra. Già i liberali di alcuni paesi europei sono scomparsi: in Polonia, in Grecia e in Spagna, ad esempio, assorbiti totalmente dai partiti conservatori, senza lasciar traccia alcuna di liberalismo. Per come la vedo io, in Italia i liberali hanno storia, idee e tradizione per farsi un po’ di spazio a sinistra. Senza offesa per nessuno, chiamerei questi, per semplificare, i liberali non stronzi.

Che vuol dire essere liberali? Di base vuol dire avere a cuore il tema della libertà dell’individuo. Per quanto l’affermazione sia banale la questione non lo è affatto. Tanto per cominciare la libertà in sé non è un istinto naturale: Nietzsche diceva che rispetto al mare aperto della libertà – allo smarrimento di non vedere i propri orizzonti e alla paura di essere travolti – l’uomo da sempre tende a preferire la terraferma. Così come lo scrittore israeliano David Grossman in un’intervista a Repubblica a marzo dell’anno scorso in cui denunciava la deriva estremista e razzista di Benjamin Netanyahu diceva: “Io credo che le persone nascano di destra: sospettose, territoriali, aggressive verso gli altri. Solo con un lungo processo di educazione sviluppano visioni del mondo più aperte. È più facile essere di destra in una zona del mondo che da più di un secolo vive immersa nel sangue e nella violenza”. Parole che gli attirarono non poche polemiche ma che certo pongono una questione: come si può rendere la libertà una cosa alla portata di tutti? Come si possono rendere le società e i governi orientati ai principi liberali? Ecco, per mettere la libertà delle persone al centro non si può prescindere dalla questione della giustizia. La giustizia è il salvagente nel mare della libertà.

Per questo essere liberali non stronzi vuol dire essere liberali di sinistra. E a una sinistra che ha riguadagnato corpo in questo Paese il pezzo che manca ancora è proprio quello della “costola liberale” (espressione orribile). Che sia non una stampella quanto piuttosto una colonna che aiuti a reggere meglio il tutto. Che aiuti un partito democratico a prendere posizione sulle liberalizzazioni dei taxi e delle concessioni balneari, oppure sui temi dei diritti come eutanasia, per esempio.

Però qui insomma il tema è:

Si può essere liberali senza essere un maschio bianco over 50 in doppiopetto blu?

Si può essere liberali senza ridurre questo al solo ai temi del fisco per le aziende?

Si può essere liberali e parlare – ora bestemmio – di patrimoniale? E di rivedere le tasse di successione? Com’è possibile che se lavoro pago più tasse che se eredito casa di zia?

Come faccio a competere se le condizioni di partenza non sono eque?

Si può essere liberali quando c’è da essere garantisti coi poveri cristi detenuti in carcere fuori dalla legalità e non solo quando c’è qualche potente amico indagato?

Si può essere liberali e credere che questo abbia a che fare con una paga dignitosa e un salario giusto e non minimo?

Si può essere liberali sui diritti, sull’aborto, sull’eutanasia, sui matrimoni egualitari?

Si può essere liberali sull’immigrazione e non solo perché “gli immigrati ci servono per i lavori che gli italiani non vogliono più fare” ma perché è giusto?

Si può essere liberali e dire ius soli senza ripiegare su ius culturae, ius soli temperato e annacquature varie?

Qualcuno se lo ricorda ancora quello che diceva Giacomo Matteotti sul moderatismo, ovvero che era il contrario del riformismo? Da qualche tempo, in Italia invece i liberali stronzi si preoccupano solo di non spaventare i moderati.

E ancora:

Si può essere liberali sulla ricerca scientifica, sulla carne coltivata e sul nucleare?

Si può essere liberali e dire nello stesso modo che l’Ucraina va difesa da quel dittatore di Vladimir Putin e che pure la Palestina merita di non essere massacrata dall’estremismo delle destre razziste che Netanyahu ha imbarcato nel suo governo?

Si può essere liberali quando bisogna esserlo davvero e mettere a gara le spiagge e le licenze dei taxi?

Si può essere liberali contro le mafie, quando questo vuol dire toccare i grandi interessi come quelli del traffico di droghe, ad esempio?

Si può essere liberali quando questo vuol dire chiedere l’aborto nelle cliniche private visto che il servizio pubblico è ostaggio degli obiettori?

Si può essere liberali senza avere rendite?

Si può essere liberali e a favore del green deal?

Si può essere liberali e a favore della legalizzazione della cannabis?

Insomma, sono io che sono fuori posto o siete voi che vi definite liberali sono quando vi toccano il portafoglio, solo quando dovete andare in giro a raccontare di come avete fondato una start-up coi soldi del papi o solo quando dovete difendere gli interessi di qualche lobby amica?

Non vorrei scomodare John Stuart Mill ma mi pare proprio che nel suo On liberty, il testo base di tutto il liberalismo moderno, parli proprio e soprattutto delle libertà di pensiero e discussione, della felicità e del benessere delle persone e dei limiti del potere sui corpi degli individui. La parte su come risparmiare sulle tasse di successione vi assicuro che non c’è.

tratto da HUFFINGTONPOST.IT del 20 luglio 2024

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