le basi del mestiere

riccardo mastrorillo

É sorprendente constatare il livello di sperduta sprovvedutezza dei nostri governanti: il 19 dicembre scorso la giornalista italiana Cecilia Sala viene arrestata in Iran, per una settimana il governo italiano tiene segreta la cosa, poi il 27 dicembre viene data la notizia. Pochi giorni dopo si apprende che, senza tanti giri di parole, l’italiana è stata arrestata al fine di promuovere uno scambio di prigionieri: la sua liberazione in cambio della liberazione di Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato il 16 dicembre a Milano, accusato di aver aiutato terroristi e per il quale vi è una richiesta di estradizione negli Stati Uniti.

Il governo italiano aveva davanti due strade, semplici semplici da percorrere: scarcerare immediatamente Abedini, consentendogli di fuggire, senza dire nulla e risolvendo la questione prima che si apprendesse dell’arresto di Cecilia Sala, oppure tenere la schiena dritta, richiamare l’ambasciatore da Theran, espellendo tutti i diplomatici iraniani presenti in Italia, o almeno una parte, e sollevare una questione internazionale per denunciare il sequestro della connazionale e l’insostenibile ricatto subito.

Ma il nostro ministro degli Esteri ha preferito rassicurare l’opinione pubblica chiedendo l’immediata scarcerazione di Sala e (nello stesso momento) condizioni migliori di detenzione, quasi a sottolineare che la prima richiesta veniva fatta “pro forma”.

Da bravi garantisti consideriamo Abedini assolutamente innocente fino a sentenza definitiva di un tribunale di un paese civile, da attenti osservatori del mondo, non possiamo constatare che l’assoluto disinteresse dimostrato quotidianamente dai dittatori iraniani nei confronti dei loro stessi cittadini, fa supporre che Abedini sia, quanto meno, una figura cara agli stessi despoti, tanto cara da rischiare un incidente internazionale, che non è ancora tale, solo grazie alla sprovveduta ingenuità del nostro governo.

Comprendiamo la richiesta della famiglia di mantenere un profilo basso per non compromettere la trattativa per la liberazione di Cecilia, ma siamo convinti che allo stato attuale delle cose, solo una risposta dura e intransigente potrà risolvere la questione. L’affermazione del direttore generale per l’Europa del ministero degli Esteri iraniano, Majid Nili Ahmadabadi, all’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei che l’arresto di Mohammad Abedini da parte dell’Italia su mandato degli Stati Uniti “è un atto illegale, che danneggia i rapporti” tra Roma e Teheran è irricevibile. La civiltà giuridica italiana e il principio della separazione dei poteri, concetti assolutamente incomprensibili per i governanti iraniani, non possono essere piegati al ricatto di governi che usano strumenti da malfattori.

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