di valentina piscitelli
Non ce l’ha fatta Octay Stroici, l’operaio romeno di 66 anni e 7 mesi, prossimo alla pensione, rimasto sepolto nel crollo della Torre dei Conti avvenuto il 3 novembre scorso a Roma. E’ stato estratto ancora vivo e vigile, dopo undici ore di infaticabile lavoro di rimozione delle macerie che ha visto coinvolti oltre cento vigili del fuoco, ma è deceduto nelle ore successive.
Sono 777 gli infortuni mortali dall’inizio dell’anno sui luoghi di lavoro, in aumento rispetto al 2024, con una media di quasi tre al giorno. Di questi, con una nota del 5 novembre scorso, la Cgil Roma Lazio, fa sapere come siano molto più numerosi, per morti e infortuni sul lavoro, gli extra comunitari; secondo il sindacato, solo il 13% degli occupati è di origine straniera, ma un quarto delle vittime sul lavoro registrate nel 2024 appartiene a questa categoria.
Il dato di per sé rileva la maggiore esposizione al rischio degli stranieri, ma non evidenzia tutto il sommerso, che può invece essere desunto dalla lettura dei dati statistici sulla forma giuridica delle imprese nel settore delle costruzioni in Italia. Uno studio del 2018 di ANCE e ISTAT ha infatti rilevato che circa il 60% delle imprese nel settore delle costruzioni è costituita da imprenditori individuali, liberi professionisti e lavoratori autonomi. Una fonte più recente (ICRIBIS – Osservatorio 2023) indica che le ditte individuali rappresentano circa il 57,9% delle imprese edili. A livello provinciale, in una provincia della Romagna, le ditte individuali costituivano il 66,2% delle imprese edili!
Sulla base di questi dati, possiamo stimare che in Italia la quota delle ditte individuali nel settore edile sia nell’ordine di circa il 55-65% del totale delle imprese, assoldate per lo più mediante contratti di sub appalto. La maggior parte degli operatori dell’edilizia sono dunque ditte composte da una sola persona, senza obbligo alcuno di iscrizione all’INAIL, ovvero senza garanzie assicurative. Questa prassi consolidata consente alle grandi imprese di “comprimere i costi ad ogni costo”. Bisogna dunque domandare alla politica di intervenire su una evidente stortura.
Tanti operatori del settore hanno sottolineato in queste ore di sgomento intorno alla vicenda romana il loro impegno per la formazione dei lavoratori, ma non può e non deve bastare. Occorrono politiche pubbliche adeguate, che rilancino stringenti controlli amministrativi di un settore che oltre ad essere strategico per la nostra economia è necessario sia adeguato a preservare un territorio tanto fragile, quanto delicato, come l’Italia.
All’iniziale abbattimento che tutti noi abbiamo provato per la morte dell’operaio edile, può e deve corrispondere una azione propositiva di contrasto alle insufficienti misure messe in atto in materia di vigilanza e controllo e in tema di sicurezza sul lavoro. Le associazioni di categoria, le professioni e sindacati, da sempre impegnati, non possono essere il contraltare per equilibrare l’assenza di politiche pubbliche adeguate. Occorre fermezza nel ribadire che la dignità delle persone va sempre messa al primo posto.
Ci si domanda, infine, nel caso di specie, come possa essere consentito ad un operaio edile anziano di lavorare in un cantiere in condizioni di stress per un corpo già usurato dal tempo. Il tema della sicurezza non può dunque prescindere da quello della dignità: adeguata retribuzione e qualità del lavoro.
Il nostro abbraccio ai familiari di Octay Stroici e a quelli delle altre 776 vittime sul lavoro, persone incolpevoli, e, per il futuro, un invito a chi è oggi responsabile dell’agenda politica ad intervenire con tempestività e lasciarsi alle spalle il lassismo del passato, agendo con rigore e serietà.