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In occasione della prima edizione del “Premio Critica liberale sulla libertà” la Fondazione Critica liberale ha indicato per la prima volta, con una menzione speciale di disonore, chi ugualmente si è distinto per il suo accanimento contro le libertà e i diritti civili.
La menzione di disonore quest’anno è stata assegnata a
Matteo Salvini
Segretario della Lega
Il testo della motivazione (letto da Enzo Marzo, Presidente della Fondazione
«Non credo che il premio sulla libertà e la menzione di disonore saranno mai più collegati così strettamente come in questa prima edizione. La Fondazione ha considerato doveroso, addirittura ovvio, assegnare la menzione di disonore al segretario della Lega Matteo Salvini. Grazie all’idiozia isolazionista del Pd e all’opportunismo dei 5stelle si è consegnato il paese a una forza che alle elezioni ha preso il 17 per cento, il 12,25 degli italiani aventi diritto. Da allora con un grande salto logico Salvini ha creduto di poter parlar a nome del popolo tutto. Di violare le leggi. Di svolgere ruoli non suoi. Di non restituire i soldi truffati dal suo partito allo Stato. Salvini è un trasformista che con doppio salto mortale è passato dal secessionismo al sovranismo suo opposto. Salvini, smentendo quasi tutto quello che aveva affermato fino allora, ha avuto solo l’abilità di tradurre in italiano i programmi dell’estrema destra lepenista. Ha avuto la fortuna che contemporaneamente prendesse consistenza in molti paesi europei una vera propria rivolta contro i valori e i principi liberali. Solo Orban ha avuto il coraggio di teorizzare tutto ciò nella formula di “democrazia illiberale”. Salvini, opportunisticamente non ha questo ardine, essendo per decenni e ancora ora alleato di una forza che coltivava e coltiva la menzogna di definirsi liberale. C’è da dire che la questione supera di gran lunga la demagogia salviniana, perché in effetti si può affermare che si è riaperta la questione secolare del rapporto tra democrazia e liberalismo, quando la democrazia si è andata trasformando nella caricatura di sé stessa, riducendosi al semplice rito del suffragio universale perlopiù inquinato dalla propaganda di una informazione non indipendente, dall’invadenza del denaro , dalla personalizzazione del potere, dalla prevaricazione delle burocrazie partitiche sulla scelta dei cittadini. D’altro canto il liberalismo si è andato sempre più immiserendo avendo la pretesa di ridursi esclusivamente in un neoliberismo selvaggio. Assolutamente in contrasto con l’insegnamento crociano. Per noi la responsabilità del nuovo vento di destra è tutta dei falsi democratici e dei liberali fasulli. Ma non c’è nulla di inedito: adesso va di moda edulcorare o violentare il significato delle parole, ma la sostanza rimane quella decrepita. Ci troviamo di fronte al vecchio nazionalismo di estrema destra, ai soliti tre valori Dio-patria e Famiglia (per non dir del portafoglio), che in forma assai degradata vengono riproposti. Ricordiamo che sotto quelle tre bandiere nel 900 sono state provocate decine e decine di milioni di morti. Dio in politica diventa clericalismo e pretesa di privilegi per le gerarchie ecclesiastiche; patria diventa nazionalismo, protezionismo, comunitarismo, razzismo, xenofobia; famiglia diventa ritorno al patriarcato, disuguaglianza tra uomo donna, maschilismo, non riconoscimento dei diritti individuali, dominio dei genitori sui figli. Salvini di tutto ciò è un neofita, un apprendista stregone a caccia di voti sventolando il rosario nei comizi, si rivolge non al cervello dei cittadini bensì alle pance delle persone. Spesso i suoi, assessori e consiglieri comunali, si lasciano sfuggire bestialità più grosse e rivelatrici del fondo oscuro dell’estrema destra. Un giornalista in veste di storico ha negato che il salvinismo sia fascismo. Scopre l’acqua calda, ma il fascismo non nacque il 28 ottobre, ma fu coltivato e preparato a lungo negli anni precedenti proprio facendo penetrare quei disvalori di cui sopra. Stiamo attenti. Come dobbiamo stare attenti allo sdoganamento di un fascismo annacquato, lontanissimo dalla realtà storica. Il fascismo oggi è ricondotto ai treni in orario o a qualche ponte. Il presidente del parlamento europeo Tajani ho voluto ricordare all’Europa a che livello di subcultura da bar si è ridotta la destra illiberale italiana da lui rappresentata. Noi con questi due riconoscimenti vogliamo ricordare che il fascismo storico andò al potere assassinando o imprigionando tutti i leader di tutte le forze di opposizione. Senza eccezioni. Don Sturzo fu costretto a scappare in Inghilterra, Don Minzoni morì col cranio fracassato dal bastone dei sicari di Balbo; il capo dei comunisti fu tenuto in carcere nove anni, per morire poi in clinica; il leader socialista Matteotti fu assassinato a pistolettate; Turati fuggì in Francia in barca; Carlo Rosselli fu ammazzato dai fascisti su ordine di Ciano; Gobetti fu massacrato di botte; ugualmente la persona più autorevole della liberaldemocrazia, Amendola, fu aggredito dai fascisti e colpito a morte. E quanti passarono anni e anni in carcere o in “vacanza” al confino, come disse Berlusconi, indecente frodatore dello stato? Tutto questo Tajani non lo sa. L’Italia sarebbe davvero disonorata se Tajani fosse ricandidato alla presidenza del parlamento europeo. Tutto questo è brodo di cultura della nuova nonché stravecchia politica di estrema destra che vede in Salvini il suo spregiudicato capo. Crediamo che questa menzione se la meriti proprio».