[nella foto: Totò e Zingaretti]
Un italiano furbastro, reduce da molti fallimenti, entra nel Pd e riesce a farsi candidare subito come capolista alle elezioni europee in un collegio arcisicuro, e diventa così parlamentare. Ovviamente non andrà mai a Strasburgo se non per ritirare lo stipendio (è il terzo in assenteismo dei 75 deputati europei italiani). Ha altro da fare: deve abbandonare dopo poche settimane il partito che lo ha fatto eleggere e organizzarne un altro in concorrenza, tanto per sparare contro il governo del Pd e candidare in Puglia un “personaggetto“ da quattro soldi pur di far perdere il Pd e far vincere un consumatissimo candidato di estrema destra dal curriculum orripilante. L’operazione fallisce. Assieme a un altro “capitano di ventura” presuntuoso come Renzi raccoglie l’1,6 % dei voti. Probabilmente lo 0,8% per ciascuno. Evidentemente sia l’uno sia l’altro hanno pochi parenti in Puglia. Una persona con qualche dignità si ritirerebbe dalla politica, ma – si sa – le “azioni” di Calenda non conoscono la dignità e hanno cicli che durano qualche settimana. Per lui Sinistra e Destra si equivalgono, come Fitto e Zingaretti, ciò che conta è solo il suo personale potere.
Quindi si rimette in circolazione per fare il colpo grosso: la sindacatura di Roma. E qui ha un’idea geniale. A dirla tutta non è proprio sua, è di Totò.
Pensa: “ho venduto Fontana di Trevi ai piddini, perché non si dovrebbero comprare anche il Colosseo? Dopotutto sono quasi gli stessi che distrussero proprio a Roma il proprio sindaco e la propria Giunta con due anni di anticipo per regalare l’uno e l’altra al M5s. Sono gli stessi cui ho rifilato la fregatura di Strasburgo, appena un anno fa… Se ci sono caduti una volta, diabolicamente persevereranno anche la seconda”.