di angelo perrone *
Il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a distanza di quasi trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, non rischia di scadere nella retorica celebrativa. Non solo a causa della tragicità sanguinosa degli eventi. Ad alimentare la memoria, è il pensiero commosso per quella testimonianza di vita a servizio della giustizia
Il rischio è cedere alla tentazione della retorica commemorativa, fatta di slogan e luoghi comuni, quando ricorrono anniversari drammatici. Come quello delle stragi mafiose del 1992, Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e gli uomini e donne delle loro scorte.
Ecco cerimonie nelle quali vengono espressi concetti roboanti, destinati a durare il tempo delle celebrazioni. Il momento centrale è rappresentato dall’intervento di esponenti politici, uomini delle istituzioni, rappresentanti di organizzazioni. Corone d’alloro, fiori, discorsi. La fase con il maggior rischio retorico.
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