C’è il rischio molto concreto di “votare”(ellitticamente) con un parlamento tagliato, rosatellum adattato,liste bloccate e candidature multiple . La pubblicazione della legge di revisione confermata dal referendum e la delega per i collegi uninominali che adatta il rosatellum, la legge Rosato, a che punto siamo?
In base agli artt. da 21 a 25 della legge 352 del 1970 che regola i referendum, tra alcuni giorni verrà pubblicato in Gazzetta il risultato ufficiale del referendum con annessa pubblicazione della legge costituzionale di revisione (il taglio).
La legge entrerà’ in vigore il decimo quinto giorno dalla pubblicazione, ai sensi dell’art.12 delle preleggi ( vacatio legis).
Se, ad esempio, fosse pubblicata il 1 ottobre entrerebbe in vigore il 16 ottobre. E’ immediatamente applicabile, ai sensi della legge 51/2019 (relatore Calderoli, lo stesso che presentò in Senato la legge di revisione come da programma elettorale della Lega) che in sostanza adatta il rosatellum al nuovo numero dei parlamentari attraverso una delega legislativa che ridetermina i collegi uninominali (https://www.gazzettaufficiale.
La delega deve essere esercitata entro due mesi dall’entrata in vigore del taglio, secondo l’ipotesi prima segnalata, entro il 15 dicembre.
A quel punto, non solo in astratto, se non vi fossero ulteriori modifiche della legge elettorale, si andrebbe a votare col combinato disposto di parlamento tagliato e rosatellum adattato. Tutto il resto son chiacchiere sparse e comunque ipotesi le più’ disparate su cui non vi è nessuna chiarezza e nessun accordo né dentro né fuori della maggioranza di governo.
Dopo aver sentito Grillo che nuovamente preconizza il funerale della democrazia, ho fatto anche un sogno o avuto una allucinazione per superare la depressione, sul rapporto tra legge elettorale e rappresentatività del parlamento democratico. Fermo restando il bicameralismo paritario che è una risorsa da utilizzare per ponderar meglio o correggere testi di legge, occorre recuperare il suo significato emerso durante i lavori dell’assemblea costituente, differenziando la durata delle due Camere e radicando i senatori sui territori regionali,E anche differenziando per materie l’iniziativa legislativa tra le due Camere . In tal modo si espanderebbe l’ambito della rappresentanza, si affinerebbe e migliorerebbe la produzione legislativa. Nel contempo, attraverso un metodo di reciproco controllo, si allontanerebbe il rischio di intromissioni esterne o lobbystiche di interessi opachi estranei all’interesse generale. Quanto alla legge elettorale, con un occhio rivolto ai collegi uninominali su base regionale del sistema elettorale in vigore dal 1948 al 1993, per allentare la presa partitocratica e migliorare i processi di selezione democratica e avvicinare eletti ad elettori si restituirebbe a questi ultimi il potere /dovere di sceglierli, sarebbe utile un sistema fondato su collegi uninominali in numero pari ai parlamentari da eleggere. Un elettorato passivo accessibile da chiunque, a condizione che risieda nel territorio del collegio da almeno 5 anni o più e che la candidatura venga presentata da un congruo numero di cittadini elettori residenti da tempo nel territorio del collegio, penso a 2/3mila presentatori o numero superiore. Ciascun presentatore non dovrebbe sottoscrivere per più’ di 1 candidato. In tal modo la sera stessa del voto gli elettori di ciascun collegio potranno vedere in carne ed ossa i propri parlamentari di riferimento. E la famigerata tecnica delle designazioni di capi partito o di improbabili piattaforme sarebbe soppiantata dai cittadini in prima persona messi in condizione di interagire e scegliere, recuperando fiducia e spirito o volontà’ di partecipazione. Aiuterebbero anche percorsi di democratizzazione, radicamento sul territorio e trasparenza e democrazia dei partiti. Non escludendo affatto anche strumenti di democrazia diretta.
Ma non accadrà e voteremo col rosatellum ridipinto da Calderoli e company.