l’abbandono d’ogni pudore

di enzo marzo

[nella foto: grillo e l’antieuropeista farage]

1.

Serve una Premessa. Non voterò M5s. Anche se il paese è marcio, e la sua classe dirigente ancora più marcia va smantellata. Ma non posso dare il mio voto ai grillini per cinque motivi molto seri.

  • È un movimento antieuropeista. Certo, ha modificato in parte la sua posizione alla vigilia delle elezioni, vuol dire che pone l’Europa e il federalismo tra le questioni su cui si può essere ondivaghi. Ancora adesso in Europa il M5s sta nel gruppo di Farage, e chi ne è uscito è andato a rafforzare i lepenisti o si è dichiarato fascioleghista. Alla faccia degli elettori che votarono M5s alle Europee.
  • È un movimento che neppure fa finta (come fanno gli altri) d’essere democratico e sta spacciando sulla democrazia idee falsissime e truffaldine. Il movimento è retto in modo assolutamente verticistico da persone mai elette da alcuno, vi vige un regime dinastico sotto la proprietà di un’azienda privata che ha risuscitato il famigerato “centralismo democratico” piccista (anche allora la parola “democratico” era usata in modo grottesco). Senza garantire alcuna trasparenza né alcuna verifica di ciò che viene contabilizzato nelle segrete stanze. Nulla fa più male alla democrazia che una democrazia falsa e ipocrita.
  • È un movimento totalitario, perché dichiaratamente mira alla maggioranza assoluta per evitare quei controlli e quei condizionamenti che sono il sale della democrazia. E ringraziamo il cielo che la Corte costituzionale abbia bocciato l’Italicum che quello sciocco di Renzi aveva apprestato su misura della “vocazione totalitaria” dei 5 stelle.
  • È un movimento non solo di incompetenti (tutti gli altri partiti ne sono ricchi, basti pensare alla Madia o alla Boschi), ma, l’incompetenza, il M5s la teorizza, e grazie al suo metodo di selezione del personale politico ne è divorato. Tutti abbiamo sperato che col tempo formasse una classe dirigente in grado di governare o fare opposizione, insomma di fare politica, ma l’errore grave è proprio nel sistema di selezione che è permeabile da ogni opportunismo: una parte dei dirigenti viene scelta dall’alto, come purtroppo in tutti i partiti, un’altra parte è composta da sconosciuti tra cui non possono mancare i profittatori, gl’ignorantissimi, gli sfaccendati, gli eccentrici. E nessun controllo si può fare davvero. È molto interessante osservare dove sono andati a finire i 39 parlamentari dell’altra legislatura fuoriusciti dal M5s. Alla fine, senza una vera valutazione, alle decine di migliaia di pretendenti (il miserabile mito del numero) hanno corrisposto liste elettorali senza qualità alcuna. L’Italia migliore non si è fatta contaminare. È rimasta fuori. Non si può selezionare sulla base dell’adesione a un programma che non c’è, o che cambia come volge il vento, si può solo pretendere la fedeltà ai capi, che fanno e disfano. Così, al motto “non c’è più la destra e la sinistra” , sono stati arruolati veri e propri fascisti o idioti od opportunisti. Fa tremare il pensiero che solo dopo che fosse eletta i romani hanno potuto sapere che Raggi proveniva dall’ambiente di Previti. Ambiente che continuò a consigliarla nella scelta degli assessori.
  • Perché il Movimento non ha idealità, né tradizioni, né politiche riformatrici certe. È soltanto protesta (giusta, perfino doverosa). Ma con la sola protesta si cade inevitabilmente nella demagogia. E pur d’essere demagogo fino in fondo De Maio è andato a baciarsi la reliquia di san Gennaro, come i vecchi capi democristiani e comunisti.

2.

Puntualizzato questo, arriviamo all’argomento del “pezzo”. In queste ultime settimane tutti i politici delle altre liste, dai leghisti alla Boldrini, si sono messi a fare accanita propaganda elettorale a favore del M5s. Hanno imbastito una campagna talmente fondata sul nulla e, involontariamente, sui confronti con i propri comportamenti, che porterà un enorme vantaggio ai Grillini. Stiamo parlando di quella scemenza che è stata chiamata “rimborsopoli”. Atteniamoci ai fatti: un partito ha deciso di regalare al microcredito una parte degli stipendi dei propri eletti nelle varie amministrazioni locali e in parlamento. Ha versato 23 milioni e 200 mila euro, ne avrebbe potuti versare una milionata in più se nelle proprie file non avesse avuto dei furbetti che hanno fatto la cresta. Apriti cielo: i partiti pieni zeppi di impresentabili, con ministri e sottosegretari  condannati per corruzione, camorra, mafia ecc. ecc. si sono messi a dare lezione, dimenticando che tutto il centro destra si fa guidare da un frodatore fiscale e il Pd ha nelle sue fila anche il peggio del peggio: figli d’arte e indagati d’ogni tipo. E a tutti questi non è mai passato per il cervello di trasmettere la percentuale che tutti i loro eletti devono pagare (ma lo fanno? quanti non lo fanno? ) alle casse del partito, che se le tiene per le proprie spese e certamente non le regala né al microcredito né le investe in qualche opera di civismo. Così, protestando, si sono resi ridicoli. Il “giornale” ufficiale di un pregiudicato protesta perché il regalo di soldi privati non è stato come promesso. Certo 23 milioni non sono tanti, sono però di più dei 3 milioni versati generosamente dal Capo per corrompere un solo senatore. Un altro quotidiano di estrema destra, come “Libero”, che si è appropriato ingiustamente anche di sovvenzioni pubbliche e che ha un padrone plurinquisito, ha strillato come un’aquila. Finora nel nostro paese si era visto di tutto , ma con rimborsopoli si è giunti al fondo dell’idiozia e del masochismo.

Non è vero che è stata una campagna elettorale fiacca, lo so che è stata piena di bufale, di contraddizioni, di promesse che chi stava al governo non si capisce perché non le abbia realizzate finora, e infine “rimborsopoli”. È stata una campagna elettorale molto significativa, perché ognuno si è tolto impudicamente la maschera: la lega ha mostrato pienamente il suo volto razzista e nazista, il pregiudicato di Arcore ha confermato la validità della frase marxiana: «La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa». E ha portato la menzogna persino all’interno del simbolo di Forza Italia. Senza che nessuno protestasse. Il Pd renziano, a sua volta, ha trovato la sua epigrafe mortuaria nella frase storica dello statista di Rignano (colui che è talmente legalitario che ha deciso tutte le liste inzeppate da 27 indagati in violazione totale dell’art.19, comma 1 dello statuto del partito): »Il M5s è il partito degli ex-onesti». Peccato che in contemporanea la tv desse la notizia che la sua dinastia De luca precipitava nel fango. Una figuraccia che un politico “ancora onesto” avrebbe cercato di cancellare andandosi a nascondere.

Risultato di tutta questa campagna? L’elettore medio si chiede: “vabbé, i 5stelle a causa di una decina di furbastri non hanno potuto versare tutto ma solo la stragrande maggioranza dei soldi (privati) promessi, ma magari altri partiti rimborsassero il soldi pubblici che si sono tenuti per sé o che addirittura hanno rubato”.

La crisi irreversibile della democrazia si realizza quando le classi dirigenti perdono ogni pudore e vergogna. E siamo arrivati a quel punto. Siamo sgomenti.

 

P.s. Forse quest’aggiunta è più rilevante di tutto l’articolo. Abbiamo bastonato, ed era facilissimo, le porcherie della stampa di destra. Ma era ovvio. Invece è stato molto più preoccupante, la sfacciata propaganda su “rimborsopoli” dei giornali cosiddetti indipendenti. Hanno fatto precipitare la credibilità del giornalismo italiano a un livello non più superabile. Si sono trasformati in galoppini elettorali dei partiti delle Grandi intese. Senza badare mai ai fatti. Abbiamo letto decine di paginate, aperture di prima pagina per giorni e giorni per una notizia quasi irrilevante. “Repubblica2.0” è stata la portabandiera (il “Corriere” e la “Stampa” sono stati appena un passo indietro) di questa campagna scandalistica. I suoi editorialisti, con una sola eccezione, hanno suonato la grancassa, stonando sempre. Come tutti i servi, sono stati sciocchi e hanno fatto il gioco di quello che avevano preso di mira come loro avversario. Così hanno fatto conoscere a tutti gli elettori, anche ai più distratti, che il M5s regala generosamente al microcredito soldi propri. E chi fa il furbo viene espulso. Sono quattrini che tutti gli altri partititi si tengono ben stretti per sé. Quanti sono stati gli espulsi dal Pd nell’èra renziana? Su “Repubblica2.0” alcuni si sono spinti avanti fino alla scorrettezza professionale e chissà quella deontologica. Come si fa a scrivere, come ha fatto Claudio Tito (17-2) che «Di Maio non poteva non sapere», «era suo dovere vigilate», e ancora «c’è una sorta di responsabilità oggettiva che costituisce una specie di dannazione per i capi ma che rappresenta anche il nucleo di qualsiasi leadership». Qualsiasi, proprio no. Aspettiamo paginate e paginate preelettorali scritte da Tito sulle responsabilità “oggettive” e sul mancato controllo di Renzi sugli impresentabili delle sue liste, sulla famiglia De luca, su tutti gli amministratori Pd che sono stati coinvolti in questi anni in reati veri, non in mancati regali o violazioni di regole interne. Incalza sempre sullo stesso foglio Sebastiano Messina: «si scopre insomma che loro non sono così diversi dagli altri, quando sul tavolo c’è del denaro», per finire: «le mele marce sono in corsa per il prossimo parlamento, sotto la bandiera a cinque stelle». Ci sarà pure una qualche differenza tra il denaro del proprio stipendio e quello proveniente da corruzione, appalti venduti, insomma denaro sporco. O No? Ci domandiamo: sotto quali bandiere sono in corsa gli impresentabili leghisti, forzaitalioti, piddini? In quale coalizione è presente Formigoni? In che lista è il De luca figlio, indagato per bancarotta fraudolenta? Chi li ha presentati? Chi li fa votare? Chi li sta ancora proteggendo col suo silenzio complice? Chi non li espelle? Siete proprio sicuri, dal punto di vista professionale, che rimborsopoli al decimo giorno valga il doppio o il triplo dello spazio dedicato a un assessore del Pd inchiodato da mille ore di video su una corruzione. Perché non sono state dedicate paginate e paginate al nipote di Giacomo Mancini, presentato da Renzi al parlamento, ma che è stato finora assessore regionale di Forza Italia e corre il “rischio” di subentrare come eletto per la stessa lista berlusconiana? Siamo oltre il paradosso. Nessuna responsabilità, questa volta “soggettiva”? Chi ha fatto eleggere per svariate legislature Previti e Dell’Utri e decine e decine di delinquenti, pregiudicato egli stesso? Perché non viene ricordato ogni giorno al lettore smemorato? Non ho letto recentemente alcun  editoriale contro le responsabilità “soggettive” pre-elettorali di Berlusconi e di Renzi. Come mai? Ma ormai i giornalisti si sono ridotti a cani da guardia ossequiosi del potere e del loro padrone. Meno quelli di “Fanpage.it” (onore a loro), e pochi altri, sempre meno.

Nota bene. Questo articolo può essere riprodotto citando la fonte, ma esclusivamente se rigorosamente integrale.

4 commenti su “l’abbandono d’ogni pudore”

  1. però il vizietto di sparare sentenze definitive un po’ lei ce l”ha, e questo non le fa onore. provi a maneggiare con più cura i temi riguardanti la giustizia, siamo ancora in uno Stato di diritto, e abbiamo ancora tre gradi di giudizio. mi è già capitato più di una volta di leggere alcune sue chiose “spiritose” che non lasciavano spazio a interpretazioni ma già ”condannavano’. poco liberale, molto socialista.
    e si ricordi che le carceri in Italia fanno ancora più schifo di quello che c’è fuori.
    grazie.

  2. Caro Enzo, laicamente sostengo Radicali Italiani, voto e il 4 marzo voterò + Europa. Fosse solo con un’unica scusante: gli altri (intendo i partiti ma , mediamente, anche i loro candidati nel mio collegio) mi sembran peggiori, poco o molto.

  3. La dichiarazione di non voto per i 5stelle di Enzo Marzo mi ha dato l’occasione per riflettere con me stesso intorno all’etichetta di “antieuropeismo” sotto la quale vengono classificate alcune forze politiche. Insomma, che cosa vuole dire essere oggi europeisti o antieuropeisti? La questione non è così semplice da sbrogliare e non mi illudo di riuscirvi. Cercherò solo di fare un minimo di chiarezza sul senso dei termini utilizzati. Prima di tutto devo scartare i significati martellati dalle grandi agenzie di comunicazione e di formazione dell’opinione pubblica, secondo le quali l’europeismo sarebbe il Bene e l’antieuropeismo il Male: di qua noi, la democrazia, la civiltà, la libertà, il progresso, i diritti, la pace, il benessere e -immancabile orpello di ogni concezione totalitaria- il corso necessario della storia, il dovere dettato non dalla coscienza ma dallo spirito del tempo; di là gli altri, il populismo, il fascismo, gli xenofobi (e potevano mai mancarci gli xenofobi?), la barbarie, la miseria, la guerra e i vani ma pericolosi tentativi di opporsi alle magnifiche sorti e progressive. Questa soluzione del problema mi appare alquanto semplicistica, così come poco convincente è quella contrapposta e minoritaria dei cosiddetti “sovranisti” che invertono i valori: l’antieuropeismo è il Bene e l’europeismo è il Male. In entrambi gli schieramenti l’europeismo e l’antieuropeismo sono utilizzati come armi di propaganda e lotta politica più che come strumenti per schiarissi le idee sulla realtà.
    Per fare un po’ d’ordine nella mente ho dunque deciso di distinguere il termine “Europa” da quello di “Unione Europea”, operazione semplicissima, ma forse non molto comune. L’ “Europa”, a mio parere, non è l “Unione Europea”. Il significato di Europa rimanda a un patrimonio storico-culturale millenario; l’Unione Europea, se non sbaglio, è un recentissimo e poco definito organismo politico nato da certi trattati firmati da alcuni stati europei. Tanto per chiarirmi ulteriormente le idee: Shakespeare resta uno dei massimi poeti europei, sebbene la Gran Bretagna sia uscita o stia per uscire dall’Unione Europea. Di più: Tolstoj è un grande romanziere europeo, anche se la Russia non ha mai fatto parte dell’ Unione Europea (e anzi per ben due volte si oppose con successo all’”unificazione” europea tentata nel primo Ottocento e a metà del Novecento). In questo senso credo che per coloro che sanno leggere e scrivere (sia pure stentatamente, come il sottoscritto) sarà molto difficile non dirsi convinti europeisti, anche perché la distinzione tra il piano culturale e quello propriamente politico è una delle massime acquisizioni della storia e del pensiero europei. Sull’Europa quale oggetto storiografico è stata scritta una sterminata bibliografia che attende di essere sceverata con le armi della critica e non con la critica delle armi (propagandistiche).
    Malauguratamente il problema si complica se dalla sfera teoretica, come diceva un vecchio maestro, si passa a quella pratico-politica nella quale mi trovo a che fare, addirittura, con L’Unione Europea. Qui è probabile che i precedenti convinti europeisti assumeranno posizioni diverse. Ritroverò i sostenitori più o meno entusiasti, i dubbiosi e i contrari al progetto politico e alla politica effettuale dell’Unione Europea. Chissà chi avrà ragione. Comunque, sostenitori, dubbiosi e contrari avranno tutti egualmente torto se continueranno a non tenere conto che, su questo piano, “europeista” significa filo-UE e “antieuropeista” anti-UE. Non si tratta di una grande scoperta, lo ammetto. Ma almeno mi servirà in futuro per evitare quel sofisma che gli antichi chiamavano metabasis eis allo genos, dalla critica del quale derivò poi il detto popolare che invita a non mischiare le pere non le mele.
    P.S. Da quello che ho capito delle “idee” dei 5stelle, almeno per ciò che concerne la scuola il sostenitore dell’Unione Europea potrà votarli tranquillamente. Con la loro pedagogia del tablet, sono perfettamente in linea con le indicazioni UE e degni eredi dei MINISTRI FILO-UE Berlinguer, Moratti, Gelmini, Giannini (sottosegretario Faraone), Fedeli.

  4. Avevo capito bene le “idee” dei 5stelle sulla scuola. Il loro “ministro dell’istruzione” è certo “Salvatore Giuliano”, dirigente scolastico maniaco dei tablet, collaboratore della ministra Giannini e, vogliamo scommetterci? filo-UE. E con questo non ho più dubbi: i 5stelle faranno almeno del mio voto.

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