di enzo marzo
Abbiamo perduto tutti. Il terreno degli sconfitti è pieno di cadaveri. E coloro che hanno vinto presto si accorgeranno che per loro giustamente comincerà una vita durissima. A noi resta la convinzione che non si può gestire la cosa pubblica senza la Politica. La campagna elettorale aveva dimostrato che la Politica aveva già perduto: il campo di battaglia era un deserto avaro di valori, di progetti , di tradizione ideale. E infatti ha vinto chi ha fatto copia/incolla del lepenismo e a destra è stato il solo a presentare una qualche disegno riconoscibile, e chi ha raccolto i regali provenienti per decenni dall’intera classe politica marcia e ostentatrice senza vergogna del proprio marciume. Da una Casta senza valori democratici e deresponsabilizzata dagli “inciuci” e dalle “larghe intese”. Per raccogliere i voti bastava un canestro.
Nessuno si illuda. Sono morte assieme sia la Destra sia la Sinistra. Non come valori o come idee, ma come ceti politici in grado di rappresentare gli uni e le altre. In Italia non è mai esistita, se non nell’immediato post risorgimento, una Destra di stampo europeo, conservatrice ma illuminata, spesso gretta ma pulita. Il berlusconismo è stato un fenomeno losco, antidemocratico, perfino delinquenziale, disinteressato ai problemi del paese, distruttivo di ogni etica pubblica. Ad esso occorre far risalire la responsabilità storica del degrado irreversibile del paese. Un ambiente così, personalistico e totalitario, non poteva creare classe dirigente, e non l’ha creata. La campagna elettorale, condotta da una patetica maschera da imbonitore ormai rincretinito, non poteva che dare i risultati che ha dato. Dopo la mummia c’è il vuoto. Con queste elezioni i moderati di centrodestra si trovano sconfitti e prigionieri dell’estremismo. Prima che possa nascere una Merkel o un Macron ne passeranno di lustri…
Molto più epocale è la rovina della nomenclatura ex-Pci. Dopo 29 anni il muro di Berlino cade anche in Italia. E senza nemmeno quell’aura di tragicità che ebbe decenni fa. Nessun Rostropovic andrà a suonare il suo violoncello davanti al Nazareno e in altre ridotte distrutte. Anche nel nostro paese questa domenica si è chiuso davvero il Novecento. In Italia i comunisti ebbero l’abilità e il cinismo di voler indentificare la sinistra esclusivamente con loro. Chi non riconosceva questa egemonia, anzi questo quasi-monopolio, era estromesso, demonizzato (in certi casi persino ucciso). Purtroppo non sono mancate anche molte responsabilità delle vittime.
Dobbiamo ammettere che quella comunista era sicuramente una buona scuola se, non avendo più nulla alle spalle, è riuscita a sopravvivere e a comandare per tre decenni. In ogni modo: rubacchiando idee e programmi qua e là, arroccandosi sui poteri locali consolidati in più di mezzo secolo, abbracciandosi sempre più al clericalismo. Il risultato era patetico: la sinistra post-pci si è presto ridotta a un ipocrita “buonismo” e a un eccesso di “politicamente corretto”. Ma ha retto. Vi sembrerà strano che sia io a scriverlo, ma credo che quel mondo abbia avuto soltanto due veri leader. Uno è Occhetto che aveva il sogno di fare di ciò che rimaneva un vero partito democratico all’americana, e l’altro è stato D’Alema. Per il primo fu solo una utopia irrealizzabile con il personale politico che aveva tra le mani. Il secondo, tutti noi antiberlusconiani lo abbiamo persino odiato, ma forse in lui non c’era soltanto cinismo togliattiano, ma la consapevolezza che la sua classe dirigente era minata nel profondo, era vuota di tutto, e poteva resistere qualche anno in più solo abbracciandosi al suo “avversario” e aggrappandosi al potere comunque accaparrato. Entrambi “suonati” si sono sostenuti a vicenda. Simul stabunt, simul cadent. E speriamo che le macerie di entrambi siano sgombrate al più presto.
Un segnale molto forte della crisi irreversibile del mondo ex-comunista era già venuto quando un intero ceto dirigente si era arreso all’assalto di un personaggio assai mediocre come Renzi. Cedere a un politico provinciale di nessuna esperienza se non con alcuni vaghi ricordi democristiani, probabilmente manovrato o condizionato da tristi figuri come Verdini (anche qui i due simul stabunt simul cadent) ha evidenziato una debolezza ben superiore alla forza dell’avversario. Più che battuti, i piccisti si sono lasciati morire, si sono suicidati. Noi non li rimpiangiamo. Anzi, prima sono relegati nel passato e prima sarà possibile costruire una Sinistra moderna, liberaldemocratica e socialista liberale. L’ultimo tentativo di salvarsi mettendosi dietro lo scudo di Grasso non poteva che fallire perché l’operazione non presentava alcuna novità rispetto alla Sinistra tradizionale sia dal punto di vista della burocrazia politica sia del programma. E come poteva essere altrimenti? Forse quel gruppo dirigente fatiscente avrebbe guadagnato alcuni anni di vita se il leader dietro cui si erano posti avesse avuto la capacità e la volontà di rivoluzionare tutto, di presentarsi come un homo novus non condizionato dal passato, come il rappresentante “pulito” di un’altra sinistra.
Solo per completezza citiamo “Potere al popolo”, simmetrico rispetto a Casa Pound. Non avendo nulla in testa, speriamo che i suoi militanti, pensando di acquistarsi un ruolo, non cedano al gioco quasi predestinato degli “opposti estremismi” e non regalino sotto l’etichetta di “antifascisti” una contrapposizione violenta ai “fascisti”. Sono troppi coloro che non aspettano altro. Sappiamo che molti militanti di “Potere al popolo” si dedicano piamente a un duro lavoro di solidarietà sociale. Ma questo non basta. Né basta l’adesione di qualche intellettuale snob o di qualche residuo burocratico della sinistra antidiluviana. Era ovvio che il diluvio non poteva mancare anche per loro. Pochi giorni prima del voto ho ricevuto per email un giornale che non conoscevo “La città futura” (povero Gramsci) che faceva propagandava per “Potere al popolo”. Mi sono messo a leggere, ma ahimè la ripetizione dei soliti slogan… Infine questa bella frase: « In tutti i maggiori paesi del mondo liberale e capitalistico il suffragio rimane rigidamente ancorato a criteri censitari con l’esclusione totale delle donne. Il primo grande paese in cui il diritto di voto viene esteso universalmente è la Russia sovietica». Ma si può votare una lista che nasce da ambienti di questo tipo, dove ancora l’ignoranza della storia totalitaria novecentesca si sposa con lo stalinismo? Un consiglio: state chiusi ben stretti nell’Arca, ché il diluvio è arrivato. Approfittatene per leggere qualche libro.
Se la Sinistra piccista è in coma irreversibile, non meglio sta quel poco o molto di blairismo d’accatto che è stato l’idea fondante delle politiche Pd degli ultimi anni (sempre che vogliamo nobilitare con la parola “idea” la demagogia alla giornata del renzismo). Politiche che si sono fondate sulla convinzione che, per vincere, la Sinistra dovesse fare la Destra. Tirando così la coperta sulla faccia ma scoprendo i piedi. E non rendendosi conto che la crisi economica, il lacerarsi del tessuto sociale e l’aumento spaventoso del divario tra ricchi e poveri stavano annientando il ceto medio, e quindi il Centro politico. Renzi ovviamente ci ha messo del suo, e lo ha fatto anche con molta volgarità quando è andato all’assemblea del “Foglio” a rassicurare tutti i verdiniani e i berlusconiani presenti sul fatto che era stato lui a realizzare il programma di Berlusconi. Ma la catastrofe supera di gran lunga il dilettantismo renziano. È ancora più grave perché deriva dalla morte dappertutto del blairismo. La disgregazione del Centro è visibile anche nella fine del berlusconismo. Non solo i moderati di destra non sono stati catturati da Renzi, ma si sono spostati all’estrema destra.
Queste elezioni hanno soltanto un punto positivo: il “Renzi-Verdini-De Luca” era il grande ostacolo per qualunque politica democratica. Ero convinto che bisognasse votare non per qualcuno, ma contro quel mostro a tre teste che si è permesso persino di proclamarsi “costituente”. Perché troppo distruttivo, troppo ingombrante, troppo scioccherello, troppo corrotto, troppo consacrato all’autosconfitta. Il voto anti Renzi ha tolto di mezzo un demagogo inciucista, strumento adatto solo ad allungare la vita politica di Berlusconi. Le sue responsabilità storiche su questo tema sono incalcolabili, e seconde soltanto a quelle di Napolitano. Il voto ha disintegrato le sue velleità autoritarie. Certo, si dibatterà ancora un po’, ma l’elettorato ha deciso.
Sul vuoto (purtroppo irto di pericoli) lasciato da lui, passo passo, pietra su pietra si potrà forse ricostruire qualcosa di “civile” e di “repubblicano”. Perché oggi il problema fondamentale non è quello del prossimo governo, bensì quello della ricostruzione di una mentalità e di regole per una democrazia non truffaldina. Ricominciamo da capo.
Ricominciare da capo sarebbe bello ma con chi? Il vuoto siderale di classi dirigenti all’altezza ha fatto sembrare Gentiloni un gigante, i 5 stelle potevano essere un incubatore di nuovi leader ma non c’è mai stata la volontà di selezionare e formare la classe dirigente come faceva il vecchio PCI, il declino italiano è gravissimo ma non vedo all’orizzonte nessuno, se per anni abbiamo sbandierato Renzi come il possibile nuovo leader vuol dire che siamo veramante messi male.
Come sai condivido la critica alla sopravvivenza senza giustificazione storica della “ditta” ex PCI.
Per il resto no, non sono d’accordo. La sinistra, anzi il centro sinistra, deve pur partire da qualcosa. Tu avevi liquidato Craxi, ma in realtà il suo cinismo era frutto dall’impossibilitá di fare l’alterna senza un equilibrio a sinistra, che Berlinguer negó in nome di una questione morale, che voleva solo dire “mi tengo il potere io”, perché non smontò certo la struttura di potere che aveva in casa. Ora avanti con Renzi “che si arroga il diritto di presentarsi come costituente. Era riuscito con una operazione tattica a spaccare FI e lo fai diventare un alleato di Verdini.
Allora Enzo riformiamo l’Italia con Marco Travaglio, alleato di Urbano Cairo!