di riccardo mastrorillo
In un crescendo di innovative prassi istituzionali il Movimento 5 stelle e la Lega hanno predisposto un contratto di governo e hanno indicato Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. Il Presidente Mattarella, vincendo qualche riserva sul fatto che il candidato non fosse un politico e poteva apparire debole, non essendo espressione diretta di un voto popolare, ha affidato a Conte l’incarico di formare un Governo. Abbiamo seguito in questi giorni le ricostruzioni dei retroscena e soprattutto la delicata questione del nome di Savona a Ministro dell’Economia. La Costituzione prevede all’articolo 92 che «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Già la conoscenza della lingua italiana, potrebbe sovvenire per comprendere l’assoluta correttezza formale del comportamento di Mattarella, ma svariati e anche recentissimi precedenti, in merito al fatto che, rientra nelle prerogative del Presidente della Repubblica quella di contestare i nomi dei ministri proposti, aiutano a capire che in questa vicenda parlare di messa in stato d’accusa del Capo dello stati ci pare francamente ridicolo.
Indubbiamente Savona appariva come un paladino dell’uscita dall’Euro, al netto della pseudo ritrattazione fatta domenica stessa, d’altro canto le contestate dichiarazioni di Savona rispetto alla Germania, erano sostanzialmente le stesse, espresse, esattamente sei anni fa, dall’ex Ministro degli Esteri Joschka Fischer in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il 26 maggio 2012: «Per due volte, nel XX secolo, la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l’ordine europeo. Poi ha convinto l’Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando pienamente l’integrazione d’Europa, abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell’ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è proprio questo».
E’ giusto affidarci al capo dello Stato ed è anzi apprezzabile, ma forse per pochi, che Mattarella abbia privilegiato la questione di principio e il senso dello Stato, alla soluzione politicamente più facile, di cedere al diktat di Salvini, pur di evitare una peggiore e più grave deriva populista dopo.
Non possiamo del resto non prendere in considerazione che i mercati internazionali e, i così detti, poteri economici forti, avrebbero tutto l’interesse a che l’Italia uscisse dall’Euro, al fine di acquistare, per pochi spicci, il patrimonio del paese, quando sarà costretto in un vortice di inflazione, crisi economica e disavanzo inarrestabile a svenderlo per evitare la bancarotta. Non sempre coloro che si spacciano per i paladini della povera gente, lo sono nella realtà: del resto la Lega aveva già imposto nel contratto di Governo, l’abbassamento delle aliquote fiscali per i più ricchi, spacciandolo come uno strumento di pacificazione e semplificazione fiscale.
Non sappiamo se Salvini ha costruito tutto questo a tavolino, se ha avuto dei suggeritori nascosti, magari da poco riabilitati e volenterosi di partecipare alle elezioni, o se ha sfruttato l’occasione per liberarsi da una pesante responsabilità. Quello che è chiaro è che il Movimento 5 stelle è la prima vittima di questa truffa politica, il cui attore non è certo il Presidente della Repubblica. E ci sorprende che i Cinque stelle si accaniscano sul Presidente della Repubblica, piuttosto che con il loro finto alleato.
I vantaggi, a spese del paese, di Salvini sono molteplici: 1) l’abbraccio coi 5 stelle lo ha depurato dal fatto che la Lega è attualmente il soggetto politico più vecchio nel panorama politico italiano: 2) andrebbe al voto brandendo un finto nazionalismo, sostenendo la tesi del complotto “plutogiudaicomassonico” di mussoliniana memora, che avrebbe impedito l’avverarsi della volontà popolare (dimenticando che gli elettori della Lega erano solo il 17%) 3) assume una posizione centrale e di forza: potendo scegliere tra una coalizione coi 5 stelle e una con il redivivo Berlusconi (che in questi giorni è rimasto in sospettoso silenzio)
Quello che resta agli atti è l’immagine di arroganza e protervia apparsa in questi giorni, dalla imposizione del silenzio alla Boldrini, fino al violento ricatto verso il Quirinale, con atteggiamenti e modi preoccupanti, in termini non solo istituzionali ma anche di senso della misura.
Trasformare le prossime elezioni in un referendum sull’Euro e individuare nei migranti il capro espiatorio cui indirizzare la rabbia popolare sono dei pericolosi déjà-vu che rischiano di riportarci nella Germania del 1932.
Vetritto, mi scuso per il tono sbrigativo, ma non ho molto tempo: 1) a proposito della Weimar del 1932 vada a ripassare (anzi a studiare) la politica economica improntata al rigore dei conti applicata dei governi che aprirono la strada all’ ascesa del nazismo (consiglio, per iniziare, “L’eretità di Weimar” di Rusconi p .37 e sgg,) ; 2) Salvini non ha nessuna intenzione di negare la parola all’onorevole Boldrini: ogni discorso della deputata sono voti in più per Lega; 3) non c’è proprio bisogno che Lei si preoccupi tanto:
“I MERCATI INSEGNERANNO AGLI ITALIANI COME VOTARE” : mi commenti un po’ questo augurio, esimio liberale. Che fa, lascia rispondere Salvini o Di Maio e poi si lamenta? Dica qualcosa di liberale, suvvia, non le sembra una truffa?
PS: segnalo un video di Paolo Savona di qualche tempo fa nel quale è opportunamente citato B. Croce (al minuto 10:00)
https://www.youtube.com/watch?v=kgICWL8c46k
[RED: capisco la fretta, ma almeno abbia la minima accortezza di leggere il nome di chi ha scritto l’articolo.]
in questi anni, decenni, di amicizia con Vetritto, l’ho sempre letto con piacere, invidiandogli, tra le tante cose, lo stile con cui scriveva: ringrazio quindi Fiorillo per aver confuso il mio scritto con la penna di Giovanni, che ci auguriamo tutti, anche per non deludere Fiorillo, di leggere presto e spesso. Nella sostanza: 1)il confronto con la germania del ’32 era una metafora per indicare il rischio di un totalitarismo, ricollegando la questione alla citata intervista di Fisher 2) Sono certo che per un certo elettorato, le parole della Boldrini siano nettare su cui blaterare, ma anche se fossero affermazioni non condivisibili, non mi sognerei mai di imvitarla al silenzio 3) hanno già commentato tutti e abbondantemente. Ma come avrà potuto notare, nel corso di questi giorni, quello che ho scritto pare sia stato capito e condiviso anche dal movimento 5 stelle. Se poi lei ritiene che il comportamento di Salvini e i contenuti delle sue affermazioni possano essere liberali, le chiedo perdono, ma le consiglio di non frequentare questo sito, pieno di pericolosi Vetrittiani…..
Grazie al lapsus intorno ai cognomi questa volta non una, ma addirittura due risposte al mio commento.
1) Precisa Mastrorillo: “il confronto con la germania (sic) del ’32 era una metafora per indicare il rischio di un totalitarismo, ricollegando (sic) la questione alla citata intervista di Fisher”. Come ogni lettore è in grado di constare, nell’ articolo “La Truffa” l’evocazione della Germania del 1932 non ha niente a che fare con la citazione di Fischer. Leggo: “Trasformare le prossime elezioni in un referendum sull’Euro e individuare nei migranti il capro espiatorio cui (sic) indirizzare la rabbia popolare sono dei pericolosi déjà-vu che rischiano di riportarci nella Germania del 1932”. Qui la minaccia del totalitarismo è esplicitamente legata alla questione Euro e al problema dell’ immigrazione. Altro che acuta e ricercata metafora dell’articolista-stilista, si tratta del consueto allarmismo sul fascismo alle porte e sul razzismo trionfante, della solita martellante narrazione di moda ai Parioli dell’ intera penisola (con quanta gioia in certi ambienti sarebbe stata salutata l’elezione al parlamento di un manipolo di Forza Nuova! ). Tuttavia, si dà il caso che nella Germania del 1932 non esistevano né l’euro, né i migranti. Si dà il caso che di SA e di manganelli oggi in Italia non se ne vedono. A parte i “manganelli” mediatici e finanziari, s’intende, ma si sa che queste armi per il momento non sono in dotazione ai pericolosi populisti in circolazione. Come ho suggerito, se proprio si vuole attualizzare la triste fine della repubblica di Weimar, c’è un elemento della presente situazione che sembra richiamare quei tempi: la politica dei “conti in ordine” perseguita dai governi di Brüning.
2) Gli argomenti “euro” e “immigrazione” introducono al punto 2 del mio breve precedente intervento: i profondi “discorsi” della Boldrini che, facevo notare, non corre nessun rischio di essere messa a tacere, neanche da parte di Salvini che la utilizza con profitto per la sua propaganda presso “un certo elettorato”, per usare l’espressione vagamente discriminatoria di Mastrorillo. Il problema al momento non sono i fantascientifici rischi che correrebbe il diritto di parola dell’ ex-presidente della Camera. Si tratterebbe, semmai, di elaborare pensieri e proposte meno vacui, intolleranti e controproducenti intorno a problemi come l’ immigrazione e l’euro. Del resto non è un caso che un noto politico appartenente allo stesso gruppo parlamentare della deputata stia procedendo su questa strada. Sempre che non si preferisca lasciare il monopolio delle contraddizioni di cui è intessuta la realtà ai Salvini o ai Di Maio.
3) Intorno alla dichiarazione di Oettinger, il mio gentile interlocutore se la cava con uno sbrigativo “hanno già commentato tutti e abbondantemente”. Certo, tutti hanno commentato superficialmente, archiviando la questione sotto la rubrica “parole inopportune” o al massimo “sconsiderate”. In realtà la dichiarazione del commissario è voce dal sen fuggita che bene illustra l’animo, l’intendimento e il metodo autoritari di tanti odierni costruttori (o demolitori?) dell’ unità europea: sulle questioni politiche ed etico-politiche decidono i mercati (ossia i padroni dei mercati). Se fossi nei panni di un esimio liberale invece che dei volgari twitter di Salvini mi occuperei di più di questa faccenda.
PS: con il consenso di Mastrorillo, vorrei continuare a frequentare i siti che mi pare.
ah, meschino me, predico keynesismo da anni e adesso il dott. fiorillo mi fa passare per un austriacante dedito al rigore. io che frequento (orrore!) la fondazione la malfa con savona e piergiorgio gawronski, e sono stato visto parlare pochi mesi fa in un convegno assieme a giulio sapelli, nel castello di quello statalista di camillo cavour…
giovanni vetritto
Ma è alla Fulm che è nata la brillante idea di Savona del default pilotato e del ritorno alla lira ? Cosi’, tanto per sapere in quale fucina si elaborano teorie così’ popolari, nell’interesse di lavoratori e pensionati, e soprattutto per capire quali raffinate menti le elaborano.
Di solito i redattori di Critica Liberale rispondono ai miei commenti solo nel caso di un qualche lapsus del sottoscritto. Stavolta il signor Vetritto non essendo riuscito ad afferrare che intendevo rivolgermi a Mastrorillo (con il quale del resto condivide la nota “teoria liberale della poliarchia sovranazionale”) mi fa sapere di conoscere Sapelli e Savona, di aver visitato il castello che fu di Cavour e di considerarsi un keynesiano. Interessante, sebbene non entri nel merito della questione: la politica economica di Brüning, le presunte minacce alla libertà di parola della Boldrini e la verità effettuale contenuta nella dichiarazione di Oettinger. Però devo dire che l’argomento del “castello” mi ha proprio spiazzato.
Che tristezza vedere la sinistra liberale italiana piegata ad allacciare le ghette dei corazzieri del “golperellum” di questo Presidente del PD da mandare a casa non per attentato alla Costituzione ma per manifesta incapacità. Renzi se lo mise vicino fidando su un tipo di “lealtà partigiana” prontamente ricambiata. Per fortuna c’è la Corte Costituzionale: Non quella del vostro, tra le altre, Consigliere di Stato Vaticano Sabino Cassese, ma quella dei presidenti emeriti Onida, Maddalena, Carlassare e di molti altri insigni giuristi che vi danno torto marcio con cui mi trovo perfettamente in sintonia.
Andrea Costa
Ovviamente non condivido l’opinione di Andrea Costa, ma trovo sublime lo stile, lo prego quindi di scrivere più spesso, magari senza indulgere in parodie ciabattine, ma entrando nel vivo delle questioni. per intanto, mi pare, che anche Di Maio si sia convertito alla mia tesi…..
Andrea Costa, potrebbe per cortesia spiegare cosa avrebbe dovuto fare il Presidente Mattarella per dimostrare la sua capacità?
Grazie
Caro Riccardo, abbiamo evitato una gravissima, senza precedenti, crisi costituzionale, dunque molto meglio così. Il richiamo al 1932 era forzato ma comprensibile e per certi versi condivisibile, il clima dopo domenica scorsa era divenuto pericolosissimo e saremmo andati a elezioni prossimi a una guerra civile (avrete letto le migliaia di commenti violenti circolanti in rete). Bravi dunque a tutti (ma proprio tutti) gli attori protagonisti che poi hanno fatto un responsabile passo indietro. Ma mi pare tu sia troppo tranciante sulla valutazione dell’affaire Savona. Certo non c’erano i margini per la messa in stato d’accusa (che non giustifico, anzi considero estremamente irresponsabile, ma comprendo per la rabbia del momento, del resto subito fugata), però mi pare tu l’abbia fatta un po’ troppo semplice col rinvio alla Costituzione e alla lingua italiana. Nessuno dubita che il presidente non abbia un mero potere notarile. E la prassi della cosiddetta seconda repubblica ce lo ha insegnato. Però le cose sono ulteriormente cambiate dopo il Napolitano II, in modo che francamente giudico ai limiti del dettato costituzionale. Il fatto innegabile è che la nomina di Savona al Mef è stata impedita sulla base delle sue idee di politica economica (che personalmente non apprezzo). Ora, la politica economica, come sai meglio di me, rientra nell’indirizzo politico, anzi è uno dei cardini di esso. E nessuno può negare che l’indirizzo politico competa al presidente del consiglio e al governo, non al presidente della repubblica. I precedenti (Previti, Gratteri) sono del tutto diversi, non dipendevano dall’indirizzo politico. Leggere l’articolo 95 Cost.:
«Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne e` responsabile. Mantiene l’unita` di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando la attivita` dei Ministri.
I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri».
Anche qui la lingua italiana è molto chiara, e non ci sono margini per interpretazioni diverse (salvo per quella parte della dottrina che parla del cosiddetto indirizzo politico costituzionale, ma non era evidentemente questo il caso). Peraltro, mi pare estremamente significativo che nessun grande nome della dottrina costituzionalistica si sia speso a favore del presidente (immagino concordiamo nel fatto che l’unico nome di peso, Cassese, è un grandissimo amministrativista, non costituzionalista). Gli unici nomi di peso che sono intervenuti sono Carlassarre e Onida, ed entrambi hanno detto che il presidente aveva ecceduto le sue prerogative (parliamo di giudizio costituzionale, non politico). Per il resto è intervenuto Morrone a favore. Che non solo (con tutto il rispetto) non è un grande nome, ma è allievo di Barbera, e ricordiamo tutti che Barbera (con Amato) ha rigettato l’Italicum anche perché (avrete letto immagino la sentenza) c’era il doppio turno!!!!! Una sentenza politica (lo dico con enorme dispiacere per il rispetto che nutro per la Corte) sol perché col doppio turno avrebbe vinto il M5s, che ci dice che votiamo da oltre vent’anni alle amministrative con un sistema incostituzionale!!!
Premetto di essere prevenuto nei confronti di Savona (un opportunista, lamalfiano storico ma pronto a salire sul carro del governo della spesa facile, unico economista che abbia ideato un piano di uscita dall’euro con danno per lavoratori, pensionati e risparmiatori) ed ancor di piu’ verso Di Maio e Salvini. Ma vedo che anche lei ha qualche pregiudizio che traspare dalla valutazione sulla costituzionalita’ dell’italicum. Fatta questa premessa, riconosciuto che rispetto alla prassi Mattarella ha commesso una “forzatura” vi e’ solo da chiedersi: poteva farlo ? rientrava nelle sue facolta ? dispone il P. di un fascio di poteri ad ampia discrezionalita’ di cui puo’ servirsi quando ritiene piu’ opportuno in base a sue valutazioni politiche ? Se lo ha fatto vuol dire che era “legittimo” perche’ nessuna norma di legge ne’ costituzionale ne’ di altro genere glielo impediva. Rientrava nelle sue facolta’. E non sta scritto da nessuna parte che il P. possa rifiutare la nomina di un ministro per ragioni personali (Gratteri, Previti) ma non per ragioni politiche. Il P. puo’ rifiutare una nomina a premier o a ministro, punto. Il precedente non costituisce una norma, e gli usi e consuetudini, ammesso che in un paese a legislazione esorbitante come il nostro ne esistano ancora, valgono nel diritto privato.