Abbiamo letto con attenzione l’appello del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, per “l’unità delle forze che vogliono finalmente attuare in pieno la Costituzione”. Osserviamo che l’appello, più che per la costruzione di un “fronte popolare”, termine che comunque evoca trascorsi complicati nella recente storia italiana, pare più indirizzato alla costruzione di un fronte populista speculare, a sinistra (forse), di quello già messo in campo da SalviMaio.
Non basta declinare la necessità di “costruire l’alternativa morale, sociale, giuridica, economica e politica”, sarebbe utile anche indicare, almeno a grandi linee, in cosa questa alternativa si costituirebbe. Ad un appello siffatto potrebbe agevolmente aderire Donald Trump, Fusaro e Di Maio, stante che la discriminante di ingresso pare essere, in base al principio assolutamente condivisibile del “vietato vietare”, solo l’essere “mafiosi, corrotti, corruttori, fascisti e razzisti”. Financo Berlusconi, alla luce di qualche prescrizione, potrebbe agevolmente aderirvi.
“Per un’Europa dei diritti e dei popoli” non ci pare definizione troppo dissimile da quelle pronunciate da Salvini e dalla Le Pen, anzi l’idea di “cambiare anche l’Europa delle oligarchie e delle tecnocrazie” ci sembra terminologia assolutamente affine, se non esattamente uguale, a quella utilizzata dall’attuale maggioranza del cambiamento, anch’essa elettoralmente vincente perché dichiaratamente “contro il Sistema”, forse loro, il termine “sistema” lo scrivono minuscolo, ma è, di certo, una differenziazione trascurabile.
Quasi tutto condivisibile e quindi indeterminato, senza nemmeno un accenno, ancorché vago, a quale Europa si voglia aspirare: Federale? Solidale? Accentratrice? Neanche lo sforzo di proporre un rivoluzionario “democratica”, proponendo, chessò, l’eversiva indicazione della Commissione Europea, se non, con una elezione diretta, almeno con un voto di fiducia da parte di un Parlamento democraticamente eletto.
Spiace constatare le basi assolutamente vaghe di questa proposta, benché avanzata da persona di spessore e di cultura politica evoluta. Ma forse la vaghezza è ricercata e l’assenza di proposte concrete voluta.
Non possiamo considerare sufficienti le “escusatio non petita” rispetto a “minestroni politici” o nel non citare mai i partiti, salvo poi elencarli il giorno dopo in una intervista, seppur annunciando una sorta di “posizione defilata”. “Non ho nulla contro i partiti ma non sono direttamente coinvolti. Penso ci siano esponenti di primo piano e militanti del Pd che avrebbero voglia di entusiasmarsi di nuovo per qualcosa. Oggi a me il Pd pare tutto impegnato in una guerra tra gruppi dirigenti, lontano da ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno”. Queste le dichiarazioni virgolettate di Luigi De Magistris. Il Sindaco ammette che rifare la sinistra arcobaleno “è il più grande rischio e perciò non parliamo di una aggregazione ma di una esperienza di base, dai territori, per passare dalla resistenza al contrattacco”. Quindi, capiamo, che basta non parlarne, per evitare di rifare l’ennesima “rivoluzione civile”.
I Partiti, almeno un tempo, rappresentavano ideologie o sensibilità di cultura politica, pur ammettendo che oggi siano un po’ delegittimati, crediamo fondamentale però che, chi si candidi, benché attraverso una “esperienza di base”, debba delimitare, non solo in senso negativo, ma con riferimenti valoriali e di cultura politica positivi lo spazio che intende rappresentare.
Non vediamo, in questa proposta confusa e populista, una differenza sostanziale dal “fronte repubblicano” proposto da Calenda, Franceschini e Scalfari, in realtà a parte qualche accenno, mai diretto, alla questione immigrazione, ci pare anche affine alle proposte dei 5 Stelle e della Lega.
Crediamo invece nella necessità della chiarezza, soprattutto in vista di Elezioni Europee, chiarezza che potrebbe essere fatta attraverso Partiti Europei veri con programmi chiari e attraverso, soprattutto, liste che dovrebbero essere espressione diretta di essi. Sarebbe utile sapere, per esempio, questo “fronte popolare” a quale famiglia politica europea si ricollega?