LA DISTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE

di riccardo mastrorillo

Il Parlamento ha votato e si è autoridotto: la Camera sarà composta da 400 deputati, anziché 630 e il Senato da 200 senatori invece di 315. Il Partito democratico e la variopinta composizione del Gruppo LEU, che in tutte le precedenti votazioni si erano opposti, hanno votato a favore, sostenendo che si è raggiunto un accordo per compensare la riduzione dei parlamentari, con interventi legislativi che dovrebbero ridimensionare la compressione della rappresentanza.

Sappiamo bene che il movimento cinque stelle ha imposto questa riduzione con lo scopo, nemmeno velato, di distruggere la democrazia parlamentare, del resto lo hanno già detto che l’obiettivo successivo è stabilire il vincolo di mandato.

Quello che ci lascia, ma non troppo, stupiti è il documento di maggioranza, le famose garanzie ottenute dal Pd e da LEU, che dimostrano, senza appello, l’assoluta ignoranza sul significato di democrazia di gran parte della classe dirigente di questo paese.

Analizziamole una per una:

tralasciamo il primo punto: che non significa assolutamente nulla, e andiamo al punto 2

«2.       Ci impegniamo a intervenire, nel corrente mese di ottobre, sul progetto relativo all’abbassamento dell’età per il voto per il Senato della Repubblica in corso di esame in quel ramo del Parlamento per equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato. Ci impegniamo, altresì, a presentare un testo volto a modificare il principio della base regionale per l’elezione del Senato e per riequilibrare il peso dei delegati regionali che integrano il Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica, a partire dall’elezione successiva a quella delle nuove Camere in composizione ridotta.»

Per ovviare alla riduzione della rappresentanza, la soluzione sarebbe aumentare il numero degli elettori e dei candidabili al Senato? Ma qualcuno di questi geni della politica ha mai pensato di studiare il dibattito alla Costituente, per comprendere il motivo per cui Camera e Senato non erano due doppioni? Tanto varrebbe dunque, tornare alla riforma Renzi ed eliminare una delle due camere….. La base regionale del Senato era uno dei motivi posti alla base delle tante differenziazioni tra i due rami del parlamento. Addirittura fino al 1963, era diversa la durata e fino al 1993 era diverso il sistema di elezione.

Il bicameralismo perfetto ha un senso se la composizione dei due rami del Parlamento si basa su una rappresentanza omogenea ma diversamente formata, altrimenti è perfettamente inutile. La proposta concordata dai Capigruppo di Maggioranza annulla completamente questa condizione. Per non parlare della paventata, giustamente, riduzione dei delegati regionali, per l’Elezione dei Presidente della Repubblica, che già oggi vedevano una compressione della rappresentanza, domani saranno espressione esclusivamente della maggioranza nelle regioni medie e piccole.

«3.       La riduzione del numero dei parlamentari implica alcuni interventi sui Regolamenti parlamentari.  (…) In particolare si tratta di intervenire anche sulla disciplina del procedimento legislativo allo scopo di dare certezza di tempi alle iniziative del Governo e più in generale ai procedimenti parlamentari, coniugando la celerità dell’esame parlamentare con i diritti delle minoranze.»

Nel mentre comprimiamo la rappresentanza, in particolare quella delle minoranze, la prima preoccupazione dei Capigruppo è quella di garantire la celerità nell’esame delle proposte del Governo. Penseremmo a una truffa, mentre siamo di fronte semplicemente a cialtroneria. È evidente a tutti che nessuno, in questo Parlamento, intende difendere i principi della democrazia liberale. Ma arriviamo alla ciliegina, l’ultimo punto.

«4.       Per dare piena attuazione al punto 10 del Programma di governo (10 È necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, la riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale. In particolare, occorre avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso in sede parlamentare, del sistema elettorale. Contestualmente, si rende necessario procedere alla riforma dei requisiti di elettorato attivo e passivo per l’elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, nonché avviare una revisione costituzionale volta a introdurre istituti che assicurino più equilibrio al sistema e che contribuiscano a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni.), ci impegniamo ad avviare entro dicembre un percorso che coinvolga tutte le forze politiche di maggioranza, aperto al contributo dei costituzionalisti e della società civile, volto anche a definire possibili interventi costituzionali, tra cui quelli relativi alla struttura del rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo e alla valorizzazione delle Camere e delle Regioni per un’attuazione ordinata e tempestiva dell’autonomia differenziata.»

 Su questo punto abbiamo già ascoltato esilaranti proposte fantasiose, come il voto di fiducia a Camere riunite, o la sfiducia costruttiva; proposte che ci hanno fatto capire quanto fossimo nel torto, nel dire che i geniali esperti del Pd non avessero letto il dibattito alla costituente, perché oggi siamo sicuri che lo hanno letto approfonditamente; non essendo in grado di ideare autonomamente proposte stupide, le hanno copiate proprio dal dibattito, andando a cercare, con una determinazione sorprendente, proprio quelle sonoramente bocciate  dai Padri Costituenti, magari anche con interventi di inaudita severità.

La misura è colma, il Parlamento è ostaggio di un manipolo di nominati, che non hanno minimamente contezza dei più alti principi della democrazia, e continuano a fare finta di non essere in una democrazia parlamentare, favoleggiando di estemporanee soluzioni maggioritarie, della necessità di garantire la governabilità, dell’efficientamento (abbiamo sentito anche questo) del Parlamento.

È giunto il momento di costituire un Comitato per la difesa della Democrazia Parlamentare, prima che l’ideologia dei cinque stelle, che si basa sul concetto della dittatura della maggioranza di Rousseau, e l’ignoranza della restante classe dirigente producano la definitiva scomparsa della democrazia nel nostro paese.

 

4 commenti su “LA DISTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE”

  1. Non griderei allo scandalo e non mi straccerei le vesti piu’ di tanto. La riduzione del numero dei parlamentari contribuira’ ad una minore frammentazione delle forze politiche, rafforzera’ indirettamente il potere esecutivo e dara’ maggiori responsabilita’ e visibilita’ ai singoli parlamentari. Poi, se questo parlamento volesse anche restituire a noi elettori il potere di scegliere i propri rappresentanti – potere di cui siamo stati defraudati dai sigg. Berlusconi col porcellum, da Berlusconi, Renzi e Salvini col rosatellum – sarebbe cosa ancor piu’ gradita della riduzione dei deputati e senatori.

  2. Un ottimo articolo che contiene molte considerazioni condivisibili. Quanto alla proposta di costituire un Comitato a difesa del Parlamento, sarebbe necessario costituirlo, detto Comitato, a difesa della Costituzione, che è il bersaglio preferito dI forze politiche in parte improvvisate e inconsapevoli e in parte dotate di raffinata furbizia, quella tipica furbizia dei militanti arruolati (e sempre disposti ad arruolarsi) nel progetto di demolizione della Democrazia liberale nel nostro Paese. Poiché in Politica non basta solo difendersi, ma necessita avere progettualità politica e pensiero politico, sottolineo che il miglior progetto politico che abbiamo a portata di mano è ben definito, in modo inequivocabile, nella stessa fase attuativa della Costituzione. Aggiungo che l’auspicato Comitato avrebbe certamente ogni sostegno da parte del Coordinamento per la Democrazia costituzionale che è rimasto in campo, anche dopo la storica battaglia contro la riforma del renzismo, a difesa dei principi e dei valori costituzionali. Arrivederci, spero, a presto! Antonio

  3. Spero di avere capito male: l’equiparazione dell’elettorato passivo
    Della Camera e del Senato significa che avremo Senatori Bambini ed elettori da nido d’infanzia se passasse la proposta dei sedici anni? Aiuto😳 !

  4. Fin quando il popolo non sarà stato educato dall’infanzia al senso basilare necessario etico-sociale della legge, così insita nella tradizione religiosa ebraica dei 10 Comandamenti dei Sinai, mai affermata dal Cristianesimo con chiarezza (nonostante le origini ebraiche), il popolo stesso sarà nella confusione globale conoscitiva e operativa, per cui tutti i ritocchi giuridici del numero dei parlamentari non sortiranno mai un grande risultato, versando il popolo nell’ignoranza dei fondamenti etico-spirituali, che la tradizione religiosa dovrebbe saper insegnare ed irrorare.

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