“Lo Stato per me è la Costituzione; e la Costituzione non esiste più. Non esiste più nel senso tecnico, anche. Ho sempre pensato che la Costituzione si fosse dissolta, ma proprio in questi giorni ho letto un libro scritto da un tecnico e pubblicato da una casa editrice tecnica purtroppo, perché questo è un libro che bisognerebbe che tutti gli italiani lo leggessero: La Costituzione di carta, di Mariano D’Antonio, pubblicato da Giuffré: una casa editrice specializzata in pubblicazioni giuridiche, in cui tecnicamente viene detto che la Costituzione della Repubblica italiana praticamente non esiste più. Secondo la tesi centrale di questo giurista la Costituzione si è dissolta, perché siamo entrati in una fase pre-Montesquieu: i tre poteri che dovrebbero restare indipendenti, si sono riunificati nella partitocrazia. Praticamente i partiti fanno le leggi, le fanno eseguire, le fanno giudicare. Quando c’è questo, la democrazia non c’è più”.
Leonardo Sciascia
intervista televisiva rilasciata nel 1978
Sciascia si sbagliava. Non ne sapeva abbastanza. Sembra che io abbia già scritto un commento simile. Che significa che Critica Liberale ri-pubblica un articolo simile. RE-petita iuvant.
La Costituzione soffre, ma è ancora l’unica tavola di valori che il popolo italiano possa condividere, l’unica tavola di valori che possa ancora accendere passioni e speranze.
Per questo, nonostante tutto, anche i settori politici meno omogenei alla sua ispirazione non sono in grado neppure di proporne la modifica.
Cechiamo di renderne migliore il funzionamento. Ma questo passa attraverso il processo politico e le sue inevitabili angustie. Speriamo che, infine, si riesca a farlo.