di franco grillini
La conferenza episcopale non vuole la legge contro l’omofobia dicendo che ci sono già norme che coprono a sufficienza questo campo e dicendo che bisogna puntare sull’educazione. Bene: perché non ci fanno l’elenco delle norme che dovrebbero già adesso tutelare contro i comportamenti e i reati commessi colpire orientamento sessuale e identità di genere? Ce lo date o no questo elenco? Non ce lo potete dare perché questo norme semplicemente non esistono.
Ci sono i reati di “ingiuria, diffamazione e calunnia” che però sono stati in gran parte depenalizzati e che comunque si applicano difficilmente ai reati commessi per colpire identità di genere e orientamento sessuale. Molti giudici hanno detto in sede di giudizio che senza una legge apposita, sul modello di ciò che esiste in tutta la vecchia Europa da tempo, queste norme sono difficilmente applicabili per i reati omofobici e transfobici.
La Cei dice che si vogliono criminalizzare le opinioni, ma è falso perché nella proposta attualmente in discussione alla Camera in Commissione Giustizia non viene chiesta l’applicazione della legge Mancino nella parte prevista per la propaganda per motivi etnici e razziali (art. 604 bis), ma solo una aggravante per i reati di aggressione fisica e violenza contro le persone lgbt. E allora perché per motivi religiosi io posso essere inquisito se critico il catechismo mentre loro no se fanno discorsi omofobi? E la Cei sarebbe disposta ad affermare che le disposizioni vigenti contro gli hate crimes in materia di razzismo sono inutili perché le norme penali ordinarie che puniscono ingiuria, diffamazione e calunnia sono sufficienti? Due pesi e due misure. È ben vero che la Mancino-Reale (la prima stesura di questa legge risale agli anni ’70 e prima non c’erano lamentele) è stata poco applicata, ma è anche vero che le norme hanno un forte significato culturale e, se la legge in sé non risolve del tutto la questione omofobica, rappresenta tuttavia un forte deterrente nella logica che è meglio prevenire che intervenire successivamente ai fatti di violenza.
Quanto alla proposta di intervenire piuttosto nel campo educativo, vorrei ricordare ai vescovi della CEI che sono e sono sempre stati proprio loro a opporsi strenuamente ogni volta che cerchiamo di entrare in una scuola per tenere corsi o lezioni di educazione alle differenze e contro la violenza omofobica, transfobica e di genere. In alcuni casi si è arrivati persino a minacciare le vie legali contro il dirigente scolastico che aveva consentito corsi antiviolenza con la presenza dei rappresentanti delle associazioni lgbt. In passato chi scrive ha dovuto far valere la propria iscrizione all’Ordine degli Psicologi per essere titolato a parlare di omosessualità agli studenti (non bastava essere il presidente nazionale dell’Arcigay). Spesso la scuola pubblica viene scambiata con quella privata confessionale, come se tra le due istituzioni educative non esistesse alcuna differenza.
E’ evidente che l’intervento più forte e soprattutto più duraturo è quello che deve essere attuato proprio nel campo dell’istruzione e dell’educazione, come avviene per esempio in Scozia, dove questo tipo di insegnamento è addirittura obbligatorio (con tanto di proteste, lì soprattutto da parte degli islamici fondamentalisti).
In sostanza la CEI dice cose che poi per lo più smentisce nella pratica quotidiana anche se i toni sono molto diversi da quelli, molto estremisti, usati al tempo dei papati precedenti. Qui si ribadisce, ed è un fatto molto positivo, la condanna a tutte le discriminazioni e violenze anche verso le persone lgbt. Ma i “toni” non bastano. Occorre una buona legge, occorrono strutture di accoglienza per le vittima e relativi stanziamenti, occorre un forte programma educativo in ambito scolastico. Anche la destra si oppone dicendo bugie sesquipedali. Non avendo argomenti sostanziali si usano le fake news e una propaganda omofoba evidente. Ma perché dovrebbe essere un problema per l’Italia avere la stessa legge della Spagna, della Francia, della Germania, del Regno Unito e via dicendo?
La modernizzazione del paese richiede soprattutto la garanzia dei diritti individuali di libertà delle minoranze che ne sono prive. Il movimento lgbt lavora per il bene pubblico e l’interesse collettivo perché un paese che garantisce libertà e diritti alle minoranza tutelandole adeguatamente è un paese più libero per tutti.
Franco Grillini: Presidente Gaynet, Associazione giornalisti lgbt
Dalle mie parti si diceva (vox populi): “Fa’ quel che il prete dice ma non fare quel che il prete fa’”. In questa frase della saggezza popolare è detto tutto.