“MA QUANTO E’ BUONO CALTAGIRONE”

di Professione reporter

[e.ma.: Finalmente una buona notizia:   il povero palazzinaro Caltagirone, che era riuscito a far scrivere i collaboratori del suo Messaggero  ricompensandoli con una miseria , ma tale da permettere loro di sopravvivere a pane ed acqua, sta tentando un esperimento che aprirà nuove vie al giornalismo italiano. Sulla base di studi scientifici  prodotti da qualche università di paesi dove ancora persiste lo schiavismo, il palazzinaro, che prende copiosi finanziamenti pubblici, inaugura un nuovo corso che si fonda su un ragionamento ineccepibile: se un collaboratore riesce a scrivere nutrendosi a pane ed acqua, perché non proviamo a sottrargli il pane e vediamo  se non diminuisce la qualità del prodotto? La Federazione nazionale della stampa, da anni complice degli editori, sta assistendo ammirata a questa prova, che se  avesse successo potrebbe essere introdotta persino nel prossimo contratto nazionale.]

Il Messaggero aggiorna le tariffe da fame nel silenzio del sindacato

 

Sono le nuove tariffe imposte dal Messaggero di Roma di Francesco Gaetano Caltagirone ai collaboratori. Un listino tipo barba, capelli e shampoo. il giornalismo però non è solo fatto di un tanto a battuta sul computer. Può esserci qualità ed esclusività anche in 30 righe.

Il nuovo tariffario è prendere o lasciare.

I collaboratori devono dare il loro consenso alle tariffe. o cercare differenti lidi.

La lettere dell’amministrazione ai collaboratori porta la data del 15 giugno. Ecco la premessa, in linguaggio aziendale: “Nell’ambito di un programma di riorganizzazione di più ampio respiro, già in atto, teso a raggiungere un assetto gestionale di massima efficienza operativa, si rende necessario un aggiornamento dei corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche, per articoli e/o servizi pubblicati, come già avvenuto in testate delle altre società collegate a Il Messaggero S.p.A. Ciò è tanto più necessario se si tiene conto delle perduranti criticità economiche di settore, fortemente inasprite dalla pandemia da Covid-19, che ci impongono di razionalizzare con massimo rigore anche i costi editoriali per l’equilibrio economico stesso della Società”.

A questo punto, per consentire al collaboratore “una più compiuta valutazione”, vengono indicati i tariffari che l’Azienda intende applicare. A partire dal 16 luglio 2020.

Si comincia con l’edizione cartacea, cronache locali, dove lavora la casta più bassa (nella visione Messaggero) dei collaboratori.

Da 900 a 2500 battute, euro 7.

Da 2500 a 3500 battute euro 15.

Oltre le 3500 battute, euro 20.

Sotto le 900 battute, euro zero. Ma, viene precisato: sotto le 900 battute “non sono richiesti contributi”.

Passiamo all’edizione cartacea edizione nazionale.

Da 900 a 2500 battute, euro 13.

Da 2500 a 3500 battute euro 26.

Oltre le 3500 battute euro 39.

Sotto le 900 battute euro zero, ma tali contributi “non sono richiesti”.

Infine, edizione Internet. Riservata ai senza casta, gli “intoccabili”. Qui i compensi diventano ancora più miseri, nonostante tutti dicano che sia lì il futuro.

Allora, un articolo sull’online del Messaggero vale 7 euro.

Se è corredato da video o fotogallery, 9 euro.

A questo punto la lettera ai collaboratori non ha molto altro da dire. Solo questo, per evitare rivendicazioni future: “Al fine di proseguire la collaborazione giornalistica con la nostra testata, è dunque necessario che Lei rilasci il suo consenso all’applicazione dei nuovi tariffari, sopra riportati, tramite l’area inviomateriali.cedsdigital.it da Lei già utilizzata per l’invio dei pezzi per l’edizione cartacea.

Tale consenso sarà richiesto all’interno del suo profilo a partire dal giorno 19/06/2020”. Quattro giorni di tempo per consentire. Poi, ringraziamenti e saluti cordiali. Nessuno ha avuto il coraggio di mettere un nome sotto questo testo. Soltanto “Il Messaggero spa”.

 

 

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